Adriano Fuga, 85 anni, frequenta da decenni la spiaggia libera dei Murazzi al Lido di Venezia. Qui, insieme ad altri frequentatori, si ripara dal sole sotto capanne costruite con materiali trovati lungo la battigia: tronchi, rami, assi di legno e canne di bambù. Queste strutture improvvisate nascono dall’uso creativo di ciò che il mare lascia sulla riva e sono diventate una caratteristica del luogo. Recentemente, però, la situazione è cambiata a seguito di un esposto per abuso edilizio: la procura di Venezia ha classificato queste capanne come irregolari, dando il via a una serie di demolizioni che ha scatenato proteste.
La spiaggia libera dei murazzi al lido e la tradizione delle capanne
Da molte stagioni, la spiaggia libera dei Murazzi rappresenta un punto d’incontro per persone che cercano uno spazio tranquillo e accessibile. Le capanne che si trovano sulla spiaggia non sono installazioni ufficiali ma nascono da iniziative spontanee degli stessi bagnanti. Usano tronchi, rami e tutto ciò che il mare porta a riva per costruire un riparo dal sole, spesso assemblato con abilità senza utilizzare materiali da costruzione tradizionali. Questi piccoli rifugi sono diventati parte del paesaggio e del modo di vivere la spiaggia.
Radici e rispetto dello spazio pubblico
Questa pratica ha radici lontane, legate anche a un’idea di rispetto degli spazi pubblici con un tocco di originalità. Le capanne non impediscono agli altri bagnanti di godersi la spiaggia e contribuiscono a creare un ambiente informale, quasi familiare. Non ci sono infrastrutture fisse, e spesso le strutture durano solo fino alla fine della stagione, poi vengono smantellate o distrutte dal mare stesso. Il rapporto tra gli abitanti, i frequentatori abituali e questi rifugi è radicato in anni di abitudini.
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L’esposto e l’intervento della procura di venezia
Qualche settimana fa, un esposto ha acceso i riflettori sulle capanne dei Murazzi, evidenziandone la presunta irregolarità sotto il profilo edilizio. La procura di Venezia ha deciso d’intervenire, classificando le costruzioni come abusive. Da quel momento, le squadre incaricate hanno avviato le demolizioni, poche a poche, in una serie di interventi che hanno interessato quasi tutte le strutture presenti.
Una decisione controversa
Questo intervento ha creato malumori tra gli abitanti e i frequentatori, proprio perché le capanne non erano viste come edifici, ma come piccoli ripari temporanei. Le autorità hanno motivato la decisione con il rispetto delle normative che tutelano il demanio marittimo e l’ambiente costiero, richiedendo la rimozione di qualsiasi struttura non autorizzata. Il procedimento coinvolge quindi anche aspetti legali legati alla tutela del paesaggio e alla gestione delle aree pubbliche, in particolare in un’area protetta come quella del Lido.
La reazione popolare e la raccolta firme in difesa delle capanne
Le demolizioni hanno incontrato la reazione pacifica ma decisa di numerosi frequentatori. In pochi giorni sono state raccolte circa 8mila firme a sostegno della salvaguardia delle poche capanne rimaste. La protesta nasce dal bisogno di conservare una tradizione locale e dalla voglia di mantenere spazi non regolamentati dove poter vivere la spiaggia in modo semplice.
Il senso della protesta
La manifestazione di protesta è stata descritta come pacifica, ma significativa per numero di persone coinvolte. Chi sottoscrive la petizione ricorda che queste piccole costruzioni rappresentano un modo di vivere il Lido lontano dal turismo di massa e dai servizi commerciali, mantenendo un rapporto diretto e spontaneo con la natura e la spiaggia. I promotori chiedono un confronto con le istituzioni per trovare una soluzione che permetta di mantenere questa caratteristica senza infrangere le norme.
Il dibattito suscita attenzione anche sul tema più ampio del rapporto tra legalità e pratiche consolidate dal tempo, soprattutto in luoghi di grande richiamo come Venezia. La questione rimane aperta, mentre la procura continua a far rispettare le disposizioni e la comunità locale riflette sulle possibili strade per conciliare il rispetto delle regole con le aspettative di chi frequenta la spiaggia.