La celebrazione tenutasi a Roma per la canonizzazione dei frati francescani e dei fratelli Massabki, martiri cristiani uccisi nel 1860 in un contesto di violenza religiosa, ha messo in evidenza l’attuale situazione critica dei cristiani nel Medio Oriente. Durante la Messa di ringraziamento, il patriarca latino di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha enfatizzato la necessità di ricordare e riflettere sul sacrificio di questi martiri e sull’amore che ha guidato la loro vita, un concetto particolarmente rilevante nell’odierno clima di ostilità e discriminazione.
La celebrazione a Roma e il significato del martirio
La Messa di ringraziamento per la canonizzazione dei martiri di Damasco si è svolta nella Basilica di Sant’Antonio da Padova, con la partecipazione del Custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, e di una numerosa delegazione di religiosi. Durante l’omelia, il Cardinale Pizzaballa ha descritto il martirio non come un desiderio di morire, ma come un atto d’amore profondo e di fedeltà a Dio. Ha sottolineato che i martiri danno testimonianza della potenza della fede anche di fronte alla morte, trasmettendo un messaggio di speranza e amore in un mondo caratterizzato da divisione e violenza.
Pizzaballa ha anche parlato dell’importanza di affrontare il male attraverso la propria vita e la propria fede. Il martirio è visto come un atto eucaristico, che richiede un amore altruistico e una dedizione totale a Dio e al prossimo. Nel contesto della celebrazione, il Cardinale ha richiamato il gesto di un fratello che ha cercato di salvare le specie eucaristiche prima di essere ucciso. Questo gesto simboleggia l’essenza stessa del martirio come compimento della vita cristiana e un invito a vivere l’Eucarestia in modo autentico.
Riflessione sulla violenza attuale nel Medio Oriente
Nella sua omelia, il patriarca di Gerusalemme ha condiviso una riflessione approfondita sull’attuale situazione nel Medio Oriente, definendolo un territorio segnato dall’odio e dalla violenza. Ha evidenziato come molti cristiani vivano in una condizione di crescente discriminazione e marginalizzazione, limitati nelle loro opportunità e diritti a causa della loro fede. Questa realtà è paragonabile alla situazione dei martiri di Damasco, i cui sacrifici continuano a risuonare nel contesto odierno.
Pizzaballa ha esposto la sua preoccupazione per la convinzione diffusa che la pace possa essere raggiunta attraverso la violenza e l’uso delle armi. Ha condannato questa logica e ha invitato alla riflessione e alla penitenza, sottolineando che anche le istituzioni religiose hanno un’importante responsabilità nel promuovere un messaggio di pace e riconciliazione. Il patriarca ha messo in luce che è fondamentale costruire relazioni basate sul dialogo e sull’accoglienza, piuttosto che sull’odio e la vendetta.
L’eredità dei martiri e la speranza per i cristiani
Durante la celebrazione, il Cardinale ha ricordato i tanti cristiani che ancora oggi soffrono nel Medio Oriente e che, nonostante le avversità , continuano a dare testimonianza della loro fede. La comunità cristiana, storicamente perseguitata, è tesa a mantenere viva la tradizione cristiana in un contesto difficile. Pizzaballa ha citato gli esempi di giovani cristiani che, dopo aver vissuto esperienze traumatiche, hanno scelto di ricevere la luce del perdono e del coraggio, esprimendolo attraverso scritte su mura di chiese distrutte, che recitano: “Ma noi vi perdoniamo!”.
Questi segnali di speranza, nonostante le violenze e le ingiustizie quotidiane, dimostrano che la presenza cristiana è essenziale e luminosa in queste terre storiche. Il patriarca invita tutti a continuare a lavorare per la verità e la giustizia, collaborando con chiunque desideri costruire un futuro di pace, al di là delle differenze religiose.
Un messaggio di vicinanza e solidarietÃ
Pizzaballa ha voluto esprimere la sua vicinanza alla comunità cristiana della Siria e ad altri paesi in conflitto, riconoscendo la loro resilienza di fronte a una storia di guerre e povertà . Ha dato parole di conforto a chi ha perso la vita a causa della violenza e ha esortato a non perdere la speranza, anche quando il contesto appare incerto. Ogni martire, secondo il patriarca, è un seme che contribuisce alla crescita della fede e della comunità , e serve da esempio per affrontare le sfide quotidiane con coraggio e determinazione.
Così, la celebrazione della canonizzazione e l’invocazione della memoria dei martiri non sono solo un atto di devozione, ma un richiamo urgente e profondo a vivere una fede attiva, generosa e piena di speranza, anche nei momenti più bui.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Marco Mintillo