Il giorno del 20 ottobre 1944 rimane impresso nella memoria collettiva di Milano come un momento tragico. I bombardamenti avvenuti quel giorno, effettuati dalla 15esima Air Force americana, hanno segnato una delle pagine più buie della Seconda guerra mondiale, con un bilancio umano devastante per la popolazione civile, in particolare per i bambini. Le operazioni aeree, inizialmente indirizzate verso obiettivi militari, si transformarono in una catastrofe che cambiò per sempre il destino di molte famiglie.
Il contesto della missione aerea americana
Nel contesto della Seconda guerra mondiale, Milano, sul finire del 1944, era un centro strategico per le forze dell’Asse, così come un obiettivo primario per gli Alleati. Le industrie meccaniche e siderurgiche della città, in particolare quelle della Breda, Isotta Fraschini e Alfa Romeo, rappresentavano risorse vitali per l’industria di guerra. Le forze americane pianificarono una serie di bombardamenti per distruggere queste fabbriche e indebolire la produzione bellica dell’occupante tedesco e della Repubblica sociale italiana.
Il 20 ottobre, una pattuglia della 15esima Air Force si sollevò in volo per eseguire i bombardamenti. Tuttavia, problemi logistici e di calcolo portarono a un tragico errore. Invece di colpire i siti industriali designati, gli aerei americani si ritrovarono a sganciare il loro carico esplosivo sui quartieri residenziali della città, in particolare su Gorla e Precotto, aree densamente popolate nei pressi di Sesto San Giovanni.
La strage della scuola ‘Francesco Crispi’
Uno degli ordigni sganciati colpì direttamente la scuola elementare ‘Francesco Crispi’ a Gorla, dove bambini e insegnanti stavano cercando rifugio dopo il segnale d’allerta. L’esplosione devastò l’edificio, causando la morte di oltre 200 persone, incluse 184 bambini, la direttrice della scuola, 14 insegnanti e 4 bidelli. Questo tragico evento rappresenta uno dei momenti più strazianti della storia milanese, proprio per la giovane età delle vittime, che avevano la vita davanti a sé.
Le scene di distruzione furono strazianti, con i soccorritori che scavavano tra le macerie nella speranza di trovare superstiti. Gli sforzi intensivi per estrarre i corpi dalle macerie durarono tutta la giornata, esponendo l’impatto distruttivo di un bombardamento che, sebbene inteso come strategico, si trasformò in un attacco indiscriminato sui civili.
La memoria della strage e gli sviluppi successivi
In seguito all’orrenda tragedia, Piazza Redipuglia, dove si trovava la scuola, fu rinominata Piazza dei Piccoli Martiri in memoria dei bambini vittime della strage. La cripta del monumento eretto in loro onore divenne luogo di raccoglimento commemorativo, dove furono trasferite le ossa dei bambini e degli insegnanti uccisi. Anche la nuova scuola, costruita in sostituzione della ‘Francesco Crispi’, fu dedicata ai “martiri di Gorla“.
Recentemente, la cripta è stata visitata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha reso omaggio alle vittime, incontrando anche le sopravvissute e i familiari dei defunti. Questo gesto sottolinea non solo il dovere di memoria, ma anche l’importanza di riconoscere l’impatto duraturo del conflitto sul tessuto sociale italiano. La strage di Gorla rappresenta un monito contro la violenza indiscriminata della guerra e l’importanza di proteggere i civili durante i conflitti, un tema purtroppo ancora attuale ai nostri giorni.