Antonino raspanti: il lavoro non spetta alla politica ma ai corpi sociali e le imprese

Antonino raspanti: il lavoro non spetta alla politica ma ai corpi sociali e le imprese

Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana, sottolinea a Palermo l’importanza di un ruolo limitato della politica nella creazione del lavoro e il rafforzamento di corpi sociali, cultura della legalità e valori religiosi.
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Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana, ha sottolineato l’importanza di un ruolo equilibrato della politica nella creazione del lavoro, promuovendo il rafforzamento di corpi sociali indipendenti e un impegno educativo della religione per contrastare il disagio giovanile, durante un evento dedicato alla cultura della legalità a Palermo. - Gaeta.it

Antonino Raspanti, presidente della conferenza episcopale siciliana, ha espresso la sua opinione riguardo al ruolo della politica nella creazione del lavoro. Durante un incontro sulla cultura della legalità tenutosi sulla nave Amerigo Vespucci, ormeggiata al porto di Palermo, ha affrontato temi legati al disagio giovanile e al centenario della nascita del giudice Rocco Chinnici. Il discorso si è incentrato sul significato del lavoro in Sicilia e sulla necessità di rafforzare altri agenti sociali oltre alla politica.

Il lavoro non deve essere creato dalla politica, il ruolo dei corpi intermedi

Raspanti ha chiarito che la politica non dovrebbe farsi carico direttamente della creazione del lavoro. Secondo lui, quel compito spetta a una serie di corpi intermedi come le classi di impresa, l’artigianato e altre realtà produttive. A suo parere, la politica deve limitarsi a indirizzare e regolare questi ambiti per evitare fenomeni di sfruttamento, squilibri fiscali o problemi nel sistema sanitario. Quando la politica interviene troppo direttamente nella creazione di posti di lavoro, rischia di generare inefficienze e distorsioni.

Il presidente della Conferenza episcopale siciliana ha sottolineato l’importanza di mantenere un equilibrio tra politica e società civile, affinché quest’ultima possa svolgere appieno la propria funzione. Un governo che interviene eccessivamente rischia di creare dipendenze anziché opportunità. Questa visione evidenzia la necessità di un rapporto più sano tra istituzioni e mondo produttivo, con una politica che faccia un passo indietro e lasci spazio a chi opera con competenza nei vari settori.

La dipendenza dai politici e il bisogno di rafforzare altri attori sociali

Raspanti ha poi descritto un aspetto culturale radicato in Sicilia, dove la prima risposta per ogni problema tende a essere quella di rivolgersi al politico. Questo atteggiamento, secondo lui, non è corretto né sostenibile. Ha aggiunto che questa dinamica ha causato la creazione di “baroni”, ovvero figure di potere locale con un’influenza eccessiva, spesso criticata ma contemporaneamente alimentata proprio da chi ne beneficia o si abitua a questa situazione.

Per invertire questa tendenza, serve rafforzare altri corpi sociali, indipendenti dalla politica. Questi soggetti devono assumere un peso maggiore nel dibattito e nella gestione quotidiana delle questioni sociali, agendo come contrappeso a personalismi e clientelismi. In questo contesto rientrano le organizzazioni economiche, associazioni culturali, e realtà legate alla formazione e al volontariato. Il rafforzamento di questi attori è considerato essenziale per creare un tessuto sociale più sano e meno dipendente da singoli politici.

La funzione educativa della religione e la proposta di valori concreti

Un punto centrale del discorso di Raspanti riguarda la religione, che a suo dire deve avere un ruolo educativo più marcato. Ha criticato la scarsità di discorsi chiari da parte di vescovi e preti su temi come virtù, disciplina, etica e valori. Secondo lui, queste categorie concettuali mancano nel linguaggio pubblico e dovrebbero invece essere al centro di una proposta capace di orientare le persone, soprattutto i giovani.

Raspanti ha proposto un approccio diretto e privo di slogan, in cui la religione non si limiti a indicazioni generiche ma proponga con coraggio messaggi fondati su principi concreti. Questo impegno educativo, ha sostenuto, può contribuire a ridurre fenomeni di disagio giovanile, perché offre punti di riferimento stabili nei momenti di difficoltà. L’idea consiste nel far emergere una cultura della responsabilità attraverso l’azione della Chiesa, in un confronto aperto con la società.

L’evento sulla nave amerigo vespucci: cultura della legalità e ricordo di rocco chinnici

L’intervento di Antonino Raspanti è avvenuto nel 2025 a Palermo, sulla nave Amerigo Vespucci, che ha ospitato un incontro dedicato alla cultura della legalità. L’appuntamento si colloca nel centenario della nascita del giudice Rocco Chinnici, noto per la lotta alla criminalità organizzata in Sicilia. L’evento ha voluto ricordare la figura di Chinnici e al tempo stesso stimolare riflessioni sul contrasto al disagio nella gioventù, un tema oggi molto sentito.

La scelta della nave, simbolo di storia e di apertura, ha sottolineato la volontà di lanciare un messaggio forte di impegno sociale e civile. I contenuti affrontati coinvolgono non solo la denuncia di fenomeni negativi ma anche la proposta di soluzioni basate sul rafforzamento di valori e comunità. In questo quadro, le parole di Raspanti hanno richiamato una responsabilità collettiva che passa per un dialogo più attento tra istituzioni, società e religione.

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