La crisi umanitaria a gaza peggiora tra caldo torrido, prezzi alle stelle e assenza di aiuti concreti

La crisi umanitaria a gaza peggiora tra caldo torrido, prezzi alle stelle e assenza di aiuti concreti

La comunità cristiana della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza affronta bombardamenti, carenza di aiuti e condizioni climatiche estreme, mentre la popolazione lotta per sopravvivere in una crisi umanitaria senza fine.
La Crisi Umanitaria A Gaza Peg La Crisi Umanitaria A Gaza Peg
La parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza affronta gravi difficoltà causate dal conflitto, con la comunità cristiana esposta a bombardamenti, scarsità di aiuti e condizioni di vita estreme, mentre cerca di offrire supporto e speranza ai residenti. - Gaeta.it

La popolazione di Gaza si trova a dover affrontare un dramma senza precedenti. Il conflitto prolungato ha ridotto molte vite a una lotta quotidiana per la sopravvivenza, aggravata da condizioni climatiche estreme e dalla carenza di beni di prima necessità. Nel cuore di questa emergenza, la comunità cristiana della parrocchia della Sacra Famiglia tenta di restare un punto di riferimento, ma le difficoltà sembrano crescere senza sosta.

Difficoltà sempre maggiori alla parrocchia della sacra famiglia

Padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia a Gaza, descrive una situazione ormai insostenibile per i circa 500 cristiani di fede cattolica e ortodossa che vivono nella zona. Il nord della Striscia di Gaza, dove si trova la parrocchia, è stato recentemente oggetto di un nuovo ordine militare israeliano che impone l’evacuazione di interi quartieri, inclusa la vecchia città e la zona di Jabaliya. Nonostante questa direttiva, i cristiani della parrocchia non hanno ricevuto l’indicazione di andarsene, restando così esposti ai bombardamenti che colpiscono ogni angolo del territorio.

Durante l’ultimo mese, gli attacchi aerei si sono avvicinati pericolosamente alla chiesa stessa, mantenendo alta la tensione tra i fedeli. Padre Romanelli sottolinea che non esiste un luogo definibile come sicuro in tutta la Striscia. Gli sfollati e i residenti vivono sotto costante minaccia, con il peso di decine di morti tra la comunità locale a segnare profondamente le giornate. Questo contesto di guerra continua mette a dura prova ogni aspetto della vita quotidiana, aggravando la paura e la sofferenza di chi resta.

Il blocco degli aiuti e la difficoltà di accesso

Da maggio, Israele ha dichiarato la fine del blocco sulla Striscia di Gaza, annunciando l’arrivo di aiuti tramite una fondazione soggetta a controllo israeliano e americano. Tuttavia, la reale disponibilità di risorse è limitata e insufficiente, secondo il parroco. Il punto di distribuzione più vicino agli abitanti della parrocchia si trova a sud di Gaza, lontano dai quartieri più colpiti.

I rifornimenti accumulati prima dell’inizio del blocco a marzo 2025 stanno finendo rapidamente. Le consegne di materiali e generi alimentari giungono sporadiche e spesso senza un’organizzazione precisa. Questo provoca situazioni di caos e violenza, poiché chi cerca di procacciarsi aiuti rischia la vita in mezzo a folle disperate. Diverse persone hanno perso la vita proprio tentando di accaparrarsi pacchi di viveri. In questo contesto si impone una dura selezione naturale: la “legge del più forte” domina, mentre le strutture di assistenza umanitaria risultano praticamente assenti.

Mercato locale tra prezzi alle stelle e caldo soffocante

La carenza di aiuti si riflette anche sul mercato locale. La produzione interna crollata ha fatto lievitare i prezzi dei pochi alimenti disponibili. Un chilo di pomodori supera i 15 euro, mentre lo zucchero arriva fino a 75 euro al chilo. Questi costi elevati mettono fuori dalla portata di molti prodotti che in condizioni normali sarebbero accessibili.

In più, temperature vicine ai 40 gradi, accompagnate da un’umidità pesante, rendono il clima soffocante. Le famiglie che abitano nella parrocchia devono affrontare anche frequenti blackout delle reti di comunicazione, che restano senza telefono e internet per giorni. Questa serie di disagi si somma, rendendo ancora più difficile l’organizzazione familiare e la possibilità di avere contatti esterni utili per ricevere aiuti o informazioni.

Un punto di riferimento per la comunità cristiana e non solo

In mezzo a queste difficoltà, la comunità cristiana della Sacra Famiglia prova a mantenere un minimo di normalità. Padre Romanelli racconta che si continuano a svolgere funzioni religiose, si assiste i malati e i feriti, si dà supporto agli anziani. Oltre alle celebrazioni, sono attivate attività ricreative per i bambini che vivono in parrocchia, un modo per offrire loro almeno un momento di sollievo e spensieratezza.

Nonostante la zona non offra garanzie di sicurezza maggiori rispetto ad altre aree, molte famiglie cristiane traggono coraggio dal restare vicine alla chiesa, luogo che sentono protettivo. La fede rimane un appiglio solido in questo contesto così fragile. Tuttavia, il parroco ricorda che solo la fine della guerra potrà davvero aprire spazi di ricostruzione e miglioramento per tutti gli abitanti di Gaza. Senza un cessate il fuoco duraturo, ogni altra forma di aiuto rischia di essere insufficiente e temporanea.

La crisi nella Striscia di Gaza resta una questione aperta, con milioni di persone intrappolate in una condizione di emergenza che continua e si aggrava giorno dopo giorno.

Change privacy settings
×