Cresce l'autofinanziamento tra le piccole imprese: una risposta alla crisi del credito in Italia

Cresce l’autofinanziamento tra le piccole imprese: una risposta alla crisi del credito in Italia

In Italia, la crisi finanziaria ha spinto le piccole imprese a ricorrere all’autofinanziamento, mentre i prestiti bancari calano drasticamente e aumentano i depositi aziendali, creando rischi di insolvenza.
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Cresce l'autofinanziamento tra le piccole imprese: una risposta alla crisi del credito in Italia - Gaeta.it

Nell’attuale panorama economico italiano, sempre più piccoli imprenditori scelgono di non fare affidamento sulle banche. La crisi finanziaria degli ultimi anni ha spinto molte aziende a risolvere il cronico problema della liquidità attraverso strategie di autofinanziamento. Questo approccio prevede l’uso di capitali personali, di soci o la mobilitazione di risorse dal mercato dei capitali. Recenti dati dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre offrono una prospettiva chiara sui cambiamenti in atto nel settore.

La contrazione dei prestiti bancari e l’effetto della crisi

Dal 2011, anno in cui ha avuto inizio la crisi dei debiti sovrani, il volume dei prestiti bancari concessi alle imprese italiane ha subito un’inevitabile riduzione. Inizialmente, gli istituti di credito avevano erogato prestiti per un totale di 995 miliardi di euro. L’analisi indica che, entro la fine del 2024, tale cifra è scesa a 666 miliardi di euro, mostrando una notevole contrazione di 329 miliardi, equivalente a una perdita del 33%. Tale diminuzione ha colpito in modo drammatico le aree del Centro e del Sud Italia, con flessioni rispettive del 42,6% e del 42,4%. La provincia del Sud ha subito la riduzione più consistente in termini assoluti, per un totale di 118,1 miliardi.

L’analisi più dettagliata delle singole province ha messo in evidenza cifre sorprendentemente alte. Province come Siena, Savona, Siracusa, Novara e Rovigo hanno registrato una contrazione dei prestiti che supera il 50%, favorendo un contesto economico sempre più difficile per le piccole imprese. Al contrario, solo le province di Trieste e Bolzano hanno mostrato una lieve crescita, rispettivamente del 1,4% e del 1,5%, mentre la media nazionale segna una flessione del 34,9%.

L’incremento dei depositi bancari delle aziende

Se da un lato i prestiti bancari sono in calo, dall’altro i depositi delle aziende mostrano un quadro completamente diverso. Dal 2011 al 2024, i depositi aziendali sono passati da 219 miliardi a ben 519 miliardi di euro, con un incremento di 300 miliardi, pari a un sorprendente +137%. In particolare, la regione del Nordest ha visto la maggiore crescita in termini di depositi, con un aumento significativo del 178%.

Un’analisi provinciale offre ulteriori dettagli sul fenomeno. Cremona spicca per il drastico aumento dei depositi, che ha raggiunto un impressionante +298,3%. A seguire, province come Bolzano, Enna e Salerno mostrano incrementi anche superiori al 270%. Tuttavia, non tutte le province sono sulla stessa lunghezza d’onda: Siena è l’unica provincia che ha registrato una diminuzione dei risparmi, con un -20,1%, segnalando un problema concreto di sostentamento per le micro imprese.

Le micro imprese e il rischio di insolvenza

Un aspetto preoccupante emerge dall’analisi della Cgia relativamente alle micro imprese. Nonostante ci sia stata una crescita nei depositi, molte di queste piccole realtà non hanno potuto godere dello stesso trend positivo dei prestiti bancari. Di conseguenza, senza prestiti disponibili e senza accesso sufficiente a forme di autofinanziamento, rischiano di trovarsi in una situazione finanziaria ed economica sempre più precaria.

Il fenomeno dell’insolvenza è quindi in agguato, minacciando di portare molte micro imprese nell’area grigia dell’economia, rendendole vulnerabili a rischi seri, come l’accesso a fonti di credito illegali. Questo scenario rischia di alimentare un circolo vizioso di precarietà, con potenziali effetti dannosi sull’intero tessuto economico italiano. Il futuro delle piccole e medie imprese sembra quindi appeso a un filo, con la necessità urgente di soluzioni concrete per garantire la loro sopravvivenza.

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