Le elezioni legislative in Portogallo del 2025 hanno attirato l’attenzione per i risultati emersi dagli exit poll realizzati dall’università cattolica di lisbona. Questi dati anticipano una possibile conferma di governo da parte della coalizione di centrodestra al potere, mentre si registra una partecipazione al voto inferiore rispetto al passato. La situazione ha anche visto proteste per i problemi legati al voto per corrispondenza all’estero.
L’alleanza democratica guida le preferenze con un margine consistente
Secondo le proiezioni presentate dall’università cattolica di lisbona, l’alleanza democratica, coalizione che governa attualmente, raccoglierebbe tra il 29% e il 34% delle preferenze. Questo dato la pone in una posizione di netto vantaggio rispetto agli altri partiti. La coalizione di centrodestra ha mantenuto negli anni una base elettorale solida grazie alle politiche adottate e al lavoro sul territorio.
L’ampia forchetta di voto indica comunque un certo margine di incertezza, ma nessun altro soggetto politico sembra avvicinarsi a questa percentuale. L’alleanza, composta da diverse forze che condividono una visione conservatrice ed economica più liberal, ha puntato sulle riforme economiche e sulla stabilità per convincere gli elettori. I risultati parziali confermano un consenso diffuso soprattutto nelle regioni centrali e settentrionali del paese.
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Il partito socialista e le forze minori in un quadro frammentato
Il partito socialista si piazza al secondo posto con percentuali comprese tra il 21% e il 34%, un risultato che lo lascia in corsa ma distanziato dall’alleanza democratica. Le proiezioni denotano una variabilità più ampia rispetto alla coalizione di centrodestra, segno di un elettorato diviso o indeciso soprattutto nelle aree urbane.
Dietro ai principali contendenti si presentano altri partiti con percentuali più contenute ma non trascurabili. Chega, rappresentante della destra più radicale, si attesta tra il 20% e il 24%, confermando una crescita costante negli ultimi anni. L’iniziativa liberale si aggira tra il 4% e il 7%, mentre Livre, partito ambientalista e progressista, ottiene tra il 3% e il 6%.
I partiti storicamente legati alla sinistra più tradizionale, come il partito comunista e il blocco di sinistra, raccolgono rispettivamente il 2%-4% e l’1%-3%. Questi risultati riflettono un panorama politico segmentato, con diverse anime che cercano spazio in un sistema elettorale sempre più articolato.
Il voto dall’estero tra proteste e incertezze
Le proiezioni diffuse fino a ora non includono i voti espressi dai portoghesi residenti fuori dal paese, che sono oltre un milione e mezzo. Questi elettori hanno lamentato ritardi e difficoltà nelle procedure di voto per corrispondenza, specialmente negli ultimi giorni della tornata elettorale.
Le proteste sono nate principalmente dalla scarsità di informazioni e dai tempi lunghi per ricevere e spedire il materiale elettorale, elementi che hanno messo a rischio la partecipazione di molti. Il problema ha assunto rilievo nazionale, con richieste di interventi urgenti da parte di diverse associazioni e rappresentanti diplomatici.
Temi sensibili e bisogno di interventi
Il voto dall’estero rappresenta una quota significativa, soprattutto perché riguarda soggetti spesso sensibili a temi specifici come l’economia, l’immigrazione e le relazioni internazionali. Le autorità si sono impegnate a migliorare il servizio in vista di future consultazioni, ma resta evidente la necessità di semplificare le modalità di partecipazione.
Tassi di astensione in aumento rispetto alla precedente tornata
Gli exit poll indicano un’astensione che potrebbe raggiungere il 36%-42%, un dato in crescita rispetto al 40,1% registrato l’anno scorso nelle elezioni precedenti. Questo richiamo alla bassa affluenza mette in luce una diffusa distanza tra elettori e politica, in un momento in cui la partecipazione avrebbe potuto giocare un ruolo determinante.
Le cause di questo fenomeno risultano molteplici: disillusione verso le forze politiche, difficoltà logistiche, e la crescente complessità dei temi proposti. Aumenta anche il numero di cittadini che, pur avendo diritto al voto, non riesce o non vuole recarsi alle urne, una tendenza che riflette un malessere sociale e politico.
Le regioni urbane evidenziano percentuali di astensione più elevate, ma anche nelle zone rurali si osserva una notevole difficoltà nel mobilitare gli elettori. I dati suggeriscono, insomma, un quadro in cui molte persone si tengono lontane dalle urne, influenzando il peso reale dei risultati che emergeranno definitivamente nei prossimi giorni.