Un importante accordo è stato presentato oggi tra l’Università Campus Bio-Medico di Roma e l’ASL Roma 1, volto a garantire la formazione pratica degli studenti di odontoiatria. Questo patto triennale riconosce l’importanza di un approccio integrato tra teoria e pratica clinica, fondamentale per formare professionisti capaci di affrontare le sfide del settore odierno.
Il ruolo cruciale della formazione pratica
Domenico Scopelliti, direttore dell’Unità organizzativa complessa di Chirurgia maxillo-facciale presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma, ha sottolineato l’importanza di un legame forte tra l’attività didattica e l’esperienza pratica. Egli ha dichiarato che gli odontoiatri del terzo millennio non possono limitarsi alla teoria, ma devono acquisire competenze tecniche e esperienziali indispensabili per affrontare le sfide nel campo della medicina. Le strutture ospedaliere, in particolare, sono luoghi ideali per formare i giovani professionisti grazie alla loro attività quotidiana e all’interazione con casi reali.
L’insegnamento della medicina e dell’odontoiatria, quindi, deve necessariamente includere esperienze sul campo, permettendo agli studenti di sviluppare abilità pratiche che saranno fondamentali per la loro carriera futura. Questo approccio aumenta la preparazione degli odontoiatri e li rende più capaci di affrontare la complessità dei casi clinici, secondo le esigenze di un mercato in continua evoluzione.
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L’importanza della multidisciplinarità
Il chirurgo ha anche messo in evidenza il valore di un approccio multidisciplinare nella cura dei pazienti, in particolare per quanto riguarda i bambini affetti da malformazioni del volto. Dal 2017, presso l’Ospedale San Filippo Neri, è stata istituita una “Smile House” in collaborazione con la Regione Lazio e l’ASL Roma 1. Questa iniziativa è dedicata ai pazienti pediatrici e offre un percorso di cura completo, dalla diagnosi prenatale fino alla conclusione dello sviluppo.
Il modello organizzativo prevede un’integrazione delle diverse specializzazioni coinvolte nella cura dei piccoli pazienti. L’attività odontoiatrica, per esempio, è parte integrante di questo percorso multidisciplinare, che tiene conto delle necessità odontoiatriche e ortodontiche sin dai primi anni di vita. Attraverso una continua interazione tra chirurgia maxillo-facciale e altre discipline, gli specialisti possono monitorare e assistere il bambino fino alla fine dello sviluppo.
Obiettivo finale: integrazione sociale
Scopelliti ha chiarito che l’obbiettivo principale dell’iniziativa è l’integrazione sociale dei bambini con malformazioni del volto. Garantire loro una cura adeguata che includa sia l’aspetto chirurgico che quello odontoiatrico rappresenta un passo importante verso una migliore qualità della vita. L’approccio multidisciplinare non solo migliora l’efficacia delle cure ricevute, ma favorisce anche la formazione di professionisti che possono collaborare su più livelli.
La sinergia tra università e ospedali è dunque fondamentale per formare una nuova generazione di odontoiatri in grado di affrontare con competenza e sensibilità le esigenze specifiche di una popolazione vulnerabile come quella dei bambini con malformazioni del volto. Questi professionisti sono chiamati a svolgere un ruolo attivo non solo in ambito clinico, ma anche nel contesto sociale, contribuendo direttamente all’inclusione di questi giovani nella comunità.