Detenuto ammesso al lavoro esterno uccide una collega e si suicida lanciandosi dal Duomo di Milano

Detenuto ammesso al lavoro esterno uccide una collega e si suicida lanciandosi dal Duomo di Milano

Emanuele De Maria, detenuto con permesso di lavoro esterno a Milano, ha ucciso una collega, tentato un secondo omicidio e si è suicidato dal Duomo; indagini in corso su valutazioni e autorizzazioni.
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Emanuele De Maria, detenuto con permesso di lavoro esterno, ha ucciso una collega, ferito un altro dipendente e si è suicidato a Milano; le autorità stanno indagando sulle valutazioni che hanno consentito l’uscita dal carcere. - Gaeta.it

Emanuele De Maria, detenuto ammesso al lavoro esterno, ha compiuto una tragedia nel fine settimana scorso a Milano. In meno di due giorni ha ucciso una collega barista, tentato di strappare la vita a un altro dipendente e poi si è tolto la vita gettandosi dal Duomo della città. Il caso ha subito attirato l’attenzione delle autorità, che ora stanno esaminando i fatti attraverso le relazioni del carcere di Bollate e una verifica aperta dal ministero della giustizia.

Valutazioni psicologiche e permisso di lavoro esterno

Due relazioni redatte dall’équipe di psicologi e educatori del carcere di Bollate rappresentano le basi su cui si è deciso di concedere a De Maria il permesso di uscita per lavoro. Nei documenti, firmati dalla direzione della struttura, si evidenzia come il detenuto fosse considerato equilibrato, senza disturbi psichici conclamati, e con un buon comportamento sia all’interno che fuori dal carcere.

Nel 2023, la prima relazione ha sottolineato come De Maria, condannato a 14 anni e 3 mesi per un omicidio senza aggravanti, avesse mostrato segni di ravvedimento. Durante la detenzione si era impegnato nello studio universitario, superando due esami con risultati positivi. Questi elementi avevano convinto gli operatori penitenziari del suo percorso di reinserimento. Anche nel 2024, un aggiornamento confermava la continuità di questo comportamento, senza nuovi segnali critici. In quel documento erano inclusi riferimenti a un’estensione del permesso premio per lavorare come receptionist in un albergo di Milano. Il datore di lavoro lo aveva elogiato, parlando di un’attività svolta in modo professionale e senza problemi di convivenza con colleghi.

Relazioni con colleghi e contesto familiare

Le due relazioni approfondiscono anche la sfera personale e sociale di De Maria durante il periodo di lavoro esterno. I rapporti con i colleghi risultavano buoni, tanto che si erano create delle relazioni affettive, non solo nel contesto professionale ma anche in un ambito più umano. È stato evidenziato inoltre il legame con la sua famiglia, in particolare con il fratello con cui manteneva contatti, e il recupero dei legami affettivi dopo anni di difficoltà.

Tra i dettagli emersi c’è il periodo di latitanza trascorso dalla Germania prima di essere arrestato, un fatto noto agli inquirenti e inserito nella ricostruzione fatta dalla direzione del carcere. Tutti questi dati avevano contribuito a confermare una lettura di De Maria come detenuto capace di introspezione e miglioramento, circostanza che ha preso un drammatico risvolto nel weekend appena passato.

Interventi delle autorità e attività ispettiva in corso

Il ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha disposto un controllo immediato sui fatti, inviando ispettori a esaminare carte, permessi e le relazioni che avevano portato all’uscita per lavoro esterno di De Maria. La procura di Milano ha aperto un fascicolo per fare luce sulle responsabilità e valutare eventuali errori nei passaggi che hanno preceduto i fatti.

Il giudice Giulia Turri aveva autorizzato i permessi sulla base delle valutazioni dell’équipe del carcere, con un provvedimento sintetico ma sufficiente a dar via libera all’attività lavorativa fuori dal carcere. Ora gli investigatori stanno ricostruendo passo passo la dinamica dell’aggressione alla barista, l’attentato contro un altro dipendente e il successivo suicidio dal Duomo.

La vicenda ha scosso la città, ma anche aperto una riflessione sulle procedure di verifica per i permessi esterni, sulla valutazione della pericolosità di certi detenuti e sulla necessità di monitoraggi più stringenti durante le uscite dal carcere. I dettagli emersi dalle relazioni e le testimonianze raccolte finora saranno fondamentali per capire cosa sia successo davvero in quei drammatici due giorni.

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