Un episodio che ha acceso il dibattito a Biella riguarda l’esecuzione pubblica di canti fascisti, in particolare “Faccetta nera”, brano legato al periodo coloniale italiano in Africa. La vicenda ha suscitato una reazione netta da parte di esponenti politici locali, che hanno denunciato la gravità di questi canti in una città insignita della medaglia d’oro per la Resistenza.
Il contesto della vicenda a biella e la riproposizione di simboli fascisti
A Biella sono risuonate recentemente strofe di “Faccetta nera”, canzone simbolo del regime fascista e delle sue campagne coloniali. Questa melodia rievoca direttamente le imprese italiane in Africa, tra cui l’invasione dell’Etiopia avvenuta nel 1935 e il conseguente colonialismo che ha incontrato dure critiche per l’oppressione e le violenze perpetrate. La presenza di questa canzone in un luogo pubblico ha provocato sdegno, specie perché Biella possiede una storia significativa durante la seconda guerra mondiale, essendo tra le città che hanno contribuito alla Resistenza antifascista. L’uso di un brano così carico di significato politico e storico ha riaperto il dibattito sull’eredità del fascismo nelle comunità italiane.
Le note di “Faccetta nera” non sono semplicemente un richiamo musicale, ma portano con sé una serie di implicazioni che attraversano decenni di storia italiana. In particolare, il testo inneggia alle imprese militari compiute in Africa e al tentativo di celebrare un passato che oggi molti vedono come oscuro e ingiusto. La diffusione di questi canti in spazi pubblici rischia di sottovalutare il significato più ampio di quella stagione, trovando opposizione tra chi ritiene tali azioni inaccettabili e divisive.
Leggi anche:
La reazione politica e le richieste di condanna unanime
La vicenda ha stimolato una risposta immediata da parte di Giuseppe Paschetto e Karim El Motarajji, rispettivamente coordinatore provinciale e consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Biella. In una nota congiunta, hanno espresso un netto biasimo per l’esecuzione dei canti fascisti. Hanno definito le melodie come “una vergogna per la città medaglia d’oro per la Resistenza”, sottolineando l’importanza del riconoscimento attribuito a Biella per il contributo alla lotta antifascista durante la seconda guerra mondiale.
L’appello per una condanna bipartisan
Nel testo della nota, Paschetto e El Motarajji sollecitano una condanna bipartisan, che coinvolga tutte le forze politiche presenti sul territorio. La richiesta include anche una presa di posizione esplicita del Comune di Biella e dell’Ana, l’Associazione nazionale alpini. Secondo i firmatari, questi ultimi non meritano di essere associati a episodi che richiamano un periodo storico segnato da violenze e oppressione. Gli alpini, infatti, hanno partecipato attivamente alla Liberazione, rendendo ancor più inappropriati gesti che richiamano nostalgie fasciste.
La posizione presa evidenzia la necessità di mantenere al centro il ricordo della Resistenza e di non permettere che simboli di un passato controverso vengano riabilitati o utilizzati senza un chiaro riferimento critico. Questo richiamo alla responsabilità istituzionale punta anche a tutelare la memoria storica e a evitare che certi episodi alimentino divisioni sociali.
Le implicazioni per la memoria storica e il ruolo degli alpini nella resistenza
La vicenda richiama riflessioni sulla memoria storica italiana, soprattutto in città come Biella, contraddistinte da un forte legame con la Resistenza. L’esecuzione di brani fascisti in questo contesto suscita discussioni sulla percezione pubblica e sulla tutela delle ricorrenze legate alla lotta contro il regime. Biella ha caratteristiche specifiche, essendo stata riconosciuta con la medaglia d’oro proprio per il grande impegno antifascista dei suoi cittadini.
Gli alpini e la loro posizione nel contesto storico
Gli alpini, spesso al centro di queste discussioni, rivestono un ruolo complesso. Sono conosciuti per aver combattuto sia in epoche di guerra tradizionale sia nella Liberazione dall’occupazione nazifascista. In questo senso, vengono rappresentati come portatori di valori di resistenza e difesa della libertà, che stonano fortemente con manifestazioni nostalgiche del fascismo. Per questo motivo gli esponenti del M5s hanno chiesto esplicitamente che l’Ana prenda le distanze da eventi che richiamano simboli legati al regime.
Il caso di Biella si inserisce nel più ampio dibattito italiano sulla gestione della memoria storica e sulle modalità con cui la collettività affronta temi delicati che riguardano soprattutto il passato autoritario. La condanna di fatti che evocano il colonialismo e il fascismo appare come un gesto necessario per mantenere vivo il ricordo di quanti hanno combattuto per la libertà e per evitare che certi simboli vengano banalizzati o strumentalizzati.