Il Tribunale di Crotone ha emesso una sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex sindaco Ugo Pugliese e degli ex assessori Giuseppe Frisenda e Salvatore De Luca. I tre erano accusati di abuso d’ufficio e turbativa d’asta in relazione all’assegnazione della gestione della piscina olimpionica. La sentenza ha anche coinvolto membri del consorzio Daippo, Daniele Paonessa ed Emilio Ape, anch’essi assolti. Parallelamente, il tribunale ha condannato gli ex dirigenti comunali Gianfranco De Martino e Giuseppe Germinara per peculato distrattivo e falso ideologico.
Le origini del caso: indagini e dimissioni
Le indagini della Procura di Crotone iniziarono nel novembre del 2019, portando a un’inchiesta che ebbe forti ripercussioni politiche e amministrative. Le accuse riguardavano l’assegnazione della piscina olimpionica a un consorzio privato senza previa gara d’appalto, procedimento considerato in violazione delle normative vigenti. Le denunce, infatti, vennero formulate dopo che si sospettò che la gestione fosse stata conferita in via clandestina al consorzio Daippo.
Le indagini culminarono con le dimissioni dell’allora sindaco Pugliese, un evento che generò una crisi amministrativa culminata nello scioglimento del Consiglio comunale. Il dibattito suscitato dall’accaduto mise in evidenza non solo questioni di natura legale, ma anche dinamiche politiche e sociali estremamente sensibili, evidenziando l’interesse della cittadinanza verso la gestione della cosa pubblica e l’impatto delle scelte amministrative.
L’iter del processo e le accuse avanzate
Durante il processo, gli imputati furono accusati non solo di abuso d’ufficio e turbativa d’asta, ma anche di aver mantenuto illegittimamente la gestione della piscina in mano al consorzio Daippo anche dopo la naturale scadenza della convenzione. Al momento della scadenza, il debito delle utenze della struttura ammontava a oltre un milione di euro, situazione che esacerbava ulteriormente la gravità delle accuse.
In particolare, Pugliese, Germinara e De Martino erano accusati di non aver perseguito il pagamento di tali debiti, permettendo così al consorzio di operare in una situazione di totale irregolarità . A queste accuse, già gravi di per sé, si aggiunsero nel corso del processo gli addebiti di falso ideologico per De Martino e Germinara, tendenti a giustificare comportamenti e decisioni contrarie ai regolamenti.
Le conseguenze dell’assoluzione e le condanne inflitte
All’udienza del 21 ottobre, il pm Alessandro Rho, in seguito alla modifica normativa adottata dal Parlamento che abrogava il reato di abuso d’ufficio, ha chiesto di ridimensionare le accuse, trasformando quelle di abuso d’ufficio in peculato distrattivo. Questa evoluzione normativa ha pesato sul processo, portando a modifiche significative nelle accuse formulate.
La sentenza del Tribunale di Crotone, presieduto dalla giudice Elvezia Cordasco, ha quindi assolto gli amministratori comunali dalle accuse di peculato distrattivo e turbativa d’asta, stabilendo che i fatti contestati non sussistevano. Tuttavia, De Martino e Germinara sono stati ritenuti colpevoli di una serie di falsi ideologici, ricevendo rispettivamente 4 anni e 10 mesi e 1 anno, 9 mesi e 10 giorni di pena detentiva. Questo giuridico scenario mette in evidenza le complessità delle dinamiche di governo locale e il continuo equilibrio tra legalità e amministrazione pubblica.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano