Si è tenuto il 11 febbraio 2025 un flash mob davanti alla Camera dei Deputati a Roma, un’iniziativa fortemente voluta dall’onorevole di Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi. L’evento è avvenuto in concomitanza con l’apertura del processo a Torino riguardo alla tragica morte di Moussa Balde, avvenuta nel CPR del capoluogo piemontese il 23 maggio 2021. Presenti all’evento il fratello di Moussa e la sorella di Ousmane Sylla, un’altra vittima del sistema di detenzione dei migranti, deceduta nel CPR romano di Ponte Galeria lo scorso febbraio.
Le storie di Moussa Balde e Ousmane Sylla
Moussa Balde e Ousmane Sylla rappresentano due volti di una tragedia che ha toccato profondamente la sensibilità dei cittadini italiani. Il flash mob si è concentrato sull’importanza di raccontare le loro storie e di porre l’accento sull’ingiustizia subita da tanti migranti in cerca di un futuro migliore. Queste due giovani vite, spezzate nel fiore degli anni, hanno tracciato un quadro di vulnerabilità e sofferenza in un contesto legislativo che spesso si mostra insensibile ai diritti umani.
Il deputato Grimaldi ha enfatizzato come le narrazioni di questi giovani siano simbolo di un fallimento collettivo. Hanno lasciato i loro paesi per sfuggire a situazioni di grave precarietà , ma una volta giunti in Italia sono stati accolti in strutture di detenzione che negano la loro dignità . Il libro “Gorgo CPR”, presentato durante un’apposita conferenza stampa a Montecitorio, raccoglie questi racconti, evidenziando le ingiustizie e il trattamento disumano riservato ai migranti.
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Non solo il fallimento individuale di Moussa e Ousmane, ma una critica sistemica a un sistema che continua a perpetuare violenze e abusi. La narrazione di Grimaldi mette in luce la cruda realtà di un sistema che chiude gli occhi di fronte ai diritti umani, lasciando questi giovani uomini e donne senza voce e senza protezione.
La denuncia di Marco Grimaldi
Marco Grimaldi ha utilizzato il flash mob come una piattaforma per lanciare un’appassionata denuncia contro ciò che ha definito un’ingiustizia sistematica. “Avere vent’anni e morire di CPR è un fallimento collettivo,” ha affermato, invitando i presenti a non rimanere in silenzio di fronte a tali atrocità . La sua dichiarazione accende un riflettore sulle condizioni disumane all’interno dei Centri di Permanenza per i Rimpatri, dove i migranti sono trattati come criminali, semplicemente per il fatto di non avere un documento valido.
Grimaldi ha fatto riferimento alla situazione in Albania, avvertendo che l’Italia sembra seguire una strada che mira non solo a mantenere ma anche a esportare un modello di gestione della migrazione basato su violenze e detenzioni. In una parte della sua riflessione, ha sottolineato la preoccupante contraddizione di politici e organismi statali: da una parte, si liberano i torturatori, dall’altra si continua a punire chi fugge da contesti drammatici.
Questo flash mob è quindi diventato non solo un momento di ricordo, ma anche un invito all’azione, piuttosto che a una mera condanna verbale. Grimaldi ha sottolineato la necessità di un cambiamento profondo e reale in una società che deve imparare a vedere il valore della vita di ogni individuo, indipendentemente dal suo status giuridico.
L’importanza della mobilitazione civica
L’evento ha raccolto l’attenzione non solo dei politici ma di un ampio pubblico, testimoniando la crescente mobilitazione civica attorno al tema dei diritti dei migranti. La presenza di familiari delle vittime ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento reale nelle politiche di accoglienza e gestione dei flussi migratori. Il flash mob ha funzionato anche come un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica, spesso distratta da altre questioni.
Solidarietà e umanità sono stati i temi ricorrenti durante la manifestazione. A Roma, le voci si sono levate in un coro che ha chiesto rispetto e dignità per tutti. La necessità di affrontare e risolvere le problematiche legate all’immigrazione è diventata un imperativo civico, con l’appello ad una maggiore consapevolezza collettiva. La mobilitazione non è vista come un’attività episodica, ma come un passo fondamentale verso un cambiamento duraturo nella società italiana.
Questa manifestazione ha lanciato un messaggio chiaro: la vita dei migranti è importante e le loro storie meritano di essere ascoltate e rispettate. In un momento in cui la vita di ogni persona sembra sempre più sottomessa a logiche di controllo e repressione, il flash mob a Roma si è trasformato in un simbolo di resistenza e richiamo alla giustizia. Le storie di Moussa e Ousmane continueranno a vivere, invitando alla riflessione sulle politiche attuali e sulle scelte future della società italiana.