Il dibattito sulla situazione di Gaza e dei palestinesi torna al centro dell’attenzione con le parole di anna foa, storica e scrittrice, che ha affrontato temi delicati come il trasferimento forzato della popolazione e la crisi politica in Israele. L’incontro si è svolto durante il festival vicino/lontano presso la loggia del lionello, occasione in cui è stato presentato il suo libro “Il suicidio di Israele”. Le sue dichiarazioni evidenziano aspetti poco raccontati dal grande pubblico e sottolineano le tensioni attuali nella regione.
La definizione di pulizia etnica nel trasferimento dei palestinesi da gaza
Anna foa ha usato parole nette per descrivere la possibilità di spostare i palestinesi di Gaza in altri paesi: l’ha definita pulizia etnica. Questo concetto riguarda la volontà di rimuovere un intero gruppo etnico da una regione abitata da tempo, un’azione che avrebbe profonde conseguenze umanitarie e politiche. Secondo foa, spostare con la forza oltre due milioni di persone rappresenterebbe una violazione grave dei diritti umani.
Il trasferimento non risolverebbe le tensioni ma anzi aggraverrebbe la situazione. Foa ha evidenziato che l’unica via possibile per evitare questo scenario è la costituzione immediata di uno stato palestinese, capace di garantire regole chiare e una struttura politica riconosciuta. Nonostante la frammentazione delle aree urbane palestinesi, la creazione dello stato resterebbe un necessario passo per stabilizzare la regione.
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Divisioni interne e necessità di uno stato
In passato, le divisioni tra le varie zone palestinesi e la loro governance eterogenea hanno impedito una soluzione condivisa. L’idea di uno stato fondato su norme ben definite serve sia a proteggere la popolazione che a delimitare confini politici che possano fermare eventuali espulsioni forzate o spostamenti di massa.
Le proteste in israele dopo il 7 ottobre e il dissenso interno contro il governo
Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, in Israele si sono intensificate proteste contro il governo di benjamin netanyahu. Questi movimenti di dissenso, però, hanno avuto scarso spazio nei media internazionali. Anna foa ha richiamato l’attenzione su questo aspetto, sottolineando che dentro Israele la contestazione è forte e ripresa con vigore dopo una breve pausa.
Dissenso fra soldati e casi emblematici
Foa ha anche menzionato i soldati israeliani che si rifiutano di partecipare ai combattimenti nella striscia di Gaza. Scelte personali come queste, seppur rischiose, riflettono il malcontento interno e la complessità della situazione militare. Un caso simbolico citato dalla storica riguarda un ufficiale che non ha concesso soccorso a una bambina di sei anni ferita, ultima sopravvissuta della sua famiglia. L’episodio, confermato dalla corte penale internazionale, si è concluso con la condanna del militare responsabile delle morti anche dei soccorritori.
Questi fatti mettono in luce le tensioni tra le regole del conflitto e le azioni sul campo. Foa ha ribadito che atteggiamenti di questo tipo dovrebbero essere perseguiti anche quando riguardano miliziani di Hamas, per applicare equità nella giustizia internazionale.
Critiche al governo netanyahu e alla politica estera israeliana
Durante la presentazione, anna foa ha espresso giudizi severi sull’attuale governo israeliano guidato da benjamin netanyahu. La storica ha sottolineato come la politica porti Israele verso un confronto più ampio, fino a ipotizzare un coinvolgimento eventuale con l’Iran. Questa tensione regionale potrebbe crescere, anche se personalità come former president donald trump sembrano avere dubbi su questo scenario.
Foa ha anche osservato che netanyahu è il primo primo ministro israeliano proveniente dall’ambito politico, senza carriera militare, e che ha inserito nei ruoli decisionali persone spesso poco esperte. Questo avrebbe indebolito capacità di intelligence e sicurezza del paese. Secondo lei il servizio di spionaggio Mossad ha mostrato limiti quando, invece, viene spesso considerato un organismo efficiente.
Le scelte del governo hanno contribuito a spostare risorse militari lontano da Gaza, in particolare 26 divisioni dal confine della striscia verso altre zone, una strategia che avrebbe lasciato scoperta la difesa contro eventuali attacchi o insurrezioni. Questa combinazione di fattori ha conseguenze tangibili sul terreno per la sicurezza e la vita civile.
Riflessioni sul massacro del 7 ottobre 2023 e le responsabilità sul campo
Il massacro del 7 ottobre ha rappresentato un momento cruciale che ha acceso la tensione in Israele e nei territori palestinesi. Anna foa ha collegato l’evento a decisioni di gestione militare prese nei giorni precedenti. Lo spostamento di tante unità dal confine di Gaza e l’affidamento di ruoli chiave a figure non militari hanno facilitato l’attacco.
Il fatto che netanyahu non abbia una formazione militare è un dettaglio che inquadra alcune scelte politiche, lasciando margini a errori strategici per uno stato che ha sempre posto al centro la difesa armata. Foa ha messo inoltre un’ombra sulla capacità operativa del Mossad, spesso celebrata, ma contestata in questo contesto.
Le responsabilità di quanto accaduto si riflettono nella successione di eventi che hanno portato al conflitto aperto e ai successivi sviluppi sul campo. L’episodio della bambina ferita e dei soccorritori uccisi testimonia anche l’escalation della violenza e la difficoltà a mantenere diritti umani e regole nella guerra.
Alla luce di questi avvenimenti, le tensioni restano alte tra Israele, palestinesi e comunità internazionale, mentre la crisi si approfondisce senza un chiaro percorso di uscita dal conflitto.