Dal 3 giugno prossimo alcune aziende dell’autotrasporto a venezia introdurranno una nuova voce di spesa per chi opera con i container nel porto della città lagunare. Le associazioni di riferimento, fra cui Fai, Cna e Confartigianato Trasporti Veneto, hanno deciso di applicare una “port fee”, un contributo non ancora definito nei dettagli, per far fronte a costi maggiori causati da inefficienze esterne alle imprese di trasporto. L’iniziativa mira a compensare una situazione diventata insostenibile per gli operatori locali, che non vogliono più assorbire da soli oneri crescenti e ritardi.
La genesi della port fee a venezia e il confronto con altri porti italiani
La decisione di introdurre una port fee nasce per sopperire ai disagi legati al funzionamento del porto di venezia, che nelle ultime stagioni ha mostrato difficoltà organizzative tali da generare costi aggiuntivi alle aziende che operano nel settore container. Fai, Cna e Confartigianato Trasporti Veneto sottolineano che queste inefficienze non sono attribuibili agli operatori autonomi, bensì a situazioni esterne e strutturali. A questo punto, le imprese hanno preferito stabilire un contributo economico da far gravare sui servizi portuali.
La richiesta di un contributo non è una novità nel panorama nazionale. Porti come genova e la spezia, con traffici container più intensi, già prevedono questo tipo di contributo nei rapporti con l’autotrasporto. Qui a venezia si tenta un allineamento a queste realtà per evitare che i costi restino tutti sulle spalle degli autotrasportatori. Non si tratta di una tassa imposta dalle autorità ma di un accordo tra associazioni di categoria e imprese, volto a ripartire più equamente i costi legati a ritardi o inefficienze.
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Impatto economico e motivazioni delle associazioni di categoria
Michele Varotto, presidente di Confartigianato Trasporti Veneto, ha chiarito che la scelta di applicare la port fee è stata dettata da una situazione economica divenuta insostenibile. Le imprese dell’autotrasporto, che già sopportano spese consistenti, non possono più accollarsi i costi aggiuntivi derivanti da un sistema portuale che rallenta le operazioni e peggiora la competitività delle aziende. La port fee viene definita un “contributo”, da non confondere con una nuova tassa, che punta a compensare almeno parte di questa perdita economica.
Non si tratta di una decisione ideologica o frutto di una polemica, ma di una misura necessaria per tutelare la sopravvivenza economica delle aziende venete. Varotto ha inoltre sottolineato come questa azione rappresenti anche un segnale rivolto alle istituzioni e agli operatori del porto di venezia: serve un confronto approfondito che individui modi per migliorare l’efficienza dell’area portuale. Senza un dialogo aperto tra le parti coinvolte, la situazione rischia di restare bloccata e gli imprenditori continueranno a pagare costi non sostenibili.
Dettagli pratici e impatto sul futuro del traffico container a venezia
Il contributo entrerà in vigore dal 3 giugno 2025 e sarà applicato a tutti i servizi riguardanti il trasporto container presso il porto di venezia. Al momento non è stata comunicata la somma esatta della port fee, che verrà definita dalle associazioni nei prossimi giorni. L’obiettivo è garantire trasparenza e una ripartizione più equa dei costi, evitando che gli operatori dell’autotrasporto rimangano immobili di fronte a crescenti ritardi e inefficienze.
Quest’iniziativa può avere effetti significativi sulla filiera logistica di venezia, poiché potrebbe influenzare i prezzi e i tempi dei servizi legati ai container. La scelta di puntare su misure di questo tipo mostra la difficoltà attuale delle imprese nel mantenere livelli accettabili senza sostegni o cambiamenti strutturali. Sempre più imprenditori di settore chiedono interventi concreti per migliorare la gestione del porto e velocizzare le procedure, senza delegare solo agli autotrasportatori il peso dei problemi.
Prospettive future e dialogo tra le parti coinvolte
A quel punto, oltre alla port fee, si guarda a un possibile dialogo con enti locali, autorità portuali e operatori marittimi. L’obiettivo è evitare che la situazione peggiori in un’area che resta strategica per l’economia veneta e nazionale. La partita, come sottolineano le associazioni, riguarda l’equilibrio tra costi, tempi e competitività, tutti elementi fondamentali per far vivere un porto particolarmente importante come quello di venezia.