Gli inibitori delle Janus chinasi sono farmaci antireumatici usati per curare l’artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie croniche di origine immunitaria. Questi medicinali agiscono sopprimendo il sistema immunitario, riducendo i sintomi e proteggendo le articolazioni nel lungo periodo. Tuttavia, si sono registrati dati che collegano il loro impiego a un maggior rischio di problemi cardiovascolari, specialmente in pazienti anziani o con fattori predisponenti. Una recente ricerca italiana ha approfondito questo legame, individuando meccanismi biologici alla base di tali effetti collaterali.
Ruolo degli inibitori delle jak nella gestione dell’artrite reumatoide
Gli inibitori delle JAK rappresentano una scelta terapeutica per chi soffre di artrite reumatoide che non risponde adeguatamente ai trattamenti tradizionali. Questi farmaci agiscono bloccando specifiche chinasi intracellulari coinvolte nella trasmissione di segnali pro-infiammatori. In questo modo, si riduce l’attivazione del sistema immunitario e si attenua l’infiammazione cronica che danneggia le articolazioni.
Persone con artrite reumatoide sottoposte a questa terapia spesso segnalano un notevole miglioramento della funzionalità articolare e una riduzione del dolore, con conseguente miglioramento della qualità della vita. L’uso degli inibitori delle JAK è associato a un profilo di tollerabilità generalmente accettabile; tuttavia, il loro impatto sul sistema cardiovascolare ha sollevato preoccupazioni, specialmente nei soggetti con età avanzata o con preesistenti condizioni cardiovascolari. L’agenzia europea per i medicinali ha quindi emesso raccomandazioni restrittive per ridurne il rischio.
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Effetti delle jak su trombossano e piastrine: uno studio italiano
Uno studio pubblicato a maggio 2025 sulla rivista “Annals of the Rheumatic Diseases” ha analizzato come gli inibitori delle JAK influenzino la produzione di molecole legate alla coagulazione e all’infiammazione. I ricercatori hanno scoperto che questi farmaci aumentano la sintesi di trombossano A2 da parte delle piastrine, una sostanza che promuove la vasocostrizione e l’aggregazione piastrinica, facilitando la formazione di trombi. Oltre al TXA2 delle piastrine, è stata osservata una maggiore produzione anche di TXA2 e prostaglandina E2 nei leucociti.
L’aumento di queste sostanze ha implicazioni dirette sui rischi cardiovascolari, poiché favorisce l’occlusione vascolare e l’infiammazione locale. Lo studio è stato condotto sotto la direzione della professoressa Paola Patrignani, docente di farmacologia presso l’università ‘Gabriele d’Annunzio’ di Chieti-Pescara, con la partecipazione di collaboratori italiani e svedesi del Karolinska Institute di Stoccolma. I risultati indicano che i meccanismi cellulari alla base del rischio cardiovascolare associato agli inibitori delle JAK potrebbero dipendere proprio dall’aumento di queste sostanze biochimiche.
Aspirina a basse dosi come potenziale rimedio ai rischi cardiovascolari
Nel corso dello stesso studio, i ricercatori hanno testato l’effetto dell’aspirina sulla produzione di trombossano indotta dai farmaci JAK. La professoressa Patrignani ha spiegato come l’aspirina sia riuscita a normalizzare i livelli di TXA2, contrastando l’attivazione piastrinica e riducendo il rischio trombotico.
Questo risultato suggerisce che somministrare aspirina a basse dosi in combinazione con gli inibitori delle JAK potrebbe contenere gli effetti negativi per il cuore e i vasi sanguigni. Tuttavia, per confermare questi dati, servono studi clinici su larga scala, sia epidemiologici sia controllati, che valutino il bilancio tra rischi e benefici di questa strategia terapeutica in pazienti con malattie infiammatorie croniche.
Se questi studi confermassero l’efficacia della co-somministrazione dell’aspirina, un numero più ampio di pazienti potrebbe accedere alla terapia con gli inibitori delle JAK, beneficiando dei loro effetti sul controllo dell’artrite senza dover limitare l’uso per questioni di sicurezza cardiovascolare. Restano quindi fondamentali nuovi approfondimenti per migliorare la gestione e ridurre gli eventi avversi legati a questi farmaci.