L’aumento delle sanzioni per chi guida con il telefono in mano sta creando difficoltà amministrative in Campania. Le prefetture sono oberate dalle richieste e spesso non rispettano le scadenze previste per notificare le sospensioni delle patenti. Con migliaia di verbali elevati, il sistema di controllo sulla sicurezza stradale rischia il collasso, penalizzando spesso guidatori che non stavano realmente utilizzando il telefono.
Verbali eccessivi e applicazioni rigide della norma
Negli ultimi mesi, i carabinieri in Campania hanno moltiplicato i controlli per l’applicazione dell’articolo 173 del codice della strada, che vieta l’uso di apparecchi telefonici alla guida. In molti casi però i verbali sono stati elevati anche se il telefono era solo tenuto in mano, senza un uso attivo durante la marcia. Alcuni automobilisti si sono visti ritirare la patente pur essendo fermi al semaforo o in altre situazioni dove non c’era rischio reale.
Un guidatore di Salerno ha raccontato di aver ricevuto la sospensione della patente mentre era fermo, con il telefono in mano ma non in uso. Questo tipo di casi si è ripetuto più volte, generando proteste e segnalazioni. La mancanza di distinzioni tra chi usa il telefono e chi lo tiene soltanto in mano ha prodotto sanzioni talvolta ritenute ingiuste o eccessive. In diversi episodi sarebbe stato più opportuno un semplice richiamo verbale, vista l’assenza di pericolo concreto.
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Questo tipo di interventi rigidi da parte dei carabinieri ha determinato un incremento notevole di verbali, con conseguenze pesanti sul piano amministrativo e sociale, soprattutto per chi utilizza la patente per motivi di lavoro quotidiano.
Prefetture in difficoltà e ritardi nelle notifiche
Le prefetture campane si trovano a gestire un elevato numero di documenti da elaborare. La legge impone ai carabinieri di inviare la patente alla prefettura entro 5 giorni dal ritiro, e alla stessa di notificare entro 15 giorni l’ordinanza di sospensione al guidatore. Nella realtà attuale, però, questi tempi non vengono quasi mai rispettati.
Molti automobilisti segnalano di non aver ricevuto alcuna comunicazione dopo ripetuti giorni o settimane dal sequestro del documento. Una persona di Napoli ha raccontato di aver dovuto recarsi di persona in prefettura per sapere l’esito della sospensione, scoprendo che nessuna ordinanza era stata emessa. L’assenza di notifiche crea incertezza e blocca la possibilità di contenzioso o di ripresa della guida.
In alcuni casi, la mancata emissione dell’ordinanza entro i termini fa decadere la sospensione e la patente viene restituita. Questo però non evita disagi, come la perdita di tempo per recarsi in prefettura o le difficoltà lavorative legate all’assenza del documento. A febbraio 2025 a Treviso era emerso un problema simile, con ritardi imputabili a malfunzionamenti dei sistemi informatici delle prefetture.
In Campania, il personale delle prefetture, specialmente a Napoli, ha dimostrato soluzioni rapide e disponibilità, limitando l’impatto negativo con riconsegne tempestive quando possibile. Questo metodo riduce i disagi ma non risolve l’arretrato generato dall’incalzare dei verbali.
La mancanza di valutazioni circostanziate e le conseguenze per i cittadini
La rigidità nell’applicare la normativa alla lettera, senza distinguere le circostanze, ha fatto emergere un problema di bilanciamento tra controllo e buon senso. Non tutti i casi di telefono in mano sono uguali: un guidatore fermo a un semaforo non rappresenta lo stesso rischio di chi messaggia mentre guida. Compilare verbali indiscriminati non solo intasa il sistema amministrativo, ma crea anche tensione tra forze dell’ordine e cittadini.
Per molti, la sospensione della patente provoca difficoltà pratiche, personali e lavorative. La patente è considerata un documento fondamentale, non solo un requisito burocratico. Chi guida per lavoro o necessità familiari vive queste misure come un ostacolo significativo.
Le prefetture, con risorse già limitate, faticano a tenere il passo con la mole di verbali, creando lunghi tempi di attesa e una forma di limbo burocratico. Questa situazione mina la fiducia nelle istituzioni di controllo e rischia di danneggiare il rapporto tra cittadini e forze dell’ordine. Per sanzionare chi mette effettivamente a rischio la sicurezza sarebbe indispensabile un approccio più mirato e ragionato.
Possibili correttivi al sistema e richiesta di interventi mirati
Il caos generato da queste sanzioni e dai ritardi amministrativi indica la necessità di un adeguamento del meccanismo sanzionatorio e gestionale. Vanno rivisti i criteri di intervento, privilegiando valutazioni realistiche sulle circostanze di ogni infrazione e distinguendo chi si mette concretamente in pericolo da chi si limita a tenere il telefono in mano.
Un miglior coordinamento tra carabinieri e prefetture potrebbe alleggerire la pressione burocratica e ridurre i tempi di notifica. Servono anche risorse aggiuntive alle prefetture per poter processare in modo più rapido e preciso le pratiche relative alle sospensioni.
In assenza di interventi di questo tipo, molti automobilisti continueranno a vivere situazioni di incertezza e disagio. Mentre la legge sulla sicurezza stradale rimane fondamentale, bisogna evitare di trasformare un controllo importante in un sovraccarico che danneggia cittadini e istituzioni.