Il diffondersi del virus respiratorio sinciziale continua a preoccupare in modo crescente le strutture sanitarie del Lazio. I reparti pediatrici stanno affrontando un aumento dei ricoveri, con bambini, in particolare neonati, che necessitano di cure urgenti a causa della bronchiolite. Questa condizione può causare serie complicanze respiratorie, rendendo il contesto attuale una vera e propria emergenza.
Aumento dei ricoveri per bronchiolite nei reparti pediatrici
Negli ospedali del Lazio, la situazione è critica, con un costante afflusso di neonati e bambini affetti da bronchiolite causata dal virus respiratorio sinciziale. Recenti report indicano che all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, erano presenti 32 bambini ricoverati, di cui quattro in terapia intensiva. Al San Camillo, l’assistenza in corsia ha riguardato almeno tre piccoli pazienti, mentre al Policlinico Gemelli vi sono attualmente quattro bambini in Pediatria e altri due in Rianimazione.
In particolare, nelle ultime due settimane, i centri sanitari hanno gestito circa novanta casi riconducibili alla bronchiolite. Gli esperti segnalano che ben uno su sei di questi pazienti ha dovuto ricevere cure intensive, un fatto che sottolinea la gravità della situazione. I genitori, visibilmente preoccupati, riempiono l’ospedale e attendono ansiosamente notizie sui propri figli, ben consapevoli delle complicazioni associate a questa malattia virale.
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Ritardi nella campagna di immunizzazione e conseguenze per i più piccoli
La situazione potrebbe essere stata prevenuta, secondo alcuni esperti, se la campagna di immunizzazione con l’anticorpo monoclonale fosse partita in tempo. Purtroppo, le lungaggini burocratiche del Ministero della Salute hanno messo a dura prova la lotta contro il virus. Francesco Cognetti, coordinatore del Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani, ha confermato la mancanza di dosi sufficienti disponibili per coprire i nuovi nati, tra cui circa 20-25mila attesi tra aprile 2024 e marzo 2025, secondo le indicazioni delle società scientifiche.
Fino a questo momento, le somministrazioni sono rimaste indietro, accumulando un ritardo preoccupante. A partire dal mese di ottobre, data prevista per l’avvio della campagna in tutta Italia, i numeri restano insufficienti. Le ultime statistiche regionali segnalano circa 700 dosi somministrate, di cui 600 fornite dai centri vaccinali e dai pediatri, mentre solo diecimila delle tremila acquistate sono state disponibili.
Nella lotta contro il virus, necessità di misure urgenti
Nonostante il presidente della Regione, Francesco Rocca, abbia minimizzato la situazione, affermando che i casi critici sono simili a quelli degli anni precedenti, Cognetti contesta questa analisi. Nel corso dell’anno passato, infatti, non erano disponibili né l’anticorpo monoclonale per i bimbi né il vaccino per le donne in gravidanza, il che avrebbe dovuto servire da campanello d’allarme.
Altre regioni hanno già proceduto con successo e hanno somministrato le prime dosi di vaccino a ottobre, mentre il Lazio si trova ora a dover affrontare una crisi senza aver avuto a disposizione le terapie necessarie. La richiesta di correre ai ripari è pressante: è fondamentale accelerare l’approvvigionamento dei vaccini e dell’anticorpo per proteggere i più vulnerabili, cioè i bambini. L’attuale situazione evidenzia la necessità di una risposta coordinata, mentre il rimpallo di responsabilità tra Regione e Ministero non contribuisce a risolvere il problema. Urge mettere in atto misure concrete per fronteggiare questa emergenza e tutelare la salute dei più piccoli.