Dolore cronico in Italia: costi sociali e impatti economici pesanti per i pazienti

Dolore cronico in Italia: costi sociali e impatti economici pesanti per i pazienti

Il dolore cronico in Italia comporta costi annuali di 62 miliardi di euro, influenzando gravemente la vita dei pazienti e il sistema economico, richiedendo interventi urgenti e politiche inclusive.
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Dolore cronico in Italia: costi sociali e impatti economici pesanti per i pazienti - Gaeta.it

In Italia, il dolore cronico moderato-severo ha un impatto economico e sociale enorme, con costi annuali che raggiungono i 6.304 euro per paziente. Le cifre riportate dall’analisi condotta da Censis e Grünenthal rivelano come questa condizione non solo influisca sulla vita dei malati, ma incida direttamente anche sul sistema sanitario e sull’economia del Paese. Le spese dirette e indirette legate a questa patologia hanno effetti che vanno al di là del singolo malato, creando un onere significativo su famiglie e sulle risorse sanitarie.

I costi diretti e indiretti del dolore cronico

Il dolore cronico genera un costo sociale annuale complessivo di circa 62 miliardi di euro in Italia. Di questi, 1.838 euro sono classificati come costi diretti, dei quali solamente 646 euro sono a carico dei pazienti. La maggior parte, circa 1.192 euro, è sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale. I costi indiretti ammontano a 4.466 euro, rivelando come il dolore cronico non solo influisca sulle spese sanitarie, ma coinvolga anche aspetti più ampi come la perdita di produttività lavorativa. Queste cifre dimostrano che il dolore cronico non è solo un problema clinico, ma rappresenta un autentico dramma economico.

Le spese dirette includono farmaci, visite specialistiche e terapie, che diventano onerose per le famiglie. La condizione economica dei pazienti gioca un ruolo cruciale, poiché il 76% delle persone a basso reddito affette da dolore cronico sostiene che le uscite per le cure incidono pesantemente sul bilancio familiare. Anche i redditi medio-bassi non se la cavano meglio, poiché il 70,5% di loro riscontra un impatto significativo. Questa pressione finanziaria si riduce al 60% e al 48% nei redditi medio-alti e alti, mostrando che la problematica del dolore cronico è trasversale e colpisce diverse fasce della popolazione.

Nonostante queste difficoltà economiche, esiste una differenza di genere significativa: le donne sono più colpite rispetto agli uomini nel percepire il peso delle spese per le cure. Anche l’età ha un ruolo, con i giovani e gli adulti a presentare un maggiore onere rispetto agli anziani . Qui, si evidenzia l’importanza di politiche sociali che considerino le peculiarità delle diverse categorie di pazienti.

Le conseguenze professionali del dolore cronico

L’impatto del dolore cronico non si limita alla sfera finanziaria; ha ripercussioni dirette anche sulle attività lavorative. Secondo i dati dell’analisi, il 40,6% delle persone che lavorano ha visto la propria carriera influenzata dal dolore cronico. Le donne che lavorano sono le più penalizzate, con il 46,1% che rivela effetti negativi. Diverse sono le conseguenze delle limitazioni dovute al dolore: il 35,4% degli intervistati ha dovuto usufruire di giorni di malattia; il 30,8% spesso richiede permessi per cure e terapie, mentre il 27,7% ha dovuto assentarsi di più rispetto al passato.

Alcuni affetti devono rivedere la loro posizione lavorativa, con il 25% che ha riscontrato una diminuzione del rendimento e opportunità di carriera, e il 13,3% che ha cambiato mansione a causa del dolore. Le ripercussioni economiche sono tangibili, con un ulteriore 11,8% costretto a ridurre il proprio orario lavorativo. La sensazione di essere percepiti come “scusanti” dai datori di lavoro è avvertita dal 41,3% dei lavoratori, creando un ulteriore peso sulla salute psicologica di chi soffre di questa condizione.

La situazione di chi vive con il dolore cronico è complessa e necessita di attenzione non solo da parte dei medici, ma anche dei datori di lavoro, affinché possano essere messe in atto politiche più inclusive e sostenibili.

Le perdite economiche legate alla malattia

Il dolore cronico non solo genera costi, ma riduce anche i redditi dei lavoratori colpiti. Le stime parlano di una media di contrazione del 17% rispetto agli introiti totali. Le donne, ad esempio, subiscono un calo del 17,5%, mentre per gli uomini il dato è leggermente inferiore, al 16,5%. Anche la differente distribuzione dei redditi ha un impatto significativo: i lavoratori a basso reddito vedono una contrazione che raggiunge il 22,1%, seguiti dal 22% per quelli medio-bassi.

Alcuni gruppi demografici sono più esposti rispetto ad altri. Ad esempio, i giovani mostrano la percentuale più elevata, con il 25% di contrazione dei redditi, mentre per gli adulti il dato scende al 15,4%. Gli anziani registrano solo il 4,2% di riduzione dei redditi. A livello regionale, si notano differenze: il Nord-Ovest riporta un calo del 16,5%, il Nord-Est del 18,1%, il Centro del 15,5% e il Sud-Isole del 17,5%.

Queste informazioni rivelano come il dolore cronico non sia solo una sfida da affrontare nella vita quotidiana, ma un problema sistemico che colpisce l’economia del Paese. È necessario intervenire in modo coordinato per migliorare le condizioni di chi convive con questa malattia.

Le strategie di intervento per affrontare il dolore cronico

Il rapporto Censis-Grünenthal mette in evidenza la necessità di riformare l’approccio al dolore cronico in Italia. Laura Premoli, general manager di Grünenthal Italia, sottolinea come sia urgente il coinvolgimento di diversi attori sociali e istituzionali per affrontare questa problematica. Nei 45 anni di esperienza dell’azienda nel settore, è emerso chiaramente che il dolore cronico è spesso invisibile, portando a una mancanza di riconoscimento e sensibilità.

Premoli fa notare l’importanza di creare politiche condivise che possano integrare le risorse disponibili sul territorio. Questo approccio considera non solo le istituzioni, ma anche le reti di supporto e le associazioni di pazienti e famigliari. Abilitare la diffusione di competenze e conoscenze sui centri di terapia del dolore è fondamentale. Attualmente, molti pazienti ancora non si avvalgono di queste risorse, perdendo opportunità di miglioramento della loro qualità di vita.

Per facilitare l’accesso alle informazioni e ai servizi, Grünenthal ha attivato diverse iniziative, tra cui il supporto alla SIAARTI, che ha introdotto un numero verde dedicato per la presa in carico dei pazienti. Di fondamentale importanza è anche la piattaforma digitale “Dimensione sollievo”, che ha già coinvolto oltre 24mila utenti. Questo spazio virtuale offre informazioni di qualità e opportunità di scambio tra pazienti e caregivers, promuovendo un senso di rete e appartenenza attorno alla problematica del dolore cronico.

L’approccio al dolore cronico richiede un’inversione di rotta, con un’attenzione particolare alle politiche sociali e sanitarie del Paese. La sensibilizzazione e l’informazione sono i primi passi per un cambiamento significativo nella vita di chi è colpito da questa condizione.

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