La situazione della brucellosi bufalina in Campania, e in particolare nel Casertano, è in continua evoluzione. Recenti report hanno rivelato numeri allarmanti riguardo ai focolai attivi, segnalando un progressivo calo dei casi e una diminuzione delle macellazioni, ma anche la necessità di interventi per il controllo della malattia. L’analisi dei dati, aggiornati all’8 novembre, offre uno spaccato chiaro della situazione attuale.
Focolai attivi e aree a rischio nel Casertano
Attualmente, sono 28 i focolai di brucellosi bufalina attivi in allevamenti della provincia di Caserta. La maggior parte di essi, ben 19, si concentra in quattro comuni: Cancello e Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria la Fossa. Questi comuni delineano un’area cluster di rischio epidemiologico, caratterizzata da una notevole concentrazione di allevamenti e una densità elevata di capi bufalini.
Cancello e Arnone presenta sette focolai, con una densità di 2,03 allevamenti e 510 bufali per chilometro quadrato. Castel Volturno registra un numero equivalente di focolai, ma con una densità inferiore di 1,16 allevamenti e 174,42 capi per chilometro quadrato. Grazzanise e Santa Maria la Fossa, entrambi con quattro focolai, mostrano rispettivamente densità di 2,21 e 1,32 allevamenti per chilometro quadrato, con 371,93 e 391,19 capi.
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Per il resto della provincia si segnalano alcuni focolai in zone non designate a rischio, distribuiti in comuni come Calvi Risorta, Carinola, Ciorlano e altri, ma la vera preoccupazione rimane all’interno delle aree cluster, dove il batterio della brucella è più diffuso.
Dati sull’allevamento e il controllo della brucellosi in Campania
La Campania si distingue per il numero di allevamenti e capi bufalini, raggiungendo complessivamente 1.182 allevamenti e 307.297 capi. La provincia di Caserta conta più della metà dell’intero patrimonio bufalino regionale, con 740 allevamenti e 186.109 bufale mediterranee. La provincia di Salerno, con 399 allevamenti e 114.072 capi, segue a distanza. Al di sotto si trovano Napoli, Benevento e Avellino con numeri nettamente inferiori.
Questa diffusione ha come conseguenza una maggiore presenza di brucella, che ha determinato l’installazione di rigide misure di controllo. Dati recenti mostrano anche una diminuzione nel tasso di incidenza e prevalenza della brucellosi nel Casertano. Dal 2020 si è verificata una flessione continua, con un picco nel 2021 durante la pandemia, ma successivamente i valori sono tornati in calo, evidenziando l’efficacia delle misure attuate.
Fino ad oggi, i dati registrano una diminuzione costante dei focolai: se nel mese di giugno erano 54, attualmente sono 28. Questo segnala un miglioramento della situazione, anche se i produttori di bufali esprimono preoccupazione per l’abbattimento di capi sani risultato da test della malattia.
Le macellazioni e le reazioni degli allevatori
Le macellazioni dei capi bufalini rappresentano un problema significativo per gli allevatori, in particolare quelli della provincia di Caserta. Il report evidenzia un calo importante nel numero di macellazioni da quando è iniziata la mobilitazione degli allevatori nel 2022 contro l’eccessivo abbattimento di bufali risultati positivi ai test. Molti di questi successivamente sono risultati sani alle controanalisi post mortem.
Nel 2020 si è registrato il numero più alto di macellazioni, con 10.863 bufale abbattute. Da allora il numero è sceso costantemente, scendendo fino a 2.687 nel 2024, pari a un abbattimento dell’1,44% sull’intero patrimonio regionale. Questo calo unitamente alla maggiore richiesta di vaccini è diventato un argomento centrale nelle discussioni tra gli allevatori e le autorità regionali.
Vaccini e interventi per la salute animale
Le vaccinazioni sono al centro delle strategie di controllo volte a limitare la diffusione della brucellosi. Tra il 4 agosto e il 9 novembre, sono stati vaccinati 16.640 capi in 325 aziende, per un totale di 30.148 inoculazioni, comprendenti sia la prima che la seconda dose. Queste misure preventive sono essenziali non solo per proteggere la salute delle bufale, ma anche per salvaguardare il settore allevatoriale da ulteriori danni economici.
Il report non si limita a esaminare le vaccinazioni, ma riporta anche l’avanzamento delle opere di bonifica dei canali agricoli, iniziative cruciali per garantire la salubrità del territorio e per limitare il rischio di contagio del batterio. Una gestione della salute animale efficiente è fondamentale non solo per gli allevatori, ma per l’intero ecosistema locale.