Il dibattito sul suicidio assistito torna protagonista nelle commissioni del Senato, dove la maggioranza di centrodestra insiste su un testo legislativo che interpreta come soluzione a una presunta deriva giudiziaria. Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, interviene duramente per evidenziare le criticità del disegno di legge, mettendo in guardia contro le conseguenze sociali e giuridiche che la normativa potrebbe comportare.
Il ruolo della corte costituzionale e le conseguenze delle norme restrittive
La maggioranza di centrodestra ritiene che il proprio testo sul suicidio assistito rappresenti il modo migliore per frenare quello che definisce un attivismo giudiziario che ha portato a decisioni ritenute troppo permissive. Tuttavia, secondo Pro Vita & Famiglia, questa convinzione è un errore sia sul piano strategico sia su quello sostanziale. Brandi sottolinea che qualsiasi legge mirata a limitare la portata delle sentenze della Corte Costituzionale sarà inevitabilmente messa in discussione dai giudici.
Il punto fondamentale è che la Corte ha sempre mantenuto la facoltà di reinterpretare le norme in base alle situazioni concrete, aprendo così la possibilità a una rivalutazione costante delle regole. Di conseguenza, un testo di legge che punta a circoscrivere il suicidio assistito finirebbe per essere aggirato, vanificando gli obiettivi iniziali. Questo fenomeno crea un quadro critico per chi vorrebbe regolamentare la materia senza subire la pressione delle decisioni giurisprudenziali.
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L’impatto sociale del riconoscimento del “diritto a morire”
Secondo quanto affermato da Brandi, una legge che sancisca anche solo in forma limitata il suicidio assistito finirebbe per legittimare nel sentire comune il cosiddetto “diritto a morire”. Questo riconoscimento, avverte, potrebbe provocare una crescita graduale di richieste per l’eutanasia, con un contributo significativo all’aumento del numero di decessi per scelta assistita.
La preoccupazione riguarda la possibile escalation che una norma del genere potrebbe stimolare. Non si tratta solo di un problema giuridico ma di una questione di mentalità collettiva e di sensibilità verso la vita e la morte. L’effetto di radicamento di questo principio nella coscienza pubblica potrebbe dare riferimenti per allargare ulteriormente il campo delle applicazioni, fino ad arrivare a scenari difficili da controllare e prevedere.
La proposta alternativa: potenziamento delle cure palliative e assistenza domiciliare
In alternativa al disegno di legge sul suicidio assistito, Pro Vita & Famiglia propone un cambio radicale nel modo di affrontare la questione delle sofferenze e della fine della vita. La proposta consiste in un investimento più serio e diffuso in cure palliative, servizi domiciliari, hospice e nella formazione di personale specializzato.
Brandi indica l’urgenza di spostare il centro dell’attenzione dalla morte assistita alla tutela della qualità della vita, soprattutto nei casi di fragilità e malattie croniche. Questo approccio, sempre più sostenuto da operatori sanitari e associazioni, mira a offrire sollievo reale e sostegno concreto senza ricorrere a soluzioni che limitino la protezione della persona o che sanciscano il diritto a morire.
Le iniziative di pro vita & famiglia durante la pausa estiva
Il rinvio del voto sul disegno di legge, deciso da tutte le forze politiche nelle commissioni di giustizia e sanità del Senato, ha stimolato Pro Vita & Famiglia a organizzare una campagna sul territorio nazionale. Questa sarà finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica e portare di fronte alle istituzioni la testimonianza di persone fragili e delle loro famiglie.
La campagna estiva si concentrerà su un messaggio che rifiuta qualsiasi proposta legislativa che, invece di accompagnare con cure e speranza, normalizza la cella della disperazione rappresentata dall’eutanasia. Sarà un momento per ascoltare e dare voce a chi si sente offeso nella propria dignità da leggi percepite come arrendevoli di fronte alla sofferenza.