Le recenti indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino stanno svelando infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore delle infrastrutture, con un focus particolare sulla Co.Ge.fa, una delle principali aziende del settore autostradale in Piemonte. L’operazione Echidna ha messo in luce legami fra la società e diversi esponenti della criminalità organizzata, gettando un’ombra inquietante su importanti lavori pubblici e aprendo interrogativi sul controllo mafioso degli appalti.
La Co.Ge.fa nel mirino della giustizia
Nata negli anni ’70, la Co.Ge.fa è diventata un attore di riferimento nel settore delle grandi costruzioni e dei lavori pubblici, fatturando oltre 214 milioni di euro nel 2023. Tra i progetti portati a termine dalla società, spiccano i lavori per il traforo ferroviario Torino-Lione e la manutenzione dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia. Tuttavia, le recenti scoperte dall’inchiesta Echidna stanno scalzando questa reputazione.
Le indagini hanno trovato prove di collegamenti storici e recenti fra la famiglia fondatrice, i Fantini, e figure di spicco della malavita calabrese. Teresio Fantini, il fondatore scomparso nel 2005, è stato associato a Giuseppe Pasqua, un noto imprenditore con legami criminali, attualmente indagato per associazione mafiosa. Nonostante il decesso di Fantini, gli investigatori identificano un reticolo di relazioni in cui anche i figli Roberto e Massimo sono implicati.
In particolare, Roberto Fantini è considerato vicino a Pasqua, con il gip che ha annotato la loro “relazione privilegiata”. Inoltre, le incertezze crescenti riguardano almeno quattro aziende associate alla Co.Ge.fa che avrebbero avuto rapporti commerciali con entità indisponibili, secondo le autorità. Questi legami hanno destato preoccupazioni significative, soprattutto in relazione a contratti stipulati per somme elevate senza garanzie di integrità.
Il contesto dell’inchiesta Echidna
L’inchiesta Echidna rappresenta una delle operazioni più estese contro la criminalità organizzata in Piemonte, con una particolare attenzione all’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici. Il nome dell’operazione si riferisce al sistema di controllo e infiltrazione messo in atto dalla mafia, che ha utilizzato aziende sane per ottenere commesse pubbliche.
Le rivelazioni emerse dall’indagine indicano che la ‘ndrangheta ha costruito una rete di alleanze con imprenditori locali, creando una fitta rete di connivenze tra politici e criminali. Al centro di questa struttura operativa vi sono figure che, come Giuseppe Pasqua, risultano fondamentali nel mantenere i rapporti tra la malavita e legittime attività economiche. Le indiscrezioni delle intercettazioni rivelano come siano stati offerti benefici politici in cambio di sostegno elettorale da parte della mafia, rendendo ancor più complessa la situazione.
Oltre a Pasqua, sono emersi nomi come Antonio Esposito e Rocco Lo Presti, entrambi con precedenti penali significativi, e collegati ad attività illecite nella regione. L’indagine, avviata nel 2023, ha portato all’arresto di numerosi soggetti e ha sollevato allerta riguardo al controllo mafioso in settori strategici dell’economia piemontese.
Risonanza e reazioni della Co.Ge.fa
Dopo la diffusione della notizia sull’interdittiva antimafia, la Co.Ge.fa ha annunciato la decisione di contestare il provvedimento presso il TAR, dichiarando la volontà di difendere la propria reputazione e quella dei suoi più di 400 dipendenti e 1200 collaboratori. Questo passaggio è cruciale per l’azienda che opera in un contesto di apparecchiature edili particolarmente delicato, come i lavori al Colle di Tenda e al Moncenisio.
Il cuore dell’azione legale è tutelarsi dagli eventuali danni economici e reputazionali che l’indagine potrebbe comportare. La società sostiene di non aver avuto relazioni commerciali con aziende considerate problematiche e si è sempre attenuta ai requisiti di legge per le commesse pubbliche. Tuttavia, il legame con la storia della famiglia Fantini e le indagini in corso potrebbero rappresentare ostacoli significativi per la Co.Ge.fa, minandone la stabilità futura.
Impatto sull’industria delle costruzioni e oltre
L’inchiesta Echidna ha acceso i riflettori sulla relazione sinistra tra criminalità organizzata e settore pubblico, sollevando interrogativi sull’integrità delle aziende che operano negli appalti pubblici. Le implicazioni di questa indagine oltrepassano il confine della mera responsabilità individuale; mettono in discussione il clima di sicurezza delle istituzioni e delle normative volte a garantire la trasparenza.
Con un’infiltrazione così vasta nel tessuto economico e politico della regione, è essenziale che il sistema di controllo venga ottimizzato per prevenire il ripetersi di tali situazioni. In tal senso, le indagini della DDA non solo si sono concentrate su attività individuali, ma hanno anche posto l’accento sull’importanza di un’azione coordinata tra forze dell’ordine e amministrazione pubblica per garantire un’efficace protezione contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nel panorama imprenditoriale.