Nel febbraio del 2017 un episodio che ha coinvolto un dipendente della ex Sevel ha acceso un dibattito acceso sulle condizioni di lavoro e sul rispetto della dignità personale. Quel lavoratore si trovò nella condizione di non poter usare i servizi igienici durante il turno, al punto da bagnarsi addosso senza ricevere sostituzione al suo posto né poter utilizzare gli spogliatoi per cambiarsi. La vicenda, denunciata dall’Unione Sindacale di Base della Federazione Abruzzo e Molise, si è conclusa solo nel maggio 2025 con una sentenza della Corte Suprema di Cassazione che ha respinto il ricorso di Stellantis e riconosciuto la responsabilità dell’azienda.
I fatti che hanno scatenato la controversia sul luogo di lavoro
La vicenda data febbraio 2017, quando un lavoratore nello stabilimento ex Sevel, poi confluita in Stellantis, si è visto negare l’accesso ai servizi igienici durante il proprio turno. In queste condizioni ha avuto un incidente involontario, senza che la sua postazione lavorativa venisse sostituita o che potesse andare a cambiarsi negli spogliatoi. La situazione ha creato un danno evidente alla sua dignità personale, elemento riconosciuto subito da USB che ha denunciato pubblicamente l’accaduto.
Il sindacato ha immediatamente dichiarato uno sciopero e messo a disposizione del lavoratore assistenza legale. Il caso ha avuto forte risonanza mediatica, coinvolgendo anche le autorità giudiziarie nelle sedi competenti. Si è trattato di un episodio che ha posto una questione delicata: il diritto del lavoratore a condizioni minime di rispetto e umanità nel luogo di lavoro. Nessuna procedura è stata evitata, e il lavoratore ha scelto di portare il caso fino alle più alte corti italiane.
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Un lungo iter giudiziario
Il caso ha attraversato più gradi di giudizio, partendo da Lanciano, dove il tribunale ha riconosciuto la lesione della dignità personale inflitta dall’azienda. La Corte d’Appello de L’Aquila ha confermato quella decisione, consolidando la responsabilità di Stellantis per le condizioni inaccettabili agli occhi della legge e della normativa sul lavoro. Si è fatto largo il riferimento all’articolo 2087 del codice civile, che impone al datore di lavoro l’obbligo di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Nel maggio 2025 la Corte Suprema di Cassazione ha pubblicato la sentenza definitiva rigettando il ricorso di Stellantis e confermando che l’azienda ha violato i doveri verso il lavoratore. La decisione ha stabilito che tale violazione è avvenuta in un contesto strettamente legato all’ambiente lavorativo, una circostanza che rende inaccettabile la condotta aziendale. Inoltre, la cassazione ha imposto a Stellantis il pagamento delle spese di lite e ha disposto la tutela della privacy del lavoratore nel caso in cui l’ordinanza venisse diffusa, secondo le norme del D.lgs. 196 del 2003.
La reazione del sindacato e il ricordo del coordinatore usb
L’Unione Sindacale di Base ha espresso soddisfazione per l’esito della vicenda che ha restituito parte della dignità calpestata al lavoratore. Il sindacato ha ricordato il coraggio di chi ha presentato ricorso e ha voluto mettere in guardia dal ripetersi di simili episodi in futuro. Questa vicenda è diventata un punto di riferimento per la tutela dei lavoratori coinvolti in situazioni analoghe.
Il ricordo del compianto Fabio Cocco, coordinatore USB Lavoro Privato Abruzzo al momento dell’accaduto, ha un ruolo centrale nella narrazione. Cocco aveva denunciato pubblicamente il caso e sostenuto il lavoratore durante tutto il procedimento. Anche lui, assieme al lavoratore, era stato coinvolto in un procedimento per diffamazione aggravata legato a quelle denunce, ma il procedimento si è chiuso con archiviazione nel 2020. Questa storia segna un capitolo importante per USB e per la difesa dei diritti dei lavoratori.
Il ruolo dell’avvocato e le prospettive future
Un ringraziamento particolare va all’avvocato Diego Bracciale del foro di Chieti. Il legale ha seguito il caso con attenzione e determinazione, assicurando al lavoratore una difesa precisa e puntuale. Bracciale ha contribuito a raggiungere quel risultato che riconosce la violazione dei diritti sul luogo di lavoro e sancisce una presa di posizione netta contro comportamenti lesivi.
Da questo caso emerge la necessità di garantire spazi di lavoro più rispettosi, in cui il diritto al rispetto personale non venga mai ignorato. Le sentenze riconoscono che condizioni umane e servizi adeguati sono elementi fondamentali e che ogni lavoratore può rivendicare la propria dignità in ogni momento, senza rischiare conseguenze negative o rimproveri. Lo stabilimento ex Sevel si trova dunque di fronte a una condanna che servirà da esempio per prevenire futuri episodi.