Nel centro di Roma, centinaia di persone si sono radunate per ricordare il 77esimo anniversario della Nakba, evento che commemora la perdita delle terre palestinesi nel 1948. La manifestazione si è trasformata in un corteo vivace che ha attraversato piazza dell’Indipendenza fino a piazza Vittorio, con slogan chiari e simboli visivi intensi per denunciare quello che i partecipanti definiscono un genocidio e per esprimere solidarietà alla Palestina.
La manifestazione e la partecipazione degli studenti palestinesi
Il cuore della protesta è stato il gruppo degli studenti palestinesi di Roma, che insieme alla Comunità palestinese di Roma e Lazio, all’Udap e ad altre associazioni locali, ha preso parte attiva alla manifestazione. L’evento ha visto anche la presenza di studenti provenienti dai collettivi Osa e Cambiare rotta, tutti uniti nel richiamo a un impegno più concreto rispetto a quel “minuto di silenzio” considerato insufficiente. La volontà comune era di rendere il ricordo della Nakba e la denuncia delle condizioni attuali un momento di mobilitazione visibile e di protesta sonora.
I partecipanti hanno cercato di coinvolgere il pubblico e di dare forza al messaggio attraverso strumenti rumorosi come tamburi, fischietti e fumogeni accesi, che insieme a palloncini colorati hanno accompagnato la marcia. Una grande bandiera palestinese, sorretta da una cinquantina di persone, ha segnato l’inizio del corteo richiamando l’attenzione sui simboli identitari della causa palestinese.
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Slogan e simboli della protesta: messaggi forti contro israele
Diverse scritte e striscioni accompagnavano il corteo, con messaggi decisi e senza compromessi. Tra questi uno degli striscioni più visibili recitava “Israele fascista stato terrorista”, chiaro nel definire il nemico politico della protesta. Al centro della scena c’era anche una enorme chiave di cartone, simbolo che rappresenta il diritto al ritorno per i palestinesi nelle loro abitazioni perse nel 1948, un tema sentito fortemente dagli organizzatori e dai manifestanti.
Un altro simbolo particolarmente incisivo era una sagoma di morte armata di falce insanguinata, ma anziché il tradizionale mantello nero portava una bandiera israeliana. Questa immagine evocava un’accusa di violenza mortale e di morte portata, secondo chi manifestava, dall’occupazione israeliana sulla popolazione palestinese.
Il percorso e le reazioni in piazza vittorio
La marcia ha preso il via da piazza dell’Indipendenza, luogo scelto per la centralità e la visibilità, e si è diretta verso piazza Vittorio, una zona tradizionalmente frequentata da diverse comunità migranti tra cui quella palestinese. Questo spostamento non era solo fisico, ma anche simbolico: da un punto istituzionale della capitale verso un’area viva di convivenza e di multiculturalità.
Durante il percorso, la manifestazione non ha registrato incidenti e ha mantenuto un tono deciso e compatto sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine. È emersa la volontà di lasciare un segno forte rispetto a eventi storici considerati dimenticati e alle sofferenze attuali della popolazione palestinese.
Negli ultimi anni, questa commemorazione a Roma ha richiamato un numero crescente di partecipanti, segno che il tema della Nakba e della situazione mediorientale resta centrale nel dibattito politico e sociale anche in ambito locale. Chi ha preso parte oggi lo ha fatto per chiedere un cambiamento e per ricordare che la memoria, nelle vie della capitale, non si lascia relegare a un solo momento di silenzio.
Le associazioni e la mobilitazione civile per la causa palestinese
Il ruolo delle associazioni è stato fondamentale nell’organizzazione e nella riuscita della manifestazione. La Comunità palestinese di Roma e Lazio ha coordinato i diversi gruppi partecipanti, mentre l’Udap e altri collettivi studenteschi hanno dato supporto logistico e hanno contribuito a tenere alta l’attenzione con interventi anche durante il corteo.
Questo tipo di eventi mantiene vivo il confronto sulle questioni mediorientali nel contesto romano, promuovendo il dialogo all’interno della cittadinanza e sollecitando le istituzioni a prendere posizione sulle politiche internazionali. La mobilitazione è stata pensata per superare la semplice commemorazione simbolica e trasformarla in una presa di coscienza collettiva su diritti umani e giustizia.
Il corteo di oggi si aggiunge a una serie di iniziative pubbliche che negli ultimi anni hanno cercato di fare pressione sulle politiche italiane verso Israele e Palestina, anche attraverso manifestazioni di massa e momenti di confronto aperto nelle piazze. La presenza capillare e la partecipazione di tanti giovani sono la testimonianza di una causa che rimane viva e, per molti, urgente.