L’attività illecita di pesca nelle aree marine protette rappresenta un problema serio per la biodiversità e la tutela degli ecosistemi. Il banco di Ischia, zona di particolare pregio naturalistico, è stato teatro di un’operazione contro la pesca di frodo, che ha coinvolto la Guardia Costiera e la polizia di Napoli. I fatti si sono svolti nel pomeriggio del 31 luglio 2025, quando due subacquei sono stati fermati con diverse attrezzature vietate.
Il sequestro delle attrezzature vietate e l’identificazione dei responsabili
La sala operativa della Guardia Costiera di Ischia ha ricevuto una segnalazione che ha indirizzato una motovedetta verso la cosiddetta zona “C” del banco di Ischia, adiacente all’area “A” sottoposta a tutela ambientale integrale. L’intervento si è svolto con rapidità per intercettare un gommone sospetto. A bordo si trovavano due subacquei che nascondevano cinque fucili subacquei, dieci fiocine e un raffio, strumenti vietati per la pesca in quella zona.
Gli agenti hanno proceduto all’identificazione dei due individui, che sono stati denunciati per pesca di frodo. Le attrezzature sono state immediatamente sequestrate e verranno confiscate in seguito al procedimento penale. Il fermo ha impedito la continuazione di un’attività che danneggia l’ambiente marino e viola le normative vigenti.
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L’importanza della tutela del banco di Ischia e la risposta delle autorità
Il banco di Ischia è una delle aree marine più delicate e importanti del golfo di Napoli, protetta per conservare specie marine e habitat fragili. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine riflette l’attenzione dedicata alla salvaguardia di questo ambiente. Antonino Miccio, direttore dell’Area Marina Protetta, ha riconosciuto il valore dell’operazione, sottolineando come azioni di controllo come questa siano cruciali per difendere gli ecosistemi da comportamenti illegali.
“L’azione combatte direttamente chi pratica la pesca di frodo, evitando così la distruzione di specie protette e il deterioramento dell’ambiente.” La presenza di uno “arsenale” di attrezzature vietate conferma la necessità di continui monitoraggi e la collaborazione tra enti che vigilano sulle acque protette. In questo modo, si mantiene l’equilibrio naturale e si garantisce che l’area rimanga fonte di biodiversità e risorse per il futuro.