Nel cuore della mattinata, una massiccia operazione di controllo al carcere di Sulmona ha portato al sequestrato di ben quaranta telefoni cellulari, attivati illegalmente dai detenuti. A eseguire il blitz, un nutrito gruppo di circa cento agenti, conosciuti come baschi blu, provenienti da diverse località italiane, insieme a unità cinofile specializzate nella ricerca di sostanze illecite.
L’operazione di controlli approfonditi
Gli agenti penitenziari hanno svolto un’azione molto meticolosa e sistematica, controllando ogni angolo del penitenziario. La scoperta di quaranta smartphone è stata significativa, con i dispositivi che erano abilmente nascosti all’interno delle celle dei detenuti. Questo ritrovamento dimostra non solo la presenza di strumenti di comunicazione non autorizzati, ma pone anche una questione rilevante sulla sicurezza e sulle procedure di monitoraggio nei penitenziari. L’uso di telefoni cellulari all’interno delle strutture carcerarie può consentire attività illecite e comunicazioni illecite, minando l’integrità della sicurezza delle carceri.
Scoperta di sostanze stupefacenti
Oltre al ritrovamento dei cellulari, durante l’operazione sono stati confiscati anche circa cento grammi di hashish, parte dei quali è stato trovato su un detenuto, mentre il resto era nascosto in aree comuni della struttura. La presenza di droga all’interno delle carceri non è una novità, ma il numero di sostanze rinvenute rappresenta un punto di preoccupazione. Questi ritrovamenti non solo evidenziano il problema dell’introduzione di materiale illecito all’interno delle strutture penitenziarie, ma anche la necessità di potenziare le misure di controllo e sorveglianza.
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Sicurezza e indagini in corso
L’operazione è stata coordinata dal comandante di reparto, Alessandra Costantini, la quale ha ribadito l’importanza di tali controlli per garantire un ambiente carcerario più sicuro. La rete di telefonini scoperti non è un caso isolato. Da gennaio 2023 ad oggi, sono stati recuperati dagli agenti penitenziari ben 110 telefoni nell’istituto peligno. Questo dato allerta non solo le autorità carcerarie, ma ha attirato anche l’attenzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ora coinvolta in un’indagine sull’accaduto. Il Ministero della Giustizia sta seriamente considerando la possibilità di schermare il carcere di Sulmona per prevenire ulteriori infiltrazioni di dispositivi non autorizzati.
La scoperta odierna non fa altro che rinfocolare il dibattito su come garantire maggiore sicurezza nelle carceri italiane, un tema che continua a generare discussioni e azioni concrete.