Condanna definitiva per la santona di lidio di Ostia: nove anni senza appello

Condanna definitiva per la santona di lidio di Ostia: nove anni senza appello

Dopo la condanna definitiva a nove anni, la santona arrestata a Lidio di Ostia per manipolazione psicologica e abusi conferma una vicenda complessa iniziata a Torino con gravi maltrattamenti.
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Una donna soprannominata "santona" è stata condannata a nove anni di carcere per abusi e manipolazione psicologica, con un'indagine che ha coinvolto Torino e Lido di Ostia e ha rivelato gravi maltrattamenti sulle vittime. - Gaeta.it

Dopo una lunga indagine che ha coinvolto più realtà e testimonianze, la donna conosciuta come santona si è vista confermare la condanna a nove anni di carcere. La vicenda è partita da Torino e si è conclusa con il fermo a lidio di Ostia, segnando la chiusura di un capitolo complesso che ha toccato storie di manipolazione psicologica e maltrattamenti.

Il trasferimento a lidio di ostia e la sentenza definitiva

La 55enne era già finita sotto processo a Torino per le accuse di abuso e violenza psicologica. Non ha presentato appello contro la sentenza di primo grado e così i nove anni stabiliti dal tribunale sono diventati definitivi. Dopo aver lasciato il Piemonte, la donna si era spostata a lidio di Ostia, dove è stata arrestata. Questo trasferimento non ha fermato le indagini, anzi ha permesso di raccogliere ulteriori elementi utili al procedimento penale. Il caso ha sollevato molte attività investigative che hanno attraversato diverse regioni, ma che hanno trovato un punto fermo solo con la conferma della pena.

Le dinamiche di manipolazione e le storie di vittime coinvolte

Secondo gli inquirenti, la santona non si limitava a prescrivere presunti rimedi, ma creava un contesto di soggiogamento psicologico. Chi si affidava a lei veniva allontanato dai propri cari e imposto in uno stato di sudditanza. La donna controllava ogni aspetto, compiendo azioni che oggi risultano evidenti come forme di abuso. Ricordata anche la vicenda di un uomo tetraplegico, costretto a subire umiliazioni pubbliche per giustificare il fallimento delle cosiddette terapie della santona. Questi episodi sono stati documentati e sono stati un elemento chiave per comprendere la gravità della situazione. Le testimonianze raccolte hanno permesso agli inquirenti di tracciare un quadro preciso e doloroso delle conseguenze imposte sulle vittime.

Le parole di assunta esposito e la complessità dell’indagine

Assunta Esposito, dirigente del Centro operativo sicurezza cibernetica di Torino, ha descritto l’inchiesta come estremamente articolata e pesante dal punto di vista emotivo. Il lavoro degli investigatori ha portato alla luce storie di vera e propria sofferenza, rivelando abusi difficili da affrontare dato il coinvolgimento psicologico delle vittime. La santona esercitava un controllo che andava oltre la semplice influenza, spingendo le persone a isolarsi e a obbedire senza possibilità di replica. L’indagine ha richiesto passaggi delicati, con attenzione ai risvolti umani e psicologici oltre che alla raccolta di prove materiali. Esposito ha sottolineato come il caso abbia dimostrato il potere manipolativo e la ferocia delle pratiche messe in atto per mantenere il controllo sulle persone coinvolte.

L’arresto della donna dopo la sentenza definitiva chiude una lunga fase processuale, ma apre la strada a riflessioni sul modo in cui i sistemi di tutela e controllo possono intervenire in situazioni di abuso psicologico e manipolazione. Lo sviluppo della vicenda rimane un monito sull’importanza di vigilare su forme di condotta che si mascherano da aiuto ma nascondono meccanismi di dominio e sfruttamento.

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