Un grave episodio di violenza è avvenuto nel carcere di Secondigliano, Napoli, dove un detenuto italiano ha preso di mira una squadra di agenti della polizia penitenziaria. La vicenda ha acceso nuovamente i riflettori sulle condizioni delle carceri campane, segnate da tensioni e sovraffollamento. Le conseguenze dell’aggressione hanno spinto le autorità e i sindacati a chiedere misure urgenti per tutelare la sicurezza degli operatori penitenziari.
La denuncia del sappe e il ruolo dei sindacati penitenziari
Il sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria ha puntato i riflettori sulle condizioni del carcere campano denunciando un ambiente sempre più pericoloso. Raffaele Munno e Donato Vaia, segretari del Sappe, hanno riconosciuto che la prontezza e la calma dimostrate dagli agenti hanno evitato una crisi ancora più grave. Tuttavia, hanno evidenziato come la tensione resti altissima in molti istituti di pena della regione.
Donato Capece, segretario generale del sindacato, ha sottolineato la gravità del gesto dicendo che “chi aggredisce un poliziotto, aggredisce lo Stato”. Capece ha annunciato l’intenzione del Sappe di chiedere misure immediate al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per garantire maggior sicurezza agli operatori. Il sindacato ribadisce la necessita di interventi urgenti per prevenire episodi simili e proteggere chi lavora in carcere, sottoposto a continue pressioni e rischi.
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Dinamica dell’aggressione nel reparto accettazione di secondigliano
L’aggressione si è verificata nel pomeriggio del 2025 all’interno del Reparto Accettazione del carcere di Secondigliano, una struttura nota per le difficoltà legate alla gestione dei detenuti. Secondo la ricostruzione del sindacato Sappe, l’incidente è scoppiato mentre gli agenti stavano aprendo la cella di un detenuto per accompagnarlo al passeggio quotidiano. Improvvisamente, senza alcun segnale di preavviso, l’uomo ha sferrato un pugno al volto del primo poliziotto che gli apriva la porta della cella.
L’aggressione inaspettata ha provocato l’intervento immediato di altri sei agenti, ma il detenuto ha continuato a opporre resistenza attaccandoli fisicamente e scatenando una colluttazione violenta. L’episodio ha coinvolto così sette agenti, tutti rimasti feriti durante lo scontro. Subito dopo l’aggressione, i poliziotti sono stati soccorsi e trasportati all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove hanno ricevuto le cure necessarie. Nessuno versa in pericolo di vita, ma le ferite subite hanno confermato quanto la situazione nelle carceri di quella zona sia critica.
Contesto di emergenza nelle carceri campane tra sovraffollamento e rischi
L’episodio di Secondigliano emerge dentro un quadro già fragilissimo. Le carceri campane sono tra quelle con il più alto tasso di disagio. Il sovraffollamento costringe agenti e detenuti a convivere in spazi stretti e con risorse limitate. Il personale denunciava da tempo condizioni di crisi, con organici insufficienti e un aumento delle aggressioni interne.
Questa situazione alimenta un clima di tensione e allarme tra gli operatori penitenziari, che faticano a contenere l’escalation di violenze. Le sindacati continuano a chiedere interventi concreti e maggiori misure di sicurezza. Nel frattempo, la Procura ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità disciplinari e penali legate all’aggressione. Il caso segna un nuovo capitolo nella gestione delle carceri della Campania, a cui si richiede una risposta concreta, prima che si registrino ulteriori episodi di violenza.