L’episodio di furto alla prasco di leini, azienda torinese leader nella distribuzione di ricambi per carrozzeria, ha scosso il tessuto economico locale. Un gruppo di dipendenti esterni ha agito di nascosto approfittando del ruolo di un caposquadra notturno per sottrarre materiali di valore destinati al mercato nero. Le indagini delle forze dell’ordine hanno svelato un meccanismo di furto organizzato, che ha provocato una rottura interna e una reazione decisa da parte dell’azienda.
I dettagli del furto interno al magazzino
La prasco occupa una posizione di rilievo nel settore aftermarket, con oltre 70 milioni di euro di ricavi annuali e un magazzino di 70 mila metri quadrati a leini, in provincia di torino. Proprio in questo spazio si è consumato il furto, condotto da una ventina di lavoratori di una cooperativa esterna. Durante le ore notturne, in cui l’attività appariva ferma, questi soggetti prendevano piccoli componenti ma di alto valore commerciale.
Questi pezzi venivano nascosti in sacchi neri messi volutamente a somigliare a rifiuti, per poi essere caricati su automobili in modo da eludere controlli. Va sottolineato che l’operazione non era improvvisata: il caposquadra notturno, fiduciario con accesso libero all’intera struttura, gestiva con mano sicura i movimenti, facendosi da garante e volto della banda. La sua posizione gli permetteva di agire senza destare subito sospetti tra gli altri dipendenti.
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La scoperta dei furti e l’intervento iniziale
I furti sono emersi gradualmente, dopo che l’amministratrice delegata Cristina D’Amato ha notato discordanze crescenti nelle giacenze indicate nei registri. Questi ammanchi superavano ogni possibilità di errore telefonico o contabile. In risposta, l’azienda ha aumentato la sorveglianza con dispositivi di videosorveglianza aggiuntivi e ha avviato indagini discrete, fino a coinvolgere i carabinieri della stazione di leini per una verifica approfondita.
L’intervento delle forze dell’ordine e le perquisizioni
Le forze dell’ordine hanno seguito una strategia di monitoraggio notturno e appostamenti mirati per smascherare i responsabili. Le immagini raccolte dalle nuove telecamere hanno ripreso in dettaglio numerosi episodi di sottrazione sistematica dei pezzi dal magazzino. Il quadro investigativo è diventato più chiaro con la perquisizione domiciliare effettuata a casa del caposquadra.
Qui sono stati recuperati ricambi originali mancanti per un valore di circa 7 mila euro, restituiti all’azienda da subito. Il rinvenimento ha confermato non soltanto la responsabilità diretta ma anche la portata del furto. Il lavoro degli investigatori si concentra ora sul recupero di altri materiali e sull’individuazione dei canali utilizzati per smerciare la merce rubata.
La ricettazione nei circuiti illegali
La ricettazione costituisce un filone di indagine cruciale: gli inquirenti cercano di mappare clienti e eventuali complici esterni, considerando il valore commerciale dei ricambi originali sottratti. Questi pezzi, piccoli ma pregiati, trovano richiesta nelle officine che operano senza autorizzazione o in circuiti illegali, generando un giro d’affari parallelo che rischia di compromettere la sicurezza e la trasparenza nel mercato automotive.
Le reazioni dell’azienda e gli sviluppi futuri
Alla scoperta dei furti, la prasco ha immediatamente interrotto il rapporto con la cooperativa coinvolta e ha attuato un cambio radicale nelle misure di sicurezza interne. Cristina D’Amato ha voluto manifestare un messaggio di determinazione, sottolineando il legame profondo della compagnia con il territorio e il suo ruolo economico. Fondata nel 1989, la prasco rimane uno dei punti di riferimento europei nella distribuzione di componenti aftermarket.
Nonostante il danno subito, l’azienda continua le sue attività e afferma di aver tratto insegnamenti dalle vicende recenti, guardando al futuro con attenzione. Il rafforzamento della vigilanza e la collaborazione con le forze dell’ordine sono passi concreti per evitare simili episodi.
Accertamenti e inchiesta in corso
Intanto, gli accertamenti proseguono con l’obiettivo di comprendere a fondo il sistema illecito che ha consentito la diffusione dei ricambi rubati. La procura ha aperto un’inchiesta volta a individuare tutti i soggetti coinvolti nel circuito. Mentre si rincorrono le domande sul valore effettivo e gli sbocchi della merce, si prospetta un lavoro articolato per ricostruire la filiera e tutelare l’integrità dell’azienda.