Allevatore denunciato dopo liberazione di bovini infetti: l’operazione dei Carabinieri Forestali

Allevatore denunciato dopo liberazione di bovini infetti: l’operazione dei Carabinieri Forestali

Un allevatore del Foggiano denunciato per aver liberato 120 bovini sottoposti a sequestro sanitario, compromettendo la salute animale e rischiando la diffusione di malattie infettive nella regione.
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Allevatore denunciato dopo liberazione di bovini infetti: l’operazione dei Carabinieri Forestali - Gaeta.it

Un allevatore della zona del Foggiano è finito nei guai dopo aver liberato intenzionalmente una mandria di 120 bovini che erano stati sottoposti a sequestro sanitario dal Servizio Veterinario della ASL di Lanciano-Vasto-Chieti. L’atto è stato giudicato gravissimo e ha portato alla denuncia dell’allevatore alla Procura di Lanciano da parte del Nucleo Carabinieri Forestale di Villa Santa Maria, con l’accusa di diffusione di malattie infettive. Questo evento mette in evidenza le problematiche legate alla zootecnia e alla salute animale nella regione, questioni che necessitano di attenta considerazione e monitoraggio.

L’operazione dei Carabinieri e le indagini

Le indagini sono iniziate a dicembre scorso, quando i militari, in seguito a controlli di laboratorio, hanno ricevuto informazioni allarmanti su alcune anomalie riscontrate sui bovini. Gli esami hanno rivelato la presenza di Mycobacterium tuberculosis complex , indicando la presenza di lesioni tubercolari con un grado di gravità 5 su 5, corrispondente a una compromissione totale delle resistenze immunitarie degli animali. Questa situazione ha reso necessario il sequestro sanitario dei bovini per contenere il rischio di diffusione della malattia.

Poco prima della liberazione, il Servizio Veterinario aveva già adottato misure drastiche, disponendo l’isolamento degli animali. La collaborazione con i Carabinieri Forestali ha consentito di monitorare l’area, e i militari hanno subito avviato un’indagine epidemiologica per valutare la situazione. La decisione di limitare gli spostamenti degli animali era essenziale per garantire che non si verificassero ulteriori contagi o diffusioni della malattia.

Violazione delle ordinanze veterinarie

Nonostante l’allevamento fosse ufficialmente in quarantena, l’allevatore ha ignorato le disposizioni e ha provocato il trasferimento dei bovini in un altro allevamento ad Apricena, senza rispettare le normative vigenti. Questo atto ha aggravato la situazione poiché ha compromesso ulteriormente la salute animale e ha messo a rischio altri allevamenti nella regione.

Le indagini condotte hanno portato a risultati significativi: sono stati analizzati tredici campioni, di cui undici hanno mostrato risultati positivi al gamma-interferone. Presso l’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise è stata confermata la positività a diverse patologie, mentre l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, situato a Portici, ha rilevato la presenza della Mycobacterium tuberculosis in due bovini macellati.

Conseguenze legali e impatto economico

Di fronte a tale situazione, l’allevatore si trova ora a dover affrontare gravi conseguenze legali. Le accuse riguardano non solo la violazione delle ordinanze veterinarie, ma anche il rischio di diffusione di malattie che potrebbero compromettere seriamente il patrimonio zootecnico nazionale. Questi atti sono considerati reati significativi, puniti con pene che vanno da uno a cinque anni di reclusione.

La salute degli animali, così come il benessere economico degli allevatori, è di fondamentale importanza per la comunità rurale e per l’intero settore agricolo. Il comportamento irresponsabile di singoli individui può avere ripercussioni enormi su un comparto già messo a dura prova da diverse sfide. Le autorità competenti rimangono vigilanti e pronte a intervenire per garantire la sicurezza e la salute pubblica, in un contesto in cui la zootecnia è una delle colonne portanti dell’economia locale.

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