Deindustrializzazione a Milano: chiusura di 1.120 aziende in un anno

Deindustrializzazione a Milano: chiusura di 1.120 aziende in un anno

Calo preoccupante delle imprese manifatturiere nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi: oltre 11.000 lavoratori disoccupati. Si attende un “Libro Bianco” per rilanciare le piccole e medie industrie italiane.
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Deindustrializzazione a Milano: chiusura di 1.120 aziende in un anno - Gaeta.it

La situazione economica nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi non è affatto rosea. Negli ultimi dodici mesi si sono registrate chiusure di circa 1.120 imprese nel settore manifatturiero, un dato preoccupante che solleva seri interrogativi sul futuro dell’industria locale. Alberto Fiammenghi, presidente dell’Associazione delle piccole e medie industrie di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo, ha esposto il problema, evidenziando l’impatto significativo su persone e famiglie. Se si considera una media di dieci dipendenti per azienda, oltre 11.000 lavoratori sono rimasti senza occupazione, costretti a cercare nuove opportunità lavorative in un panorama già carico di incertezze.

Perdita di fiducia nel sistema industriale

Il presidente Fiammenghi ha messo in evidenza un’inquietante mancanza di fiducia nel patto di collaborazione tra settore pubblico e privato. “Si è rotto qualcosa”, ha affermato, parlando di un cortocircuito nel sistema che in passato aveva garantito un certo livello di sviluppo e sostenibilità per il tessuto produttivo. Questo clima di scetticismo non fa altro che alimentare la percezione di un futuro incerto per le piccole e medie imprese, che rappresentano una spina dorsale fondamentale dell’economia.

Questa rottura della fiducia è la conseguenza di una serie di fattori complessi e interconnessi che hanno colpito il settore negli ultimi anni. La crisi geopolitica, la pandemia di Covid-19, le difficoltà del settore automotive, la recessione in Germania e le transizioni industriali hanno messo a dura prova le aziende locali. A queste sfide si aggiungono le problematiche storiche italiane, come l’elevato cuneo fiscale e la burocrazia, che continuano a rappresentare ostacoli significativi per il mantenimento e la crescita delle imprese.

Un futuro da ridefinire con il “Libro Bianco”

Di fronte a questa situazione allarmante, l’Associazione delle piccole e medie industrie sta lavorando a una nuova strategia di politica industriale per l’Italia. Fiammenghi ha annunciato che a febbraio verrà pubblicato un “Libro Bianco”, frutto di una consultazione pubblica avvenuta nei mesi precedenti. Questo documento rappresenterà un tentativo di delineare un percorso concreto per rivitalizzare l’industria manifatturiera italiana e fornire nuove prospettive alle Pmi, che costituiscono il 97% delle imprese manifatturiere attive nel Paese.

In un contesto dove le piccole e medie imprese affrontano quotidianamente molte difficoltà, il successo di questa iniziativa potrebbe rivelarsi cruciale. Le Pmi non sono semplicemente numeri statistici, ma costituiscono il tessuto di molte comunità locali e il loro sostegno è essenziale per la stabilità economica del Paese.

La speranza, come espressa da Fiammenghi, è che il “Libro Bianco” possa fornire un nuovo slancio, attuando cambiamenti significativi e recuperando il terreno perso. In un panorama così difficile, è fondamentale non perdere di vista la centralità delle Pmi e prendere misure concrete per garantire il loro futuro.

Ultimo aggiornamento il 30 Dicembre 2024 da Sofia Greco

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