Nell’arcidiocesi di Milano si è dato il via ufficiale all’Anno Santo, un evento religioso che assume particolare significato per la comunità locale, specialmente per i migranti. La cerimonia di apertura, caratterizzata da momenti di riflessione profonda e di spiritualità, si è svolta nella parrocchia di Santo Stefano, che rappresenta un punto di riferimento importante per le persone provenienti da diverse nazioni. Qui, la lettura della Parola ha dato inizio a una processione che ha condotto fino al Duomo, luogo simbolico della fede milanese.
La celebrazione al Duomo di Milano e l’importanza della Croce
In testa alla processione, un elemento distintivo: la Croce lignea, preparata per il Sinodo Minore milanese intitolato “Chiesa dalle Genti”. L’arcivescovo Mario Delpini, insieme ai Canonici del Capitolo Metropolitano, ai membri del Consiglio Episcopale Milanese, ai Cappellani dei Migranti e ai Rettori delle Chiese penitenziali della Diocesi, ha officiato una messa che ha richiamato la necessità di una maggiore unità tra le diverse culture. La Croce, simbolo di unione e di speranza, ha rappresentato l’ideale di una comunità che abbraccia la diversità e cerca un cammino comune verso la riconciliazione.
Questo evento non è solo un momento di preghiera, ma un forte richiamo alla coesione sociale, una chiamata a superare le divisioni che affliggono la società contemporanea. Il Duomo, con la sua imponenza, diventa così la cornice ideale per un messaggio di inclusione e solidarietà, riflettendo i valori di pace e uguaglianza. La presenza dei migranti, protagonisti di questa cerimonia, ha sottolineato l’importanza della loro integrazione e del loro contributo all’identità milanese.
Omelia di Speranza: vincere le tenebre
Nel corso della celebrazione, l’arcivescovo Delpini ha pronunciato un’omelia incisiva, invitando i fedeli a nutrire speranza nella lotta contro le tenebre. L’arcivescovo ha parlato delle sfide personali che ciascuno affronta: il “cruccio che tormenta”, il “rimorso insopportabile”, e la “rabbia della frustrazione”. Questo richiamo riflette una profonda comprensione delle difficoltà umane, dei fallimenti e delle delusioni che ogni individuo vive quotidianamente.
Delpini ha esteso la sua riflessione a un contesto più ampio, commentando sull’indifferenza diffusa nella società, che minaccia la coesione sociale e genera conflitti. Parole tese a far riflettere su un mondo lacerato dalla violenza e dalla guerra, dove le decisioni dei potenti spesso ignorano il valore della vita umana. “Il buon senso ha abbandonato i potenti della terra”, così ha descritto la situazione attuale, invitando i presenti a non rassegnarsi all’oscurità che li circonda.
Richiamando le parole di Papa Francesco, ha esortato i fedeli a vedere il giubileo come un “anno di grazia” che offre l’opportunità di rimanere uniti nel combattere le tenebre. L’arcivescovo ha ribadito che la pace e la riconciliazione sono possibili, e ha spronato ciascuno a interrogarsi su come possano contribuire attivamente nella costruzione di un futuro di pace.
Un cammino di riconciliazione: l’invito a diventare costruttori di pace
Il messaggio di Delpini è chiaro e incalzante: è necessario un intervento attivo da parte di tutti per diventare pellegrini di speranza e gioia. L’idea è quella di prendersi cura della gioia altrui come fonte della propria felicità. Questo richiamo alla responsabilità collettiva invita a riflettere su come si possa operare per la pace e la riconciliazione.
Una domanda chiave è emersa dalla sua omelia: “Quale conflitto voglio risolvere?”. Un invito a ciascuno a identificare le proprie sfide e a porsi come costruttori di un dialogo che favorisca la comprensione e il rispetto reciproco. Le parole dell’arcivescovo pongono l’accento sulle azioni individuali, suggerendo che il cambiamento parte da noi stessi e dalle nostre scelte quotidiane.
La cerimonia si ripeterà nel pomeriggio nelle quindici chiese giubilari dell’arcidiocesi, offrendo ulteriori occasioni di riflessione e di preghiera. Questo può rappresentare, per molti, un’opportunità per rivedere le proprie relazioni personali e sociali, lavorando attivamente per una società più unita e armoniosa. Il messaggio di speranza e riconciliazione è forte, e l’Anno Santo si prospetta come un periodo di grande significato per la comunità milanese.
Ultimo aggiornamento il 29 Dicembre 2024 da Laura Rossi