Europei temono un possibile conflitto mondiale entro dieci anni, con russia sotto accusa

Europei temono un possibile conflitto mondiale entro dieci anni, con russia sotto accusa

Un sondaggio YouGov in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Spagna e Stati Uniti rivela timori diffusi di una terza guerra mondiale causata dalla Russia, con preoccupazioni su armi nucleari e fiducia militare variabile.
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Un sondaggio YouGov in cinque Paesi europei e negli USA rileva un crescente timore di una terza guerra mondiale entro dieci anni, con la Russia vista come principale minaccia, mentre aumenta la preoccupazione per l'uso di armi nucleari e le capacità difensive nazionali. - Gaeta.it

Un recente sondaggio condotto da YouGov in cinque Paesi europei – Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna – ha rilevato un crescente timore dell’arrivo di una terza guerra mondiale entro un decennio. Gli intervistati indicano la Russia come il principale fattore di rischio per un conflitto devastante. Questa percezione emerge proprio mentre si celebra l’80esimo anniversario del Giorno della Vittoria in Europa, momento di riflessioni sulle conseguenze della Seconda guerra mondiale e le minacce attuali alla pace.

La percezione di un conflitto imminente in europa e negli stati uniti

Tra il 41% e il 55% degli europei nei cinque Paesi citati ritiene che una guerra su scala mondiale possa scoppiare nei prossimi cinque o dieci anni. Questo dato si affianca a un 45% di americani che condivide questo timore. La zona maggiormente coinvolta nel sondaggio riflette una tensione palpabile, con la paura che una terza guerra possa nascere dalle attuali tensioni geopolitiche, in particolare legate alla Russia.

Memoria storica e insegnamenti dalla seconda guerra mondiale

Questa sensazione non si limita a una semplice preoccupazione astratta: si traduce in un’attesa concreta di eventi gravi. Tutti i soggetti del sondaggio riconoscono che le ferite aperte e le vicende storiche della Seconda guerra mondiale restano elementi fondamentali da studiare e tenere presenti per evitarne la ripetizione. La memoria dell’orrore sopravvissuto dall’ultimo conflitto globale deve essere fonte di insegnamento per le nuove generazioni, ha evidenziato la maggioranza degli intervistati.

Il ricorso alle armi nucleari e le potenziali vittime di un futuro scontro

Uno dei dati più preoccupanti riguarda la consapevolezza sulle conseguenze di un eventuale nuovo grande conflitto. Secondo il sondaggio, tra il 68% e il 76% dei partecipanti ritiene inevitabile un uso massiccio di armi nucleari, scenario che fa tornare alla mente il rischio di distruzioni senza precedenti.

Il numero stimato di vittime sarebbe superiore a quello registrato tra il 1939 e il 1945. Dal 57% al 73% degli intervistati afferma che una nuova guerra causerebbe perdite di vite umane peggiori rispetto alla Seconda guerra mondiale, mentre tra il 25% e il 44% arriva a prevedere che la maggior parte della popolazione mondiale potrebbe essere spazzata via dall’evento bellico. Una cifra che certifica il senso di minaccia percepito in larga parte dell’opinione pubblica occidentale.

La fiducia nelle forze armate e il coinvolgimento nazionale nel possibile conflitto

Sempre nello stesso sondaggio emerge un quadro variegato sulla fiducia nelle proprie capacità difensive. In Italia, il 66% teme un coinvolgimento nazionale in un conflitto mondiale, mentre nel Regno Unito la percentuale sale all’89%. A fronte di queste aspettative, solo una minoranza crede nella capacità delle proprie forze armate di garantire la difesa del paese. In Italia la fiducia è limitata, con solo il 16% convinto della preparazione nazionale, percentuale che cresce al 44% in Francia.

Gli Stati Uniti presentano un quadro opposto: il 71% degli americani dichiara piena fiducia nell’esercito statunitense, riflettendo una percezione diversa della propria forza militare. Questo dato suggerisce nette diversità di opinione sulla prontezza e capacità militare fra Europa e America.

Il ruolo degli attori internazionali nella pace post-seconda guerra mondiale

Quando gli intervistati sono stati chiamati a indicare chi abbia contribuito maggiormente a mantenere la pace dopo la Seconda guerra mondiale, la maggioranza ha attribuito il merito alla Nato. Tra il 52% e il 66% nei vari Paesi presenti nel sondaggio ha ritenuto la Nato il principale attore pacificatore, mentre un ampio gruppo ha evidenziato anche il ruolo delle Nazioni Unite: almeno il 44% fino al 60% ha riconosciuto al Palazzo di Vetro un contributo importante.

Tra gli intervistati, un segmento compreso tra il 45% e il 56% identifica nell’Unione europea un presidio importante per la pace, sottolineando come la sua nascita avesse anche lo scopo di evitare oscillazioni belliche nel continente. L’Unione europea quindi resta vista come un elemento di stabilità anche se non sempre percepita come fornisce piena sicurezza a fronte delle attuali tensioni geopolitiche.

Russia come causa principale del rischio di guerra secondo gli europei e gli americani

Il sondaggio indica che la minaccia percepita più allarmante è rappresentata dalla Russia. Tra il 72% e l’82% degli europei occidentali coinvolti nel sondaggio segnala Mosca come causa più probabile di un conflitto su vasta scala. Anche il 69% degli americani condivide questa visione. Seguono, ma con percentuali inferiori, il terrorismo islamico e altre cause potenzialmente destabilizzanti.

Questi dati fotografano un diffuso sentimento di rischio legato soprattutto alla politica estera russa e alle sue azioni negli ultimi anni. Le tensioni internazionali provocate dal Cremlino vengono viste come il principale pericolo per la stabilità mondiale, alimentando timori reali sulla prossima decade.

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