Educazione alla legalità all’alberghiero di ladispoli con gli interventi della polizia di stato

Educazione alla legalità all’alberghiero di ladispoli con gli interventi della polizia di stato

L’istituto alberghiero di Ladispoli ha ospitato un incontro con la polizia di stato, rappresentata da Alessandro Mollica e Alessia Filacchione, per sensibilizzare gli studenti su legalità, bullismo e uso consapevole del digitale.
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All’istituto alberghiero di Ladispoli la Polizia di Stato ha incontrato gli studenti per promuovere legalità, rispetto delle regole, lotta a bullismo e cyberbullismo, e un uso consapevole del digitale, sensibilizzando sui valori civici e la responsabilità personale. - Gaeta.it

L’istituto alberghiero di Ladispoli ha ospitato un incontro dedicato all’educazione alla cittadinanza e alla legalità, con la presenza di rappresentanti della polizia di stato. L’evento ha visto protagonisti l’ispettore Alessandro Mollica e l’assistente capo coordinatore tecnico Alessia Filacchione, impegnati nel dialogo con gli studenti per affrontare temi come il rispetto delle leggi, il bullismo e l’uso responsabile del digitale. L’iniziativa si inserisce in un percorso educativo volto a sensibilizzare i giovani su valori fondamentali per la convivenza civile e la responsabilità individuale all’interno della società.

Il ruolo della polizia nelle scuole per promuovere il rispetto delle leggi

Giovedì 15 maggio 2025 all’istituto alberghiero di Ladispoli, la polizia di stato è tornata a incontrare gli studenti per un momento di confronto sul tema della legalità. L’ispettore Alessandro Mollica e l’assistente capo Alessia Filacchione hanno illustrato in modo concreto perché il rispetto delle norme sia un dovere civico ma anche un valore che va coltivato all’interno di ciascuno. Hanno sottolineato come questo concetto non sia soltanto una questione di applicazione delle regole, ma un elemento che contribuisce a costruire una società in cui ognuno si sente responsabile verso gli altri e verso se stesso.

La legalità nelle azioni quotidiane

Gli agenti hanno detto chiaramente che la legalità vive nelle piccole azioni quotidiane, nelle scelte di ognuno. Hanno voluto evidenziare che la persona che segue le regole mantiene intatta la propria dignità e aiuta la collettività a funzionare meglio. L’approccio scelto per parlare con i ragazzi si è basato su episodi reali, tratti da situazioni di vita vera, per rendere più vicini e comprensibili quei principi. Questo metodo ha avuto una buona presa sugli studenti, generando interesse e dibattito.

Bullismo e cyberbullismo raccontati con un caso di cronaca reale

I temi del bullismo e del cyberbullismo hanno avuto un peso centrale durante il dialogo a Ladispoli. La professoressa Rosa Torino, docente di diritto ed economia e referente per i progetti di educazione civica, ha ricordato le tante attività svolte in passato. Ha ringraziato in particolare la polizia di stato per l’efficacia con cui ha saputo affrontare il discorso, partendo da un caso tragico che ha segnato la cronaca italiana negli ultimi anni: la morte di Carolina Picchio, ragazza quattordicenne che nel gennaio 2013 si è tolta la vita dopo essere stata vittima di insulti e attacchi via social network.

Un dramma per sensibilizzare i giovani

Questo episodio ha offerto uno spunto concreto per parlare ai ragazzi di rischi e conseguenze del bullismo online. Gli agenti hanno invitato a riflettere sui danni causati dalla violenza verbale e psicologica, spesso sottovalutata o nascosta dietro uno schermo. Il racconto di un fatto drammatico, ma reale, ha aiutato i giovani ad afferrare l’importanza di affrontare e contrastare comportamenti di prepotenza e molestie in contesti digitali.

Le parole dell’ispettore Mollica e dell’assistente capo Filacchione hanno invitato gli studenti a considerare non soltanto il divieto o la punizione, ma la consapevolezza personale di quanto un gesto scorretto possa ferire chi lo subisce e spingere a conseguenze gravi.

Il rapporto dei giovani con il digitale e i suoi pericoli

Durante l’incontro è emerso un approfondimento sul legame tra giovani e dispositivi elettronici. La dipendenza dal digitale e l’uso eccessivo di smartphone e computer rappresentano un problema attuale. Gli esperti hanno parlato di questi strumenti come armi nelle mani di chi non sempre sa quanto può pesare il loro uso improprio.

L’ispettore Mollica e l’assistente Filacchione hanno ricordato che spesso chi abusa di questi device non comprende i rischi reali, soprattutto in termini di esposizione alla violenza digitale, all’isolamento o a disturbi nella vita sociale. Spesso dietro un click o un messaggio offensivo c’è una mancanza di maturità e una scarsa consapevolezza delle ripercussioni.

Guidare i giovani verso un uso consapevole

La riflessione ha aiutato a mettere in evidenza il bisogno di guidare i giovani verso un rapporto equilibrato con la tecnologia, per evitare che diventi una fonte di danno o di manipolazione. I ragazzi sono stati invitati a pensare a come gestire il tempo passato online e a capire il peso della propria presenza in rete.

Un monito per costruire responsabilità e dignità nelle nuove generazioni

L’incontro a Ladispoli si è svolto in un contesto dove i giovani vivono immersi in stimoli continui e talvolta eccessivi. Gli agenti hanno richiamato l’attenzione sulle azioni gravi che, compiute con leggerezza, hanno effetti disastrosi sulle vittime e sull’intera comunità. Erroneamente spesso si pensa che ciò che avviene online o a scuola non abbia conseguenze profonde, ma le esperienze raccontate hanno mostrato il contrario.

La professoressa Rosa Torino ha ribadito l’urgenza di tenere vivo il discorso sul rispetto delle norme, su quello che significa essere parte di una società e agire responsabilmente. Ha invitato a considerare ogni comportamento deviato come una forma di violenza che si rivolge prima di tutto a chi lo mette in atto, segnalandone un’incapacità di rispettare gli altri e se stessi.

Una domanda per riflettere

Infine, gli agenti hanno proposto agli studenti una domanda semplice, ma efficace per riflettere prima di agire: “come reagirei se lo facessero a me?”. Questo interrogativo rappresenta il punto di partenza per costruire una convivenza civile basata non solo su regole da rispettare, ma su principi umani come la dignità e la civiltà che devono guidare ogni scelta nella vita quotidiana.

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