In un contesto di crescente sensibilizzazione sulle problematiche ambientali, l’artista francese Anaïs Tondeur apre al pubblico una nuova mostra intitolata ‘Fiori di Fuoco – Testimoni delle ceneri’. L’esposizione, che si inaugurerà domani presso la Home Gallery di Cristina Ferraiuolo a Napoli, esplora il legame tra la vegetazione spontanea e la storia inquinante delle terre vulcaniche della Campania, con particolare attenzione agli effetti nocivi derivanti dalla crisi ambientale.
Un’indagine sulle piante e l’ambiente
Anaïs Tondeur ha dedicato la sua ricerca artistica all’osservazione di piante che prosperano in condizioni estreme, come quelle dei suoli vulcanici del Vesuvio e le aree della Terra dei Fuochi, fortemente compromesse dall’inquinamento. Sorprendentemente, alcune di queste specie vegetali non solo sopravvivono, ma contribuiscono attivamente a migliorare la qualità del suolo assorbendo inquinanti attraverso le loro radici. Tondeur utilizza il Fenolo, una molecola prodotta in eccesso da piante cresciute in terreni contaminati, per creare le sue opere. Attraverso un processo chiamato fitografia, l’artista imprime su carta e tessuti l’impronta botanica di queste piante, senza estrarle dal loro habitat naturale.
Affidandosi alla luce solare, Tondeur espone i corpi vegetali a una reazione chimica tra le molecole fenoliche e le superfici fotosensibili, andando a creare opere che raccontano una storia di resilienza e di lotta contro l’inquinamento. L’importanza di questo approccio risiede nel rispetto dell’ecosistema e nell’integrazione della scienza nel processo creativo, un elemento fondamentale che distingue il lavoro dell’artista francese.
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Una mostra tra arte e filosofia
La mostra ‘Fiori di Fuoco’ non è solo un’esposizione artistica, ma anche un dialogo interattivo tra Tondeur, il filosofo ambientale Michael Marder e le comunità vegetali che da secoli animano il territorio vesuviano. Gli organizzatori dell’evento evidenziano come già ai tempi dei Romani, alcune di queste piante avessero un ruolo curativo per gli esseri umani, e lo stesso vale oggi per quelle che prosperano nei suoli contaminati dal rifiuto e dall’incenerimento.
Il progetto di Tondeur ha preso forma tramite un approccio interdisciplinare, facilitato dalla collaborazione con Marder, e ha coinvolto incontri con residenti e ricercatori locali. Questi scambi di conoscenza hanno contribuito a comprendere la complessità della storia ambientale di queste aree, spesso sfuggente nei racconti tradizionali. L’artista evidenzia l’importanza di ascoltare diverse voci per restituire una memoria autentica del territorio.
Opere e installazioni in mostra
L’esposizione presenta oltre 50 opere che includono fotografie di frammenti carbonizzati di piante trovate durante gli scavi di Pompei, accanto a fitografie di piante cresciute nelle nove località della Campania scelte per il progetto. Queste opere non sono solo fotografie, ma raccontano storie profonde attraverso il linguaggio della natura e della memoria storica. Tra queste, figurano le lettere scritte da Michael Marder dedicate a alcune piante, frutto di un legame emotivo tra la filosofia e il mondo vegetale.
A completare il percorso espositivo ci saranno video, installazioni e materiale di ricerca, presentato in forma di diario di viaggio, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva nella ricerca di Tondeur e nella vita delle piante ruderali. La mostra rimarrà aperta fino al 12 aprile, invitando il pubblico a riflettere sul delicato equilibrio tra uomo e natura e sul ruolo dell’arte nella narrazione di queste relazioni.