Un modello di assistenza integrata per chi subisce abusi
Dal 2020 a oggi, il Percorso per vittime di abusi e maltrattamenti attivo presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma ha accolto 490 persone. Si tratta di un progetto sanitario e sociale che interviene in casi di violenza fisica o psicologica, offrendo ascolto, protezione e orientamento a chi vive situazioni di pericolo. La struttura si distingue per un approccio multidisciplinare e inclusivo, rivolto a uomini e donne, adulti e minori, senza alcuna distinzione di genere o età.
Nel solo 2024 sono stati registrati oltre 136 accessi, mentre nei primi sei mesi del 2025 il numero ha già raggiunto quota 80, a dimostrazione di una crescente consapevolezza da parte dei cittadini e di un lavoro efficace sul territorio da parte degli operatori sanitari coinvolti.
Il ruolo chiave del Codice Rosa nel Pronto Soccorso
Il cuore del progetto è il Codice Rosa, attivato in Pronto Soccorso quando gli operatori sanitari, grazie a un’adeguata formazione, rilevano segnali di violenza o maltrattamento. Questo codice si affianca ai protocolli clinici ordinari e permette di agire rapidamente, offrendo una presa in carico immediata e personalizzata.
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Secondo i dati raccolti dal Professor Maurizio Pompili, Direttore della UOC di Psichiatria del Sant’Andrea, il 67% delle persone che accedono al Pronto Soccorso con Codice Rosa aveva già fatto almeno un accesso precedente alla struttura. Un dato che conferma quanto sia fondamentale saper leggere i segnali non dichiarati e intervenire in tempo utile.
I dati sulle vittime: identikit e contesto della violenza
Delle 490 persone accolte dal 2020, 449 sono adulti. Di questi, l’81,5% sono donne, mentre il 18,5% sono uomini. La fascia di età più rappresentata è quella tra i 31 e i 49 anni, seguita da quella sopra i 50 e infine dai giovani adulti tra i 18 e i 30 anni.
Il 66,1% degli episodi di violenza si è consumato tra le mura domestiche, spesso lontano da occhi esterni, e solo nel 39,2% dei casi erano presenti testimoni. La causa principale indicata dalle vittime è rappresentata da litigi o tensioni familiari, mentre solo una piccola parte degli episodi è stata collegata all’uso di sostanze o a tentativi di aggressione a sfondo sessuale.
Il percorso di cura e le criticità dell’adesione
All’ingresso in Pronto Soccorso, oltre il 76% delle vittime accetta di essere inserito nel Percorso Codice Rosa, ma solo poco più della metà arriva a completarlo integralmente. Inoltre, solo nel 15,9% dei casi viene avviato un percorso ospedaliero completo. Tuttavia, l’ospedale riesce spesso a garantire un orientamento efficace verso centri antiviolenza o strutture protette, garantendo un minimo supporto anche nelle fasi successive alle dimissioni.
Minori vittime di maltrattamenti: dati e responsabilità
Tra i 41 minori accolti dal 2020, la maggioranza è costituita da bambine, con una media di età intorno agli 11 anni. La quasi totalità proviene dall’Italia e, nel 70,8% dei casi, la violenza è stata esercitata dai genitori stessi, un dato che evidenzia quanto sia cruciale l’osservazione attenta da parte del personale sanitario anche nei contesti familiari più apparentemente normali.
Il team multidisciplinare che fa la differenza
Alla base del Percorso c’è un gruppo multidisciplinare specializzato composto da figure mediche e sociosanitarie in grado di affrontare con competenza sia la fase di emergenza che quella della protezione e dell’accompagnamento. Il gruppo include professionisti come medici legali, psichiatri, ginecologi, pediatri, infermieri, psicologi, assistenti sociali e personale amministrativo, affiancati da un avvocato a supporto degli operatori.
Il lavoro in sinergia consente di affrontare i casi con empatia, tempestività, riservatezza e capacità di protezione, ovvero le quattro parole chiave su cui si fonda l’approccio del Sant’Andrea verso chi ha il coraggio di denunciare o anche solo di chiedere aiuto.
Il presidio delle Forze dell’Ordine e il supporto delle Istituzioni
Il Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Andrea può contare anche sulla presenza fissa delle Forze dell’Ordine, oltre al servizio di vigilanza. Un elemento che contribuisce ad aumentare la percezione di sicurezza delle vittime e ad agevolare le azioni di tutela.
Secondo Marzietta Montesano, referente del Percorso e membro della rete nazionale Codice Rosa, il progetto rappresenta un punto fermo nella lotta contro la violenza, capace di garantire interventi rapidi e umani. Montesano sottolinea che la collaborazione con le Istituzioni nazionali e regionali è continua, grazie a una cabina di regia territoriale che offre supporto non solo sanitario e psicologico, ma anche logistico e legale, accompagnando le vittime nei passaggi più complessi.
L’importanza di non abbassare la guardia
“Il nostro ospedale è in grado di fornire tutto il supporto necessario grazie a un’attività multidisciplinare capace di prendersi cura della persona nelle sue necessità di tutela fisiche e psicologiche”, ha spiegato Montesano. “Tempestività di intervento, empatia, riservatezza e messa in protezione sono i cardini intorno ai quali ruota la volontà della presunta vittima di aprirsi e chiedere aiuto”.
L’appello finale è chiaro: “Su un fenomeno come quello della violenza non bisogna mai spegnere i riflettori dell’attenzione generale. C’è ancora molto da fare, ma percorsi come il nostro dimostrano che una risposta concreta e strutturata è possibile”.