Assoluzione per il centro sociale askatasuna, il tribunale di torino respinge l’accusa di associazione a delinquere

Assoluzione per il centro sociale askatasuna, il tribunale di torino respinge l’accusa di associazione a delinquere

Il tribunale di Torino assolve Askatasuna dall’accusa di associazione a delinquere, condannando però 18 persone per singoli episodi durante le proteste No Tav in Val di Susa e Torino.
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Il tribunale di Torino ha assolto gli attivisti del centro sociale Askatasuna dall’accusa di associazione a delinquere, riconoscendo però responsabilità individuali per 18 persone in episodi isolati di resistenza e danneggiamento durante proteste No Tav in Val di Susa. - Gaeta.it

Il tribunale di Torino ha emesso il 2 luglio 2025 la sentenza che assolve gli attivisti del centro sociale Askatasuna dall’accusa di associazione a delinquere. Il processo, nato da un’inchiesta della Digos e sostenuto dalla procura torinese, ha invece condannato 18 persone per singoli episodi di resistenza e danneggiamento durante manifestazioni, ma non ha riconosciuto un’organizzazione criminale dietro le proteste legate al movimento No Tav in Val di Susa.

Il procedimento e le accuse contro askatasuna

L’indagine su Askatasuna nasce da una lunga attività di monitoraggio svolta dalla Digos, che aveva raccolto materiali e testimonianze per dimostrare l’esistenza di un gruppo strutturato all’interno del centro sociale torinese. La procura sosteneva che questo gruppo, organizzato in modo stabile, avesse come obiettivo la commissione di reati durante manifestazioni pubbliche e cortei contro il Tav, in particolare nella Val di Susa. L’ipotesi accusatoria puntava a dimostrare una regia unitaria e un controllo centralizzato sugli scontri e gli episodi di violenza che si erano verificati.

Durante il processo, avviato diversi anni fa e conclusosi a marzo con la sentenza sulle singole responsabilità, il tribunale ha analizzato con attenzione la complessa documentazione e le prove fornite dall’accusa. L’assenza di un quadro chiaro e univoco ha portato i giudici a rigettare il capo più grave del procedimento, quello che prevedeva il reato associativo previsto dall’articolo 416 del codice penale.

Le motivazioni del tribunale torinese

Le motivazioni depositate spiegano che gli elementi a sostegno di una struttura criminale stabile non sono stati confermati. Il tribunale sottolinea che molti fatti rilevanti sono risultati insufficienti o irrilevanti per sostenere l’accusa. In particolare non si trova alcuna prova che Askatasuna abbia esercitato un ruolo strategico o di controllo sulle manifestazioni collettive, né tantomeno sugli scontri di piazza avvenuti durante le proteste.

Un punto di rilievo riguarda la partecipazione di più gruppi e aggregazioni sociali alle proteste in Val di Susa e a Torino. Per i giudici, la pluralità di realtà rende impossibile indicare un unico polo di direzione o di egemonia sulle manifestazioni. In effetti, la natura delle proteste risulta essere fluida e non coordinata da una leadership stabile, ma frutto di iniziative autonome e occasionali.

Il centro sociale askatasuna e il contesto delle proteste

Askatasuna è un centro sociale torinese nato a fine anni Novanta con l’occupazione di una palazzina in corso Regina Margherita. Nel tempo è diventato punto di riferimento dei movimenti autonomi, in particolare nelle manifestazioni ad alta tensione legate alla opposizione al Tav in Val di Susa. Gli attivisti coinvolti hanno più volte partecipato a proteste e cortei che hanno visto scontri con le forze dell’ordine.

Nonostante l’assoluzione dal reato associativo, il tribunale ha confermato la responsabilità per 18 imputati in fatti specifici, come atti di resistenza, danneggiamenti e altre forme di disordini pubblici. Queste condanne riguardano azioni isolate e non un piano coordinato all’interno di una struttura criminale.

Le ripercussioni politiche e giudiziarie della sentenza

La sentenza ha colpito la linea della procura che da tempo mira a inquadrare alcune realtà antagoniste come organismi criminali. L’idea di smantellare il radicamento politico e sociale di queste realtà tramite il riconoscimento giudiziario dell’associazione a delinquere è stata bocciata. Questo verdetto porterà quasi certamente a un ricorso in appello.

Politicamente la decisione rinvigorisce il dibattito sul ruolo di Askatasuna e sulla gestione degli spazi occupati a Torino. La regione Piemonte aveva predisposto una legge “anti-Askatasuna” in forma attenuata, mentre il Tar a giugno ha respinto un ricorso che minacciava la gestione condivisa dello spazio occupato. Il sindaco Lo Russo ha valutato positivamente quella decisione, inserendo Askatasuna nelle dinamiche cittadine legate alla gestione degli spazi sociali.

Il tempo e gli sviluppi processuali chiariranno se la procura porterà nuove prove o tesi in appello. Per ora, in assenza di una regia criminale, Askatasuna resta un pezzo della scena sociale torinese, con responsabilità individuali nei singoli episodi ma senza un’organizzazione alla base dei fatti contestati.

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