Alejandro Davidovich Fokina ha sollevato nuove tensioni al masters 1000 di toronto riguardo all’orario della sua partita programmata per le 11 locali. Lo spagnolo si è sfogato sui social denunciando disagi e scarso rispetto nei confronti dei giocatori. A rispondere per le rime è stato il britannico daniel evans, che ha ridimensionato le lamentele con un messaggio diretto. Queste reazioni hanno riacceso il dibattito sulle condizioni di lavoro dei tennisti nei grandi tornei.
Il malcontento di davidovich fokina sull’orario della partita a toronto
Alejandro Davidovich Fokina ha espresso pubblicamente la sua insoddisfazione per l’orario stabilito dall’organizzazione del masters 1000 di toronto. La sua partita contro jakub mensik, prevista per le 11 locali – le 17 in italia – gli è sembrata troppo anticipata rispetto a tutte le altre, che invece cominciano alle 12:30. Il problema principale è legato alla logistica: il giocatore e il suo staff alloggiano a circa un’ora dal club dove si gioca, quindi dovranno alzarsi molto presto per prepararsi.
Nella dichiarazione diffusa sui social, davidovich fokina ha spiegato che hanno provato a chiedere un cambio d’orario, ma la risposta è stata che tutti i biglietti e i diritti televisivi erano già stati venduti. Ha sottolineato che questa situazione evidenzia ancora una volta come i tennisti vengano considerati poco, e ha aggiunto che non è la prima volta che succede una cosa simile. La sua frustrazione riguarda il fatto che molte promesse dell’atp sul miglioramento di queste situazioni restano lettera morta.
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Il contesto delle proteste sugli orari nei tornei importanti
Le lamentele di davidovich fokina riguardano un tema che spesso torna alla ribalta nel mondo del tennis: l’assegnazione degli orari, specialmente nelle tappe di alto livello come i masters 1000. Questi eventi attraggono una vastissima platea televisiva e grandi investimenti, ma le esigenze degli spettatori e della televisione non sempre coincidono con quelle dei giocatori.
Non sono rari i casi in cui squadre e atleti devono affrontare orari complicati, con intervalli ristretti tra una partita e l’altra o impegni in orari che complicano il riposo e la preparazione fisica. Questi fattori incidono non solo sulle performance degli sportivi, ma anche sulla loro salute e benessere. Non a caso, alcuni tennisti negli ultimi anni hanno chiesto più attenzione a queste problematiche, ma le regole di vendita e programmazione spesso vincolano l’organizzazione.
Una posizione delicata per l’atp e l’organizzazione
L’organizzazione e l’atp si trovano così in una posizione delicata: bilanciare la necessità di rispettare gli accordi commerciali con la tutela dei giocatori. La situazione non è mai facile, specie in tornei con grande pubblico e tanti incontri da gestire, ma la frustrazione tra i protagonisti è palpabile.
La risposta netta di daniel evans alla polemica di davidovich fokina
L’attacco di davidovich fokina non è passato inosservato e ha diviso l’opinione comune. Daniel Evans, tennista britannico di primo piano, ha risposto con durezza via instagram. Evans ha pubblicato una storia scrivendo che davidovich fokina dovrebbe “svegliarsi e giocare”, ricordando che nel mondo tante persone iniziano la loro giornata lavorativa alle 9 o anche prima, fra le 8 e le 18.
Questa risposta ha riacceso le discussioni sul tema, spronando a riflettere sulla natura del lavoro sportivo e sulle condizioni che si devono accettare in una carriera di alto livello. Evans ha usato un tono diretto per dire che le difficoltà di un orario anticipato sono parte del gioco e del mestiere, e ha sottinteso che atteggiamenti di protesta troppo fragili rischiano di apparire poco professionali.
Il commento ha provocato reazioni contrastanti nel circuito e tra i tifosi. Da una parte, chi riconosce le difficoltà di Davidovich Fokina, dall’altra chi condivide la posizione di Evans, convinto che gli atleti debbano adattarsi ai tempi dettati dagli eventi internazionali e dal pubblico.
Implicazioni per l’organizzazione futura dei tornei atp
La disputa fra davidovich fokina ed evans, in quel di toronto, mette in evidenza un problema noto ma ancora irrisolto. La distribuzione degli orari in un torneo spesso si scontra con esigenze differenti: tecniche, commerciali, logistiche. Le richieste dei giocatori per modificare orari si scontrano con la vendita di biglietti e diritti tv, elementi strettamente legati al valore economico degli eventi.
L’atp avrebbe il compito di trovare una mediazione che consenta ai tennisti di giocare nelle condizioni migliori possibili, ma finora le modifiche appaiono limitate. Tensioni come quelle emerse dimostrano che tra organizzatori e atleti c’è ancora un vuoto soprattutto sulla condivisione delle scelte. Il disagio di alcuni si scontra con l’accettazione da parte di altri, ma entrambe le posizioni mettono in evidenza la fragilità di questa fase.
Prossimi tornei saranno importanti per capire se l’atp cambierà approccio e concederà maggiori margini di ascolto ai giocatori. La gestione dei momenti di tensione e protesta sarà altrettanto decisiva per evitare divisioni forti nel circuito. Il caso toronto resta dunque una fotografia dei limiti e delle sfide ancora aperte nel tennis professionistico.