Bruno Giordano, magistrato di Cassazione e già direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha rivolto un appello pubblico ai cittadini a non disertare le urne durante i referendum previsti per l’8 e 9 giugno. In un periodo in cui molte prerogative del Parlamento sembrano essere limitate, sottolinea l’importanza di far sentire la propria voce attraverso il voto. Giordano insiste sul valore del voto come strumento fondamentale per riaffermare i diritti legati al lavoro, alla cittadinanza e alla dignità personale.
Il voto come strumento per riaffermare la sovranità popolare
Secondo Giordano, l’astensione in questa tornata referendaria rappresenterebbe una grave mancanza, soprattutto in un momento in cui la volontà popolare rischia di essere marginalizzata dalle dinamiche istituzionali. Il magistrato spiega che il voto va considerato non solo come un diritto, ma come un dovere civico essenziale per contrastare l’indebolimento del ruolo del Parlamento. Le urne diventano dunque lo strumento diretto con cui i cittadini possono incidere sulle scelte politiche, riaffermando una sovranità che altrimenti sembrerebbe confinata in ambiti limitati.
Appello all’impegno civico
L’appello di Giordano non lascia spazio a interpretazioni: “nessuno può lamentarsi di non contare se poi rinuncia a esprimere la propria opinione.” Questa posizione sottolinea il legame tra partecipazione politica attiva e la difesa delle libertà democratiche. Nel contesto del referendum, infatti, andare a votare assume un significato ancor più pregnante, poiché mette in discussione questioni strettamente legate alle condizioni di lavoro e ai diritti fondamentali.
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I referendum come momento per difendere dignità e sicurezza sul lavoro
Bruno Giordano evidenzia che i quesiti referendari dei prossimi giorni non trattano temi secondari, ma riguardano la dignità del lavoro e la sicurezza dei lavoratori. La valutazione politica si concentra su licenziamenti, appalti e cittadinanza, questioni che riflettono direttamente sulla condizione di milioni di persone. Il magistrato ricorda come il diritto al lavoro e la protezione delle condizioni lavorative siano costituzionalmente garantite, richiamando l’articolo 1 della Carta fondamentale italiana secondo cui la Repubblica si fonda sul lavoro.
Questioni concrete su cui votare
Il contenuto delle schede referendarie, spiega Giordano, rappresenta un’occasione unica per esprimere un parere che tocca aspetti concreti e tangibili della vita quotidiana di tutti. La sicurezza sui luoghi di lavoro, la tutela contro licenziamenti ingiustificati e il rapporto tra stati e collaboratori esterni vengono messi in discussione. “Votare significa non ignorare le problematiche che possono influenzare il futuro dell’intero sistema sociale, ma scegliere di proteggerlo con la partecipazione.”
La cittadinanza attiva come elemento centrale del referendum
Il magistrato interpreta la consultazione popolare anche come una prova di cittadinanza attiva. Inoltre, puntualizza che votare non è solo manifestare un diritto, ma riaffermare il ruolo di soggetti responsabili all’interno della comunità nazionale. L’appello sottolinea come i cittadini debbano riconquistare il loro spazio nelle scelte politiche, rafforzando un legame con lo Stato e con i valori costituzionali.
Partecipazione e democrazia
Nel momento in cui temi come la cittadinanza e la precarietà lavorativa stanno diventando questioni decisive, Giordano invita a vedere la scheda referendaria come il mezzo più diretto per comunicare il proprio punto di vista. Più che un semplice atto burocratico, il voto diventa uno strumento per riaffermare come la partecipazione popolare sia alla base della democrazia.
Resta così aperto il dibattito sul ruolo che i cittadini possono e devono giocare nella costruzione del futuro del paese. La consultazione dell’8 e 9 giugno si presenta come un banco di prova per il sentimento democratico italiano, proprio nel momento in cui la politica nazionale si trova in una fase di delicatezza e trasformazioni.