Nel dibattito sul possibile successore di papa Francesco durante il conclave del 2025, il cardinale Gerhard Ludwig Müller emerge come un candidato di rilievo. Teologo di spicco con una lunga esperienza nella Chiesa, Müller non ama essere etichettato come “conservatore”, preferendo definirsi semplicemente “cattolico“. Il suo percorso riflette una presenza autorevole, con tratti di decisione e pragmatismo che lo rendono un personaggio centrale nelle discussioni ecclesiastiche di oggi.
Il ruolo episcopale e gli incarichi a roma
Nel 2002 papa Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Ratisbona, una diocesi con una storia particolare, dato che era stata guidata in passato da joseph ratzinger, prima di diventare papa Benedetto xvi. Il 24 novembre dello stesso anno Müller ha ricevuto la consacrazione episcopale dal cardinale Friedrich Wetter, con la partecipazione di importanti figure come Karl Lehmann e Vinzenz Guggenberger.
Durante il suo episcopato ha lavorato allo sviluppo della diocesi, consolidando la sua figura riconosciuta a livello internazionale. Nel 2012 papa Benedetto xvi lo ha chiamato a Roma come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede , un ruolo di grande responsabilità e prestigio all’interno della Santa Sede. Da allora ha guidato anche la Pontificia Commissione Biblica, la Commissione Teologica Internazionale e la Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Il pontificato di papa Francesco lo ha visto cardinale diacono dal 2014, ma nel 2017 Francesco non ha rinnovato il suo mandato da prefetto.
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Uscito dalla leadership della Cdf, Müller ha mantenuto un profilo pubblico rilevante, proseguendo con la pubblicazione di testi teologici in più lingue e intensificando la sua presenza in ambito apostolico a livello mondiale, continuando a far sentire la sua voce nel dibattito ecclesiale.
La formazione e la carriera accademica di gerhard ludwig müller
Gerhard Ludwig Müller è nato il 31 dicembre 1947 a Finthen, nella periferia di Magonza, Germania. La sua educazione è profondamente radicata in un ambiente cattolico: il padre lavorava nel settore automobilistico, la madre era casalinga. Dopo aver frequentato il liceo vescovile Willigis a Magonza, Müller si è dedicato allo studio della filosofia e della teologia in alcune tra le più prestigiose città tedesche, come Magonza, Monaco di Baviera e Friburgo in Brisgovia. Nel 1977 ha ottenuto il dottorato in teologia con una tesi significativa sul teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, indagando il suo ruolo nella teologia sacramentale ecumenica sotto la guida di Karl Lehmann.
L’ordinazione sacerdotale arrivò nel febbraio del 1978, per mano del cardinale Hermann Volk, nella diocesi di Magonza. Müller ha iniziato il servizio pastorale lavorando in diverse parrocchie, accanto all’insegnamento della religione in alcuni licei, tra cui quelli di Büdingen e Nidda. Nel 1985 ha sostenuto l’abilitazione all’insegnamento universitario a Friburgo in Brisgovia, una tappa fondamentale per la sua carriera accademica e teologica. Questo periodo ha consolidato la sua preparazione dottrinale e lo ha portato a muoversi verso incarichi di maggiore peso nella Chiesa.
Teologia, posizioni e controversie legate a müller
Müller è visto come un leader dalla personalità forte, deciso e pragmatico. Non aderisce all’etichetta di “conservatore” ma si identifica come cattolico in senso stretto. Formatosi sotto la guida di teologi progressisti come Lehmann, il suo percorso ha attraversato momenti di scontro all’interno della Chiesa, mantenendo comunque posizioni teologiche ortodosse. Nel suo lavoro, ha dato spazio tanto alla dottrina quanto alla pastorale, valorizzando anche diverse forme di devozione eucaristica.
L’inizio della crisi degli abusi nella Chiesa lo ha messo di fronte a difficoltà nel trovare una linea chiara, ma successivamente Müller ha assunto atteggiamenti più netti verso gruppi dissidenti, soprattutto nella diocesi di Ratisbona. Nel 2024 sono emerse alcune contestazioni riguardo alla gestione finanziaria durante il periodo della sua prefettura, ma lui ha sempre smentito fermamente ogni accusa.
Alcune sue posizioni, in particolare quelle sull’Eucaristia e sulla verginità perpetua di Maria, hanno suscitato dibattiti. Müller ha mostrato interesse per la teologia della liberazione, cercando di distanziarla dagli aspetti marxisti, ma resta un tradizionalista su temi come il diaconato femminile e il celibato sacerdotale. Ha dato segni di apertura in passato su eccezioni, ma non ha mai cambiato la sua posizione principale. Pur sostenendo il Concilio Vaticano II, si è opposto con fermezza alla Fraternità San Pio X. Negli ultimi anni si è però avvicinato al mondo della Tradizione e ha criticato aspramente il Sinodo sulla sinodalità, il Cammino sinodale tedesco e altre iniziative che ritiene distanti dalla dottrina cattolica.
Le restrizioni imposte alla Messa tradizionale in latino hanno sollevato molte sue critiche, confermando il suo orientamento a difesa della liturgia classica e delle pratiche storiche della Chiesa.
Posizioni politiche e sugli sviluppi attuali nella chiesa
Il cardinale Müller ha mostrato una netta opposizione al globalismo e all’Agenda 2030, denunciando l’influenza delle “élite potenti” che spingono questa agenda. Pur evitando attacchi diretti a papa Francesco, ha espresso forti riserve sul suo pontificato, attribuendo molte delle difficoltà alle persone che compongono il suo entourage. Müller ha definito il papa “colpevole di eresia materiale, ma non formale”, una distinzione importante che segnala critica ma non separazione.
Nel 2023 aveva pubblicamente sostenuto i cinque cardinali autori dei cosiddetti “dubia” a papa Francesco, sostenendo che ricordare al pontefice la responsabilità di custodire la Chiesa nella dottrina è un dovere. Il suo appoggio a figure come robert sarah, raymond burke, joseph zen ze-kiun, juan sandoval e walter brandmüller ha attirato attenzione in Vaticano.
Müller ha sottolineato come oggi si possa arrivare a posizioni eretiche senza che questo comprometta la carriera ecclesiastica, criticando la tendenza dei vescovi a seguire ciecamente il papa, denunciando quella che chiama “neopapismo”.
Riguardo al ruolo del papato, sostiene che i cattolici dovrebbero opporsi alla caricatura dei papi fatta dai protestanti nel XVI secolo e da chi sfrutta l’autorità papale per motivi diversi, come l’interesse verso il Nuovo Ordine Mondiale.
Il cardinale afferma di aver difeso la dottrina cattolica e di aver sempre agito in coscienza come vescovo e cardinale. Conclude che è contento che altri svolgano ruoli complementari nel ricordare al papa la responsabilità che Dio ha affidato al suo ufficio.
Un profilo che, con le sue posizioni schiette e il suo lungo percorso, rimane un punto di riferimento nelle discussioni che anticipano il prossimo conclave di Roma.