Calo dei bonus edilizi nel 2025: lavori giù del 35% e impatto sulle entrate fiscali

Calo dei bonus edilizi nel 2025: lavori giù del 35% e impatto sulle entrate fiscali

Nel 2025 il settore edilizia registra un calo del 35% nei bonifici parlanti per bonus fiscali, con perdite fiscali di 355 milioni euro e nuove restrizioni normative che riducono gli incentivi e complicano la riqualificazione energetica.
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Nel 2025 il settore edilizio italiano subisce un forte calo dei lavori legati ai bonus fiscali a causa di normative più restrittive, con impatti negativi su entrate fiscali, imprese e investimenti per la riqualificazione energetica. - Gaeta.it

Nei primi mesi del 2025 il settore dell’edilizia ha registrato una riduzione significativa dei lavori legati ai bonus fiscali. Dai dati dell’agenzia delle entrate emerge una riduzione consistente dei bonifici parlanti utilizzati per accedere alle detrazioni, con un effetto diretto sulle entrate fiscali derivanti dalle ritenute d’acconto e dall’IVA. Il contesto normativo, caratterizzato da tagli progressivi delle agevolazioni, sta condizionando il volume delle opere e il comportamento dei contribuenti. Questo scenario apre a nuove sfide sia per le imprese del settore sia per la finanza pubblica.

Andamento dei bonifici parlanti nei primi mesi del 2025 e gli effetti sui ricavi fiscali

Le ritenute d’acconto sulle agevolazioni edilizie costituiscono un indicatore chiave per valutare l’andamento dei lavori finanziati tramite i bonus. Nel primo bimestre del 2025, i bonifici utilizzati per richiedere agevolazioni sono passati da 4,840 miliardi a 3,150 miliardi di euro, riducendosi di circa il 35% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questi bonifici, soggetti a una ritenuta dell’11% trattenuta direttamente dalla banca, riflettono l’effettiva chiamata in causa dei fondi pubblici per progetti di riqualificazione.

Perdita per lo stato e impatto fiscale

La diminuzione di quasi 1,7 miliardi di euro nei lavori comporta una perdita concreta per le casse dello Stato. Considerando la ritenuta d’acconto dell’11% e l’IVA del 10% non incassata, il mancato introito si aggira intorno ai 355 milioni di euro. Questo rappresenta non solo un calo della spesa pubblica sul fronte delle detrazioni ma anche una riduzione degli incassi fiscali legati all’attività edilizia, evidenziando una complessità che va oltre il semplice risparmio immediato.

Modifiche normative e restrizioni dei bonus edilizi nel 2025

Dal 1° gennaio 2025 sono entrate in vigore riduzioni importanti per molte agevolazioni fiscali legate all’edilizia. Il superbonus, che rappresentava la principale spinta per grandi interventi, è ora limitato al 65% e riservato esclusivamente ai condomini con lavori approvati e avviati entro il 15 ottobre 2024. Gli altri bonus come il bonus ristrutturazione, ecobonus e sisma bonus si attestano al 50%, ma con restrizioni rilevanti: questo sconto si applica solo per la prima casa, a condizione che il beneficiario detenga un diritto reale sull’immobile.

Negli altri casi, la detrazione scende al 36%. Il bonus barriere architettoniche resta al 75% ma solo fino alla fine del 2025 e sotto condizioni precise. Le agevolazioni al 50% verranno poi ulteriormente ridotte a fine anno, passando al 36%, mentre le attuali detrazioni al 36% caleranno al 30%. Per chi ha redditi imponibili superiori a 75mila euro scatta una limitazione fiscale che esclude la possibilità di accedere ai bonus. Queste misure sollevano dubbi sul mantenimento del volume di investimenti privati nel settore edilizio.

Restrizioni fiscali e limiti reddituali

Queste misure introducono tassazioni più restrittive e limitazioni per i contribuenti con redditi più elevati, influenzando il potenziale coinvolgimento nella riqualificazione degli immobili.

Diminuzione dei lavori e conseguenze per il settore edile e il fisco

Il calo dei lavori legati ai bonus nel 2025 tende ad aggravarsi, soprattutto dopo l’esaurimento della fase finale del superbonus per alcuni condomini. L’esperienza degli anni precedenti conferma che l’entità delle detrazioni influisce direttamente sulla quantità di interventi svolti. Senza un adeguato incentivo fiscale, i lavori rischiano di diminuire ulteriormente, specialmente negli interventi più costosi e complessi.

Le imprese edili, già esposte a una domanda più debole, potrebbero riscontrare difficoltà crescenti, con possibile aumento di cassa integrazione. Nei casi in cui lo sconto in fattura o la cessione del credito non risultano convenienti, si potrebbe osservare un aumento dei lavori in nero o non dichiarati, soprattutto per interventi non sottoposti all’obbligo di comunicazione inizio lavori. Questo crea incertezza sul corretto gettito fiscale derivante dall’attività edilizia.

Le sfide della direttiva ue sulle case green per il settore immobiliare italiano

Il recepimento della direttiva europea sulle case green impone interventi significativi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Molti immobili dovranno affrontare opere di riqualificazione radicali. Resta però irrisolto il problema di come obbligare o incentivare i proprietari a sostenere queste spese, soprattutto chi non può o non vuole investire.

Difficoltà nel convincere i proprietari ad investire

La prospettiva di aumentare il valore dell’immobile potrebbe non convincere in modo trasparente. In particolare, molti proprietari anziani che non prevedono di vendere la loro abitazione potrebbero rinunciare a intervenire. In numerosi comuni, anche nel nord d’Italia, il valore di mercato degli immobili è basso, spesso inferiore ai 1500 euro al metro quadro. In questi casi è complicato giustificare spese decine di migliaia di euro per miglioramenti energetici. La direttiva rischia così di lasciare un segmento importante del patrimonio immobiliare fuori dalla riqualificazione.

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