Contributo straordinario fino a 500 euro per chi perde l'assegno di inclusione dopo 18 mesi

Contributo straordinario fino a 500 euro per chi perde l’assegno di inclusione dopo 18 mesi

Il governo introduce un contributo temporaneo fino a 500 euro nel 2025 per famiglie che perdono l’assegno di inclusione dopo 18 mesi, nell’ambito del dl Ilva in esame al Senato.
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Nel 2025 il governo introdurrà un contributo unico fino a 500 euro per famiglie che, dopo 18 mesi, vedono sospeso l'assegno di inclusione, al fine di ridurre l'impatto economico della sospensione. - Gaeta.it

Il governo ha introdotto una misura temporanea per sostenere i nuclei familiari che dopo un periodo massimo di 18 mesi vedono sospeso l’assegno di inclusione. Nel 2025 sarà possibile ottenere un contributo unico fino a 500 euro, pensato per attenuare l’impatto finanziario di questa interruzione. L’iniziativa fa parte di un emendamento al decreto di sostegno ai produttivi, noto come dl Ilva, attualmente in discussione al Senato.

Come funziona il contributo straordinario

Il testo ufficiale stabilisce che per l’anno 2025 i nuclei familiari che hanno usufruito per non più di 18 mesi dell’assegno di inclusione e subiscono una sospensione di almeno un mese, potranno ricevere un contributo economico aggiuntivo. La misura si applica solo ai casi di sospensione dopo il periodo massimo previsto dall’assegno. Questo contributo, non superiore a 500 euro, sarà erogato con la prima mensilità del rinnovo dell’assegno e comunque entro dicembre 2025. L’obiettivo è offrire un supporto temporaneo ma concreto al momento del rinnovo, riducendo così eventuali disagi economici per chi perde il beneficio per limiti temporali.

Destinatari e modalità di accesso

La disposizione è mirata a famiglie e singoli che in base alla normativa vigente rischiano di perdere il sostegno subito dopo l’anticipo massimo di 18 mesi. Resta importante che il contributo venga richiesto nel 2025 e sia associato alla ripresa del sostegno base. Il provvedimento nasce da una decisione presa nel consiglio dei ministri di fine giugno e viene attuato tramite l’emendamento inserito nel dl Ilva in corso di valutazione dal Senato.

Chi sono i beneficiari e qual è la spesa prevista

Secondo la relazione tecnica allegata all’emendamento, sono circa 533 mila i nuclei familiari potenzialmente destinatari del contributo per l’anno prossimo. Questi sono quei percettori che potrebbero raggiungere la diciottesima mensilità entro ottobre 2025. Il numero si riduce leggermente tenendo conto che, dall’esperienza sul “reddito di cittadinanza”, circa il 5% non presenterà domanda di rinnovo per l’assegno di inclusione. Di conseguenza, il bacino realistico di famiglie che riceveranno il contributo scende a circa 506 mila.

Importi e spesa complessiva

Per quantificare la spesa prevista, si considera l’importo dell’ultima mensilità percepita da ciascuna famiglia, imponendo un tetto massimo di 500 euro a persona. La media calcolata si attesta intorno a 462 euro. Sommandoli, la spesa totale stimata dal governo si aggira sui 234 milioni di euro per il solo anno 2025. Questo fondo servirà a garantire il sostegno economico ulteriore previsto dalla nuova norma e sarà allocato nel bilancio pubblico all’interno del decreto in esame.

L’importanza del contesto normativo

L’aspetto più rilevante di questa misura è rappresentato dalla scelta del governo di intensificare il sostegno a chi rischia l’uscita dal circuito dell’assegno di inclusione, dopo un periodo relativamente breve. L’assegno di inclusione stesso ha lo scopo di contrastare forme di povertà ed esclusione sociale, offrendo un supporto economico a famiglie con difficoltà. L’emendamento vuole mitigare i bruschi stop dovuti ai limiti temporali e favorire un possibile ritorno al sostegno.

Il legame con il dl Ilva e la continuità del sostegno

L’intervento si inserisce nel decreto dl Ilva che mira a favorire la ripresa di settori produttivi e attività economiche. La scelta di legare il contributo straordinario al rinnovo del beneficio principale implica un monitoraggio stretto delle condizioni dei beneficiari e un controllo sulla continuità del sostegno. Resta quindi un punto centrale la valutazione successiva della condizione sociale per evitare interruzioni definitive ingiustificate.

Il Senato sta esaminando la proposta normativa con l’intento di attuare già nel 2025 questa modifica, riducendo rischi e disagi sociali in un momento delicato a livello economico. La misura, infatti, non rappresenta una forma di reddito permanente ma un aiuto temporaneo legato a condizioni particolari, inserito nel quadro più ampio delle politiche di tutela sociale e contrasto alla povertà.

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