Nel 2024, il welfare in Italia mostra un divario sempre più pronunciato tra le diverse aree del Paese. Il monitoraggio condotto dal think tank “Welfare, Italia”, realizzato grazie alla collaborazione tra il Gruppo Unipol e The European House – Ambrosetti, mette in luce le disparità esistenti nella risposta del sistema di welfare, evidenziando non solo gli investimenti in politiche sociali, sanità e formazione, ma anche i risultati ottenuti attraverso 22 indicatori specifici. Questo rapporto rappresenta un importante strumento di analisi per comprendere come le differenze regionali influenzino l’efficacia delle politiche pubbliche.
Le regioni più performanti: Trentino, Emilia Romagna e Bolzano
L’analisi delle performance delle diverse amministrazioni regionali rivela che il settore del welfare si distingue per l’eccellenza di alcune aree. In prima posizione si colloca la Provincia Autonoma di Trento, con un punteggio di 79,7 punti. Questo dato evidenzia non solo una spesa efficiente, ma anche risultati tangibili in termini di salute e servizi sociali. A seguire, l’Emilia Romagna e la Provincia Autonoma di Bolzano, con rispettivamente 79,5 e 78,5 punti, dimostrano una solida capacità di attuare politiche che rispondono concretamente ai bisogni dei cittadini.
Le caratteristiche di queste regioni vincitrici sono da ricercarsi in una combinazione di investimenti mirati e gestione efficiente delle risorse. In Trentino, per esempio, l’approccio proattivo nell’integrare i servizi sociali e sanitari ha contribuito a creare un modello di welfare che guarda al futuro, affrontando sfide come l’invecchiamento della popolazione e la crescente richiesta di assistenza. L’Emilia Romagna, d’altra parte, ha storicamente investito nel sistema sanitario pubblico, dando priorità alla prevenzione e alla salute dei cittadini.
Le regioni in difficoltà : Basilicata, Campania e Calabria
All’estremo opposto della classifica, si trovano Basilicata, Campania e Calabria, con punteggi che evidenziano un quadro preoccupante. La Basilicata segna 59,5 punti, seguita dalla Campania con 58,6 punti e dalla Calabria a 56,1 punti. Questi dati segnalano non solo una minore capacità di risposta ai bisogni dei cittadini, ma anche un’inefficienza nell’allocazione delle risorse.
Le difficoltà di queste regioni possono essere attribuite a una serie di fattori, tra cui l’instabilità economica, la mancanza di investimenti nelle infrastrutture sociali e sanitarie, e una governance spesso complicata. Per esempio, la Campania ha storicamente fatto i conti con criticità legate alla sanità pubblica, a cui si sommano problemi di organizzazione e gestione dei servizi. Anche la Calabria, pur avendo a disposizione fondi europei, non riesce sempre a tradurre tali risorse in risultati concreti, rimanendo indietro rispetto ad altre regioni.
Il divario tra le regioni migliori e quelle peggiori, pari a 23,6 punti, si traduce in una polarizzazione che potrebbe compromettere la coesione sociale nel Paese. Questa situazione rappresenta una sfida non solo per le politiche di welfare, ma anche per il futuro dell’integrazione sociale e dell’uguaglianza di opportunità in Italia.
Un quadro complessivo di polarizzazione e opportunità future
La relazione di “Welfare, Italia” sottolinea una tendenza di polarizzazione crescente nelle capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini da parte delle regioni italiane. L’aumento del divario di 0,7 punti rispetto alla precedente edizione del rapporto mette in guardia sulla necessità di interventi mirati per evitare che le disparità si amplifichino ulteriormente.
Emerge una domanda cruciale: come affrontare queste disuguaglianze? È essenziale che il governo e le amministrazioni locali considerino strategie per rafforzare i sistemi di welfare, specialmente nelle regioni più svantaggiate. Investimenti in formazione, infrastrutture e tecnologie, insieme a una gestione più efficiente delle risorse, possono contribuire a migliorare significativamente la situazione attuale.
Anche se il panorama del welfare in Italia presenta sfide considerevoli, c’è spazio per un risveglio delle politiche sociali orientate all’inclusione, che non soltanto mirino a colmare il divario esistente, ma che possano anche proporre un modello di sviluppo più equo e sostenibile per l’intero Paese. Il prossimo futuro potrà riservare opportunità se saranno adottate le giuste misure per garantire una risposta adeguata ai bisogni di tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di appartenenza.