Assolto franco battaggia dopo due anni dall’accusa di omicidio volontario a treviso

Assolto franco battaggia dopo due anni dall’accusa di omicidio volontario a treviso

La corte d’Assise di Treviso assolve Franco Battaggia dall’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere nella morte di Anica Panfile, evidenziando incongruenze nelle prove e lasciando aperti molti dubbi.
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La Corte d’Assise di Treviso ha assolto Franco Battaggia, accusato della morte di Anica Panfile, per mancanza di prove certe, chiudendo un caso complesso e molto seguito dalla comunità locale. - Gaeta.it

La Corte d’Assise di Treviso ha emesso oggi una sentenza che ha chiuso un caso seguito con attenzione negli ultimi due anni. Franco Battaggia, 81 anni e residente a Spresiano, è stato assolto perché ritenuto non responsabile della morte di Anica Panfile, giovane cuoca trevigiana di 31 anni. La vicenda risale al 21 maggio di due anni fa, quando il corpo della donna fu rinvenuto in un piccolo affluente del Piave, scatenando una lunga indagine e un processo complesso. Le accuse pesanti, tra cui omicidio volontario e occultamento di cadavere, avevano portato la procura a chiedere oltre ventun anni di carcere per Battaggia, legato a un passato con la nota Mala del Brenta.

Reazioni e implicazioni del verdetto nella comunità di treviso

La sentenza di assoluzione ha subito ripercussioni nella città di Treviso e nell’opinione pubblica locale. Il caso della morte di Anica Panfile aveva suscitato emozioni forti e una certa apprensione, soprattutto per le circostanze drammatiche legate a una giovane donna scomparsa in modo tragico. L’assoluzione di Battaggia mette un punto a un capitolo doloroso ma, allo stesso tempo, lascia irrisolti molti aspetti importanti della vicenda. La comunità resta in attesa di eventuali sviluppi e chiarimenti, cercando di fare i conti con il senso di giustizia e verità che il processo cercava di soddisfare. Anche le famiglie coinvolte attendono risposte definitive, mentre la magistratura potrebbe valutare altre piste o approfondimenti.

Le incongruenze nella ricostruzione del fatto e la prova del cellulare

La difesa ha puntato molto sulle lacune e contraddizioni nella ricostruzione degli eventi, elementi che hanno pesato nella decisione finale della Corte d’Assise. L’aspetto più discusso riguarda l’attività del telefono cellulare di Anica Panfile nei momenti chiave antecedenti alla scoperta del corpo. Le analisi sulle posizioni, gli orari degli ultimi contatti e il funzionamento del dispositivo non hanno confermato una responsabilità chiara di Battaggia. Queste imprecisioni nell’interpretazione dei dati telefonici hanno minato la solidità delle accuse e offerto spazio a dubbi rilevanti. La Corte ha confermato che, senza una prova certa e coerente, non si poteva condannare un uomo alla luce di elementi incerti che lasciano aperte molte domande.

Dettagli sull’accusa e il processo a franco battaggia

L’inchiesta sulla morte di Anica Panfile aveva preso una piega importante con l’iscrizione nel registro degli indagati di Franco Battaggia. L’uomo, legato in passato alla Mala del Brenta di Felice Maniero, affrontava un processo per accuse gravissime: omicidio volontario e occultamento di cadavere. Secondo la pubblica accusa, Battaggia avrebbe causato la morte della 31enne e cercato di nasconderne il corpo in un corso d’acqua secondario del fiume Piave. La richiesta del pubblico ministero è stata netta: 21 anni e mezzo di reclusione per l’imputato, basata su elementi raccolti durante le indagini. La figura di Battaggia ha attirato l’attenzione per il suo legame con organizzazioni criminali del passato, aggiungendo tensione e suspence al dibattimento in aula.

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