Un episodio inquietante ha caratterizzato l’alta padovana qualche anno fa. Nonostante il tempo trascorso, il caso di un’operaio 40enne di Tombolo, aggredito e ricattato da un giovane, continua a far discutere. Tra maggio e giugno del 2015, l’uomo è stato vittima di un attacco violento e di un ripetuto ricatto legato alla sua presunta interazione con una prostituta. Questa storia mette in luce il modus operandi di criminali che, operando in coppia, riescono a sfruttare la paura per estorcere somme di denaro.
L’aggressione iniziale: un pugno e una rapina
Tutto è iniziato in una tranquilla notte nel comune di Tombolo. L’operaio, mentre si trovava in auto con una prostituta romena, ha subito un’aggressione inaspettata. Un uomo, che si è poi rivelato essere il complice della ragazza, ha sferrato un violento pugno al volto dell’operaio, provocandogli ferite e un immediato stato di paura. Durante l’attacco, il rapinatore ha portato via 140 euro, una cifra che per la vittima sembrava irrisoria rispetto all’umiliazione e alla violenza subita.
Questo primo episodio di violenza ha segnato l’inizio di una spirale di minacce e richieste di denaro. La prostituta, che inizialmente appariva una semplice compagna dell’operaio, ha assunto un ruolo di complicità nella vicenda, fornendo al rapinatore le informazioni necessarie per continuare a esercitare pressione sulla vittima. Un calvario, questo, che ha trasformato la vita dell’uomo in un incubo.
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Le minacce successive: estorsione e paura
Non appena l’operaio pensava di poter rimettere insieme i pezzi della sua vita, il malintenzionato ha deciso di contattarlo nuovamente. La ragazza, avendo conservato il numero telefonico della vittima, ha facilitato il processo di comunicazione. Il rapinatore ha minacciato l’operaio, promettendo che sarebbero sorte conseguenze disastrose se non avesse consegnato ulteriori 700 euro. La vittima, spaventata dall’idea di subire ulteriori violenze, ha accettato di pagare.
Tuttavia, le minacce non si sono fermate con quel primo pagamento. Anzi, sono continuate in modo incessante, costringendo l’operaio a cedere ulteriori somme di denaro, per un totale di ben 4mila euro. Ogni volta che pensava di vedere la fine di questo incubo, nuove minacce spuntavano, alimentando un clima di terrore e impotenza.
L’arresto del ricattatore: giustizia finalmente in arrivo
Dopo un periodo di silenzio, la situazione è cambiata nel momento in cui l’operaio ha deciso di rompere il cerchio della paura e di denunciare quanto stava subendo ai carabinieri. Le autorità hanno avviato un’indagine, cercando di raccogliere prove e testimonianze che potessero fermare quel ciclo di estorsione. I carabinieri della stazione di Azzano Decimo hanno avviato le ricerche e le indagini necessarie.
Recentemente, gli sforzi si sono concretizzati con l’arresto del ricattatore, un giovane di 29 anni, rintracciato all’interno di un’abitazione di Pravisdomini. Grazie all’ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Treviso, le forze dell’ordine sono finalmente riuscite a interrompere l’azione criminosa del giovane. Per le sue azioni, dovrà affrontare una pena di 2 anni e 8 mesi di detenzione.
Fortunatamente, l’operaio ha avuto il coraggio di denunciare la situazione, un atto che può servire da esempio per chi attraversa eventi simili. La giustizia, sebbene tardiva, è arrivata a ripristinare un senso di sicurezza in una comunità segnata da questo tipo di violenza e ricatto.