Dalla fine di novembre, la capitale georgiana Tbilisi è teatro di manifestazioni quotidiane. I cittadini scendono in piazza per chiedere il ritorno dell’integrazione europea, un diritto sancito dalla loro Costituzione. La preoccupazione per l’influenza crescente della Russia, un vicino considerato brutale, ha spinto molti georgiani a esprimere la loro insoddisfazione e a chiedere un cambiamento politico. Questo clima di tensione segue l’annuncio del premier Irakli Kobakhidze che ha interrotto il processo di adesione all’Unione Europea.
La voce degli attivisti: Elene Kokhreidze e le sue richieste
Elene Kokhreidze, una nota attivista sociale, si unisce ai manifestanti per chiedere un ripristino della democrazia. In una testimonianza rilasciata all’agenzia Adnkronos, Kokhreidze esprime il suo desiderio di nuove elezioni, sottolineando che quelle svoltesi il 26 ottobre hanno presentato molte irregolarità secondo gli osservatori internazionali. La leader dell’attivismo georgiano desidera che le voci dei cittadini siano finalmente ascoltate e che venga ripristinata la legittimità del governo, attualmente percepito come illegittimo.
In un contesto di crescente insoddisfazione, la richiesta chiave dei manifestanti è di avere nuove elezioni, giuste e trasparenti. Secondo Kokhreidze, il bisogno di alleati forti e democratici diventa pressante, soprattutto in un periodo storico in cui la Russia sembra ampliare la sua influenza sulla Georgia. La percezione da parte dei georgiani è che le voci del popolo non siano state rappresentate e che lo stato attuale delle cose richieda un’azione immediata e decisiva.
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La risposta alle manifestazioni e l’atteggiamento del governo
Il governo di Irakli Kobakhidze ha mostrato una chiara resistenza alle richieste dei manifestanti. Inizialmente, le forze dell’ordine hanno garantito una gestione misurata delle proteste, ma la situazione ha rapidamente preso una piega più violenta. La polizia ha iniziato ad utilizzare tecniche di dispersione estremamente aggressive, come idranti e gas lacrimogeni. Molti manifestanti hanno riferito di avere subito attacchi e violenze da parte delle forze di sicurezza, creando un clima di paura e angoscia.
Le manifestazioni, in gran parte pacifiche, stanno diventando terreno di scontro tra cittadini e forze dell’ordine. Gli attivisti, che richiedono semplicemente una maggiore trasparenza e giustizia, si trovano a fronteggiare l’uso della forza in risposta alle loro legittime domande. Stando a Kokhreidze, questa escalation di violenza da parte dello stato ha generato un’ulteriore determinazione tra i manifestanti di portare avanti le loro istanze.
Unione delle opposizioni e la figura di Salome Zourabichvili
Un punto di riferimento per chi protesta è la presidente Salome Zourabichvili, che è vista come l’unica leader legittima nel paese. Con le sue posizioni filo-europee, ha guadagnato il supporto della popolazione e sta cercando di coordinare i vari gruppi di opposizione per creare una strategia unitaria, fondamentale per contrastare il potere di Sogno Georgiano.
Zourabichvili ha annunciato l’intenzione di rimanere in carica fino a quando non verranno organizzate nuove elezioni, sostenendo che il governo attuale non ha il diritto di nominare il suo successore. A questo proposito, Kokhreidze ha ribadito che una leadership formale e riconosciuta è essenziale per garantire una vera transizione democratica. Tuttavia, mettere d’accordo i diversi leader delle opposizioni presenta notevoli difficoltà , poiché storicamente c’è stata discordanza e rivalità tra i vari partiti.
L’influenza russa e il futuro della Georgia
La presenza russa si sente pesantemente nel dibattito politico georgiano, e Kokhreidze fa notare come il governo di Sogno Georgiano sembri seguire un copione simile a quello delle precedenti amministrazioni filo-russe. Le critiche riguardano non solo le scelte politiche, ma anche il linguaggio utilizzato da Kobakhidze nel comunicare il rinvio del processo di adesione all’Unione Europea, che ricalca le analoghe dichiarazioni di leader come Viktor Yanukovych prima delle rivolte di Euromaidan in Ucraina.
L’impressione generale è che conflitti interni e l’assenza di una strategia coerente pongano la Georgia a rischio di perdere la sua autonomia. Nel contesto attuale, l’allontanamento dall’Ue e l’avvicinamento alla Russia potrebbero portare il paese a diventare un satellite del Cremlino. Per i manifestanti, l’attuale governo non solo tradisce il tessuto democratico ma minaccia anche la loro sovranità nazionale. La sempre più palpabile atmosfera di lotta, unita alla volontà di non cedere alle pressioni esterne, rappresenta una fase cruciale nella storia della Georgia.