Un biglietto scritto a mano, dimenticato per più di cinquant’anni in una scatola, ha riportato alla luce una vicenda che collega l’Inghilterra e Pompei. La nota, semplice e diretta, raccontava di merci sottratte illegalmente al sito archeologico. A ritrovare il messaggio e i reperti è stato Paul, pronipote di chi originariamente prese quei pezzi, nella soffitta della sua casa di Manchester. Spinto dal senso di responsabilità, ha contattato il Parco Archeologico di Pompei e organizzato la restituzione, con un gesto che ha attirato l’attenzione dei media e degli appassionati di storia.
Il ritrovamento dei reperti e la decisione di restituirli
Paul, vive a Bolton vicino a Manchester. Nel suo solaio ha trovato una scatola di legno polverosa, dentro c’erano cinque frammenti di intonaco e un biglietto scritto a mano. Quel foglio raccontava che quei pezzi erano stati sottratti illegalmente dal sito archeologico di Pompei, e che a farlo era stato suo zio, un uomo soprannominato Bob. Non a caso, il biglietto risaliva probabilmente agli anni Settanta.
Davanti a quella scoperta, Paul ha prima riflettuto su cosa fare. Non si trattava solo di pezzi di intonaco ma di frammenti di storia, rubati e conservati per decenni lontano dal luogo d’origine. Ha deciso così di mettersi in contatto con il Parco Archeologico di Pompei per comunicare la sua intenzione di restituire i reperti. La comunicazione si è svolta tramite una telefonata con l’archeologa Sophie Hay, che ha accolto la notizia con interesse.
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Nei primi giorni di luglio, i reperti sono tornati in Italia grazie a un pacco inviato direttamente da Manchester. Il Parco Archeologico ha ringraziato pubblicamente Paul attraverso la pagina Facebook ufficiale, evidenziando il valore simbolico e concreto di quel gesto, ancor più rilevante poiché arrivato spontaneamente e dopo tanto tempo.
Una vicenda che fa parte di una storia più ampia: la maledizione di pompei
La restituzione avvenuta non fa che ricordare altri casi simili legati al Parco Archeologico di Pompei. La “maledizione di Pompei” non è solo una leggenda popolare, ma una credenza che ha toccato un certo numero di persone che, dopo aver sottratto illegalmente reperti dal sito, hanno scelto di riconsegnarli. Dietro questa convinzione c’è la paura di sfortuna o punizioni che chi si appropria indebitamente di quei pezzi storici dovrebbe sopportare.
Negli anni Novanta, ad esempio, il giornalista Antonio Irlando ricevette una lettera da un mittente spagnolo, che nel testo confessava di aver deciso di far tornare alcune tessere di mosaico. Il motivo? Sofferenze legate alla “malasuerte”, un’espressione che indicava la cattiva sorte insopportabile da affrontare senza espiare.
Anche nel 2020 si è registrato un caso simile, stavolta con una donna canadese che ha restituito reperti trafugati nel 2005 durante un viaggio. Nel suo biglietto spiegava di aver subito gravi problemi di salute, tra tumori al seno e doppia mastectomia, e difficoltà economiche. Confessava di aver compiuto quel gesto in gioventù senza rendersi conto della portata, quasi come un desiderio di possedere un pezzo di storia che non si può pagare.
Il valore storico e l’impegno nella tutela di pompei
Pompei rappresenta una delle testimonianze più antiche e preziose della storia romana. I materiali che provengono dal sito archeologico contribuiscono a conoscere usi, costumi e arte di un’epoca che si è bloccata improvvisamente venti secoli fa. Quando questi pezzi finiscono fuori dal sito, si perde parte del racconto e si rischia di danneggiare la memoria storica.
Gli esperti del Parco Archeologico di Pompei puntano a preservare ogni elemento, anche il più piccolo. Per questo motivo ogni restituzione, seppur tardiva, ha grande rilievo. Il rinvenimento, la conservazione e infine l’invio di quei frammenti da Manchester a Pompei dimostra come il dialogo e la sensibilità verso questi temi possono portare a risultati concreti.
Un gesto che racconta rispetto per la storia
La vicenda dei cinque pezzi d’intonaco non è solo un fatto curioso. È un esempio tangibile di come alcune persone ritrovano il rispetto per la storia, anche se dopo decenni. Il gesto di Paul testimonia che la memoria del passato resta viva, anche grazie a dettagli che sembrano nascosti e dimenticati. Nel frattempo la maledizione di Pompei continua a ricompattare la rete di chi conosce il valore della tutela culturale.