La relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi, francesca albanese, ha espresso critiche forti sulle recenti sanzioni imposte dagli stati uniti nei suoi confronti. Queste misure sono state motivate dalla sua collaborazione con la Corte penale internazionale , ma albanese rigetta l’accusa che tale attività possa configurarsi come terrorismo. Il caso mette in luce tensioni diplomatiche e giuridiche tra diverse istituzioni globali e Stati sovrani.
Le sanzioni degli stati uniti e le accuse contro francesca albanese
Il 2025 ha visto un’escalation tra washington e francesca albanese, relatrice Onu per i territori palestinesi, oggi sotto pressione per il suo lavoro con la Cpi. Il segretario di stato americano, marco rubio, ha annunciato sanzioni formali contro di lei. La motivazione ufficiale fa riferimento alle indagini, arresti e processi di cittadini statunitensi o israeliani promossi attraverso la corte di roma, da cui la Cpi trae la sua autorità.
Dichiarazioni di marco rubio
Rubio ha sottolineato che né gli Usa né israele sono parti firmatarie dello statuto di roma, alleanza internazionale che istituisce la corte. Per washington, dunque, ogni azione che coinvolga la Cpi su questi due Stati è una violazione della sovranità nazionale. Le accuse contro albanese si sono spinte fino a definirla antisemita e sostenitrice del terrorismo, oltre a criticarla per il disprezzo verso gli Stati Uniti, israele e l’occidente in generale. Queste dichiarazioni riflettono un clima politico teso, dove la giurisdizione internazionale e gli interessi nazionali s’intrecciano in modo controverso.
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La difesa di francesca albanese e le critiche alla linea di israele e dell’occidente
Francesca albanese ha risposto in maniera netta, negando ogni legame tra la sua collaborazione con la corte penale e qualsiasi forma di terrorismo. In un’intervista a W Radio, ha affermato che lavorare con un tribunale internazionale non deve e non può essere interpretato come sostegno a crimini o atti terroristici. Al centro della sua critica c’è un riferimento esplicito al primo ministro israeliano, benjamin netanyahu, che secondo albanese gode di onori nonostante il mandato di arresto della Cpi per crimini di guerra e contro l’umanità.
Contraddizioni nella politica internazionale
Albanese pone questo dettaglio come una contraddizione evidente, rimarcando come la politica internazionale e le azioni degli Stati spesso non riflettano principi di giustizia. Il richiamo alla Corte penale internazionale sottolinea un conflitto tra diritto globale e realpolitik, con israele e stati uniti che rifiutano la giurisdizione mentre continuano a ricevere sostegno diplomatico e militare dall’occidente.
I rapporti tra europa, italia e israele nella vicenda del conflitto palestinese
Durante la conferenza di emergenza su Gaza, tenutasi a bogotà, francesca albanese ha affrontato il ruolo degli stati europei nel contesto israelo-palestinese. Tra gli esempi citati, l’italia, suo paese di origine, è indicata tra i sostenitori politici e militari di israele. Albanese ha menzionato i flussi di armi e accordi commerciali che continuano a mantenere saldo il rapporto tra i paesi occidentali e israele.
Accordi europei e impatto economico
In particolare, la relatrice speciale ha evidenziato come l’Unione europea abbia recentemente confermato un accordo di associazione commerciale con israele. Tale accordo rende l’Europa il principale partner economico di israele, rapporto che non si era mai visto in precedenza con questa intensità. Queste dinamiche economiche, secondo albanese, mossano le scelte politiche e condizionano la posizione dell’occidente nel conflitto. Il tema rimane caldo e suscita reazioni forti da più parti, con un effetto diretto sulle modalità di intervento e di mediazione internazionale.