Condanna per corruzione a Ceprano: consulente costringe a pagare 3 mila euro per pratiche edilizie

Condanna per corruzione a Ceprano: consulente costringe a pagare 3 mila euro per pratiche edilizie

Un consulente esterno del Comune di Ceprano, Gianfilippo Risichella Scirè, è stato condannato a quattro anni per corruzione dopo aver estorto 3 mila euro a una coppia di anziani.
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Condanna per corruzione a Ceprano: consulente costringe a pagare 3 mila euro per pratiche edilizie - Gaeta.it

Un caso di corruzione a Ceprano ha suscitato scalpore, portando alla condanna di un consulente esterno del Comune. Gianfilippo Risichella Scirè, geometra di professione, è stato giudicato colpevole di aver estorto una mazzetta di 3 mila euro a un’anziana coppia, il tutto mentre si trovava nel ruolo di gestione delle pratiche edilizie per conto dell’amministrazione comunale. Questo episodio illumina questioni importanti riguardanti la trasparenza e l’integrità nel settore pubblico.

L’incarico al consulente e il contesto

Nel tentativo di risolvere un sovraccarico di pratiche di abuso edilizio, il Comune di Ceprano, sotto l’amministrazione dell’ex sindaco Marco Galli, aveva preso la decisione di affidare lacune gestionali a professionisti esterni. Tra questi, Gianfilippo Risichella Scirè, a cui era stato assegnato il compito di smaltire l’enorme arretrato delle pratiche edilizie. Tale scelta si rivelò problematica, poiché le procedure svolte da Scirè hanno portato a situazioni critiche dove il suo potere è stato sfruttato a fini personali.

Le vittime, una coppia di anziani, si sono trovati nell’impossibilità di fronteggiare le gravi conseguenze derivanti da presunti abusi edilizi. Il consulente avrebbe minacciato di procedere con sanzioni drastiche, inclusa la demolizione dell’immobile, se non avessero accettato le sue richieste economiche. Il pagamento della tangente di 3 mila euro è stato visto dai coniugi come un modo per evitari guai maggiori.

Il processo e la condanna

Gli sviluppi del caso hanno condotto a un regolare processo penale, dove sono emerse le dinamiche di coercizione messe in atto da Scirè. La sua condotta scorretta è stata dettagliatamente esaminata dalle autorità, portando a testimonianze che hanno confermato le pressioni esercitate sulla coppia. La sentenza di condanna, che prevede una pena di quattro anni di reclusione, sottolinea l’impatto che tali comportamenti illeciti possono avere sull’ordine pubblico e sulle vite delle persone comuni.

Oltre alla pena detentiva, Scirè è stato soggetto a un’interdizione perpetua dai pubblici uffici, una misura volta a garantire che non possa più ostacolare l’integrità delle istituzioni. Questo verdetto rappresenta un segnale forte contro la corruzione e un passo verso una maggiore trasparenza nei processi di attribuzione di incarichi pubblici, contribuendo a riallacciare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali.

Implicazioni per l’amministrazione pubblica

L’accaduto ha portato alla luce non solo la necessità di un rafforzamento dei controlli ma anche di una maggiore vigilanza su come vengono gestiti i fondi pubblici e le pratiche edilizie. L’episodio rappresenta un’ennesima dimostrazione di come la corruzione possa infiltrarsi anche nei settori più innocenti del servizio pubblico. Le amministrazioni locali ora si trovano di fronte al compito di rivedere e ottimizzare le proprie procedure, per evitare che simili situazioni possano ripetersi.

In un contesto in cui i cittadini si aspettano maggiore responsabilità dai loro rappresentanti, è fondamentale che casi come quello di Gianfilippo Risichella Scirè siano seguiti da misure concrete per garantire che la giustizia prenda il suo corso. Il potere dato ai professionisti esterni deve essere accompagnato da rigorosi controlli e una chiara trasparenza nelle azioni intraprese. Analizzare i processi interni e coinvolgere attivamente la comunità nel monitoraggio delle pratiche edilizie potrebbero essere strategie efficaci per prevenire futuri abusi.

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