Don Franco Reverberi accusato di crimini contro l’umanità in Argentina sarà processato in contumacia

Don Franco Reverberi accusato di crimini contro l’umanità in Argentina sarà processato in contumacia

don Franco Reverberi, sacerdote di Parma, è processato in contumacia in Argentina per crimini contro l’umanità durante la dittatura militare; il tribunale di San Rafael procede nonostante il rifiuto di estradizione.
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Don Franco Reverberi, sacerdote parmense, è accusato in Argentina di crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura militare (1976-1983). Il tribunale di San Rafael procede in contumacia dopo il rifiuto di estradizione dall’Italia per motivi di salute. - Gaeta.it

Don Franco Reverberi, sacerdote originario di Parma, è al centro di un procedimento giudiziario avviato in Argentina per presunti crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983. Il Tribunale federale di San Rafael, nella provincia di Mendoza, ha deciso di procedere in contumacia dopo il rifiuto di estradizione europeo motivato da condizioni di salute. Questo sviluppo segna un passo importante nel percorso giudiziario avviato dalle autorità argentine per assicurare alla giustizia chiunque sia ritenuto responsabile di violazioni gravi durante quel periodo.

Il contesto storico e le accuse contro il sacerdote parmense

Durante il periodo della dittatura argentina, il regime militare ha imposto un clima di terrore, con migliaia di persone sottoposte a torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali. Don Franco Reverberi, originario di Sorbolo, provincia di Parma, era cappellano ausiliare dell’VIII Squadra di esplorazione alpina di San Rafael, Mendoza. In quella veste, è accusato di essere coinvolto direttamente in torture e omicidi commessi nell’allora Centro di detenzione clandestina noto come “La Departamental”. Il caso più rilevante riguarda l’omicidio di José Guillermo Berón, un giovane desaparecido del ‘76, le cui torture e sparizione sono documentate da testimonianze raccolte nel corso dei primi processi svolti nel territorio.

Un allontanamento avvenuto nel 2011

Non a caso, Reverberi aveva lasciato l’Argentina nel 2011. Fu proprio durante quel primo processo sui crimini di stato che emersero i nomi e i ruoli di diversi individui coinvolti, incluso Reverberi, su cui cominciarono a concentrarsi indagini e denunce da parte delle associazioni per i diritti umani. Queste organizzazioni sostengono che il sacerdote fosse presente e consapevole delle torture e degli omicidi ai danni dei prigionieri politici durante il regime guidato da Videla. La sua responsabilità viene percepita come diretta e grave per il ruolo svolto tra il personale militare e religioso presente a San Rafael in quegli anni.

La decisione del tribunale di san rafael di procedere in contumacia

Il Tribunale federale di San Rafael ha accolto la richiesta della Procura locale di avviare il processo in contumacia, scegliendo di ignorare l’impedimento nato dalla mancata estradizione. A gennaio 2024, il ministro italiano della giustizia Carlo Nordio aveva bloccato l’estradizione di Reverberi per motivi di salute invalidanti. Nonostante questo, i giudici argentini hanno ritenuto doveroso proseguire con il procedimento senza la sua presenza fisica, per non perdere tempo prezioso nelle indagini.

Rappresentanza legale e comunicazione ufficiale

Si è anche deciso di nominare un legale d’ufficio che possa rappresentare Reverberi durante le udienze, ma gli è stato concessa piena possibilità di designare un difensore di sua scelta in qualunque momento. Questo garantisce il rispetto delle forme processuali anche in assenza del sacerdote. Per assicurare una comunicazione chiara, il tribunale ha chiesto al Vescovado di San Rafael di informare Reverberi attraverso i canali ufficiali, così da permettergli di seguire il processo e partecipare eventualmente in videoconferenza.

Questa scelta rappresenta un tentativo delle autorità argentine di bilanciare il rispetto dei diritti dell’imputato con l’urgenza delle cause contro i responsabili di crimini storici. Procedere in contumacia significa portare avanti un processo cruciale che riguarda questioni di giustizia e memoria, anche quando gli imputati sfuggono personalmente alla giurisdizione locale.

Le motivazioni della procura federale e l’impegno nel processo contro i crimini di stato

Il capo della Procura Federale di San Rafael, Ignacio A. Sabás, insieme a Dante M. Vega, responsabile dell’ufficio di assistenza, hanno chiarito le ragioni che hanno spinto a chiedere la procedura in contumacia. Gli atti attribuiti a Reverberi rientrano nella categoria di crimini contro l’umanità. Tali reati sono imprescrittibili e la loro persecuzione spetta in modo inderogabile allo Stato argentino sulla base del diritto internazionale.

Secondo la Procura, il sacerdote, oggi naturalizzato cittadino italiano, ha scelto di non presentarsi mai davanti alla giustizia argentina, ignorando diverse richieste internazionali di estradizione ed interrogatorio. Questa decisione ha spinto il tribunale a intraprendere un percorso che assicuri il processo anche senza la sua partecipazione diretta. La prosecuzione della causa, dunque, rappresenta un passo decisivo per ricostruire la verità e tentare di far luce su un passato segnato da violenze sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani.

Una vicenda ancora aperta

Questa vicenda, ancora aperta, riecheggia la necessità continua di affrontare la storia attraverso la giustizia. Il caso di don Reverberi mette sotto i riflettori la complessità di processare presunti responsabili esteri, soprattutto quando entrano in gioco questioni sanitarie e barriere legali internazionali. Nel frattempo, le autorità di Mendoza continuano il lavoro per rispondere alle richieste delle vittime e delle associazioni, mantenendo alta l’attenzione su ogni sviluppo di questo procedimento.

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