Il nuovo logo della Riviera del Gigante, dedicato alla promozione turistica della Costa teramana, sta suscitando un acceso dibattito. La grafica, che dovrebbe rappresentare il Gran Sasso, è stata criticata dal presidente dell’Osservatorio Antifascista 25 settembre 1943 e da un consigliere regionale. Le loro osservazioni mettono in discussione l’immagine del logo, suggerendo che essa ricordi più un periodo storico buio piuttosto che un simbolo naturale e turistico.
La polemica sul design del logo
Matteo Settepanella e Luciano D’Amico non hanno risparmiato critiche all’immagine del logo. Hanno notato che, ruotando l’immagine di 90 gradi, essa assume un profilo che sembra fantasticamente evocare quello di un dittatore italiano. Questa analisi ha generato non poche polemiche, tanto che i due hanno ufficialmente chiesto modifiche al logo. L’immagine, secondo le loro affermazioni, non solo non rappresenta in alcun modo il Gran Sasso, ma rimanda anche simbolicamente a una delle epoche più buie della storia italiana, quella del fascismo.
All’interno della loro nota stampa, hanno allegato un’immagine comparativa per dimostrare questa somiglianza, scatenando ulteriori discussioni nel pubblico e nei media. Non è la prima volta in Italia che un logo o un simbolo grafico viene oggetto di critiche per ragioni storiche o culturali, ma il caso della Riviera del Gigante apre un capitolo interessante su come design e storia possano intersecarsi, dando vita a interpretazioni diverse e a sentimenti contrastanti fra i cittadini.
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L’importanza della promozione turistica
La Riviera del Gigante è stata concepita come un marchio per potenziare il turismo nella provincia di Teramo, un’area che possiede enormi potenzialità grazie ai suoi paesaggi mozzafiato e alle ricchezze naturali. Settepanella e D’Amico hanno evidenziato come la Costa teramana sia apprezzata per la sua bellezza e per la vicinanza al Gran Sasso, conosciuto in ambito locale come “il gigante che dorme”. Infatti, il logo dovrebbe riflettere questa unicità, ma il risultato attuale sembra discostarsi da tali aspettative.
Il turismo è un settore chiave per l’economia locale, e la creazione di un brand efficace è fondamentale per attrarre visitatori. Tuttavia, i due critici hanno sottolineato che gli strumenti di programmazione della Regione Abruzzo non sono all’altezza di questa ambizione, con risorse limitate destinate al settore. Questi temi sollevano interrogativi su come la regione stia gestendo il suo patrimonio naturale e culturale e su quali siano le reali intenzioni dietro questa nuova iniziativa di marketing.
Un appello alla responsabilità dei comuni
Nell’ottica di una necessaria revisione, Settepanella e D’Amico hanno fatto un appello ai sindaci della Costa teramana per prendere in considerazione la modifica del logo. Questa richiesta non si limita a un cambiamento estetico, ma tocca corde più profonde, sottolineando la responsabilità di rappresentare la storia e la cultura di un territorio in modo accurato e rispettoso.
Promuovere un’immagine condivisa e positiva è essenziale per l’immagine di una regione e, come evidenziato dalla polemica, un logo può facilmente trasformarsi in un simbolo di divisioni piuttosto che di unità. La sensibilità alla storia e al contesto, unita a una progettazione grafica attenta e rappresentativa, diventa imperativa per il successo di iniziative come quella della Riviera del Gigante, in modo da attrarre turisti e allo stesso tempo onorare le memorie collettive.
Con un futuro incerto e la necessità di sviluppo economico, il risultato di questa discussione potrebbe avere un impatto significativo non solo sull’aspetto estetico della promozione turistica, ma anche sul modo in cui la cultura e la storia locale vengono percepite e valorizzate nel contesto contemporaneo.